Intervenuto alla presentazione del libro 'Pillole Maledette', scritto dal giornalista de Il Giorno Giulio Mola, presso lo Sporting Club Milano 2, il medico sociale dell'Inter Piero Volpi ha parlato degli sviluppi della lotta al doping nel mondo dello sport: "I controlli sono migliorati tantissimo, oggi i nostri giocatori e gli atleti che fanno le Olimpiadi sono controllatissimi. Arrivano i controlli a sorpresa anche più di una volta, non pensate solo ai controlli post-partita. Ma vorrei che si capisse che va fatta una divisione in due grandi capitoli: c'è chi vuole fare doping, ed è l'aspetto più negativo del trattare questo argomento; ci sono stati, probabilmente ci sono e ci saranno sempre in futuro. L'argomento può prestarsi a situazioni di questo tipo. Ma c'è anche chi commette abuso di farmaci per rimanere al passo con la competizione. Questo dipende dall'esasperazione odierna dello sport professionistico, intesa come le 60-70 partite per un calciatore oppure le tappe da 300 km per un ciclista. Tutto in funzione di un business, di un marketing, comunque di un'attività esasperata del nostro professionismo. Qui la situazione è più complicata: l'atleta per reggere certi ritmi va sostenuto sul piano nutrizionale e farmacologico parlando di cose lecite".

Volpi aggiunge un altro dettaglio: "Dopo il Duemila è cambiato fortemente l'aspetto della fisicità. Il calcio una volta si giocava con 14-15 giocatori in rosa, oggi ci sono 25-30 giocatori e a volte non bastano. Il turnover si fa ma alla fine un allenatore fa giocare sempre i migliori in tutte le partite. Qualche anno fa sono stato promotore delle cinque sostituzioni, per far giocare un po' tutti. Questa idea è nata per consentire di applicare il concetto di difesa della salute. Ora tra i tecnici del calcio è stata presa come questione tattica, io non entro in questo schema perché si dice che si parte con una squadra e si finisce con un'altra ma il problema è diventato di padronanza tattica. Non è facile portare avanti questo tema con l'esasperazione che c'è oggi. Io sono molto contento che si trattino questi argomenti; non sono facili le applicazioni, ma tutto parte da un'applicazione di base molto più spinta che va fatta da tutti. Istituzioni sportive, famiglie, scuole devono preparare i giovani dal punto di vista educazionale ma anche atletico in modo migliore di quello che avviene oggi".

 

 

(Dall'inviato Mattia Todisco)
Sezione: Focus / Data: Ven 19 novembre 2021 alle 21:33
Autore: Christian Liotta
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