José Mourinho potrebbe centrare un altro Triplete, questa volta tutto europeo, sollevando nel cielo di Tirana la Conference League alla guida della Roma dopo aver messo nella sua prestigiosissima bacheca due Champions League e due Coppe Uefa tra Inter, Porto e Manchester United. Un traguardo del quale lo Special One parla così ai microfoni di UEFA.com, a quattro giorni dalla finalissima contro il Feyenoord: "Se riuscirò a vincere quattro competizioni europee con quattro squadre diverse, non dimenticherò mai la prima, che è stata la Coppa delle Coppe (1996/97, ndr) come assistente del compianto e grande Bobby Robson al Barcellona. Ogni volta che mi sedevo accanto a lui, mi sentivo molto orgoglioso. Ogni nuovo traguardo significa più del precedente? Sì è così. Vincere il primo può succedere facendosi trovare nel posto giusto al momento giusto. Vincere la seconda volta è più difficile della prima volta e vincere la terza volta è più difficile della seconda. Una cosa è raggiungere il successo e vincere in un determinato periodo di tempo, un'altra è raggiungere il successo e vincere con continuità per tutta la tua carriera".

I giallorossi hanno conquistato la possibilità di mettere le mani sul trofeo dopo un percorso fatto di alti e bassi: "Sono un allenatore con una storia e la Roma è un grande club. Ho sentito un po' di responsabilità nel cercare di rendere la prima edizione del torneo una grande competizione - dice Mou -. Così, a poco a poco, siamo andati a realizzare la nostra ambizione di andare il più lontano possibile. Poi, con orgoglio, abbiamo visto che le due semifinali si sono giocate in stadi gremiti, con un totale di 170.000 tifosi presenti. La Conference League è la nostra Champions. Questo è il livello in cui siamo, la competizione in cui stiamo giocando. Il club non raggiunge una partita come questa da molto tempo". 

In coda alla chiacchierata, il portoghese fa anche una riflessione sul mestiere di allenatore, ammettendo che non riesce ancora a immaginarsi in pensione: "Manchester United-Real Madrid )ottavi di finale della UEFA Champions League 2012/13, ndr), prima della partita, Ferguson mi ha invitato nel suo ufficio, che poi è diventato il mio ufficio, e gli ho chiesto: 'Com'è, boss? Cambia? Cambia nel corso degli anni?'. Ha detto: 'Lascia perdere. Non cambia niente. Resta uguale fino all'ultimo giorno'. Ecco perché continuo a dire che non posso credere di avere 59 anni. Non posso credere di avere una carriera di 21 o 22 anni come allenatore alle spalle. Non posso dirti quando mi fermerò perché non riesco a visualizzarlo. La passione non cambia". 

Sezione: Focus / Data: Sab 21 maggio 2022 alle 15:49
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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