A Inter Channel, Julio Cesar si confessa. Ecco tutte le dichiarazioni del portiere brasiliano: "Qualche volta dopo gli allenamenti - racconta il portiere nerazzurro - rimanevo in campo per parare le punizioni con Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic che, secondo me in questo, resta il migliore tra tutti. Era una sfida tra loro e qualche bella parata l'ho anche fatta. Difficili come quelle attuali su Sneijder? Giudizio non semplice - dichiara sorridente Julio -, Wesley ha questa qualità, è bravissimo, può calciare anche sul palo del portiere, ma gli piace di più mirare sopra la traversa".

Tiri parati, gol presi. Tanta gloria o molta critica, soprattutto autocritica che è quella per la quale è specializzato Julio Cesar, nato il 3 settembre, segno zodiacale Vergine: brillante, simpatico e sveglio, ci si chiede se sia anche pignolo e preciso come gli astri suggerirebbero. "Sì, sono lo sono, non posso dire bugie, ma non noioso. Dovreste chiedere a mia moglie, stiamo insieme da dieci anni quindi non credo di esserlo...".

Certo è che quando sbaglia, Julio paga pegno. Ad esempio, è tornato a casa a piedi dopo il gol preso da Robben al 90' durante Inter-Bayern Monaco. Tanti, tantissimi metri, chilometri, o forse tutto il contrario come lo stesso portiere con la più grande sincerità ammette: "In tanti mi hanno chiamato dal Brasile per chiedermi se realmente ero tornato a casa a piedi, dopo la partita, ma in tanti non sanno che la mia casa è veramente vicina allo stadio di San Siro. Con i miei compagni scherziamo sempre e diciamo che se io cado sul balcone di casa mia, l'arbitro potrebbe anche fischiare un calcio di rigore. Sono andato a piedi perchè c'era troppo traffico e, dopo essere rimasto immobile in auto per dieci minuti, ho parcheggiato l'auto e ho raggiunto casa a piedi. Se i tifosi mi hanno riconosciuto? Non ci credevano. Quindi, ribadisco: non sono andato a casa a piedi perchè avevo commesso un errore in partita".

Se per Julio Cesar confessare chi tra i suoi allenatori all'Inter lo ha fatto crescere maggiormente tra Roberto Mancini, José Mourinho e Rafael Benitez "è una risposta facile, Roberto Mancini, senza dubbio", meno lo è imparare un inno nazionale: "Ho avuto la fortuna di servire, diciamo così, alla Nazionale brasiliana Under-15, a quella Under-17, all'Under 21 e dal 2002 a quella maggiore - spiega il portiere nerazzurro a chi gli chiede che cosa sceglierebbe tra il far parte della selezione verdeoro o di quella azzurra di Cesare Prandelli -. Ci sono dei giocatori che vanno via dal Brasile molto giovani e hanno la fortuna di fare fortuna altrove, questo a scapito di una maggiore riconoscenza da parte del proprio paese. E comunque, credo che la cosa più difficile non sia scegliere, ma imparare l'inno nazionale...".

E dopo aver lanciato un avviso ai naviganti ("colgo l'occasione per dire che tutte le pagine di Facebook create con il nome di 'Julio Cesar' sono dei falsi perchè il mio profilo reale ha un altro nome, che conoscono solo la mia famiglia e i miei amici"), ribadisce il suo futuro: "Ho un contratto che scade nel 2014 e nessuno ha mai avanzato un'offerta ufficiale per portarmi in un'altra squadra".

Traghettatore fondamentale delle vittorie dell'Inter, Julio dà però lo stesso merito a tutti i componenti della squadra campione d'Italia, d'Europa e del Mondo: "Da quando questo gruppo ha cominciato a vincere abbiamo preso fiducia per continuare a farlo. Io ho dato il mio contributo per i trofei che fin qui abbiamo conquistato, ma lo stesso hanno fatto tutti i miei compagni, uno su tutti capitan Zanetti che è un esempio. Ognuno di noi ha la sua particolare importanza all'interno di un gruppo, L'ha avuta anche Francesco Toldo: pur avendo giocato poco nella scorsa stagione, è stato fondamentale per lo spirito dello spogliatoio".

In chiusura si torna a parlare di Champions League, grazie al pronostico del tifoso nerazzurro Virgilio che prevede un Bayern Monaco-Inter chiuso sul risultato di 0-1 dopo i tempi supplementari e poi ai calci di rigore, dove Julio Cesar con le sue parate porterà l'Inter ai quarti di finale. "Ecco - replica un preoccupato, ma sempre sorridente Julio Cesar - questo allora significa che mia madre soffrirà tremendamente. Capita ogni volta che devo parare dei rigori, lei soffre tantissimo e io per questo motivo, lascio il telefonino il più vicino possibile e la chiamo subito dopo il fischio finale per sapere come sta".

Sezione: FOCUS / Data: Gio 03 marzo 2011 alle 21:18 / Fonte: Inter.it - Inter Channel
Autore: Fabrizio Romano
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