"Quando ho conosciuto i calciatori ho detto loro: “Io impiegherò un po’ di tempo per conoscervi perché siete tanti, voi invece dovete conoscere una persona sola: me. Vi chiedo solo una cosa: di dare tutto quello che potete l’uno per l’altro”. Ad esempio, sapete che molti dei ragazzi non vivono a Leicester? In Italia sarebbe impensabile, ma c’è chi abita a Londra, chi a Manchester, chi a Birmingham. Ebbene, per festeggiare tutti insieme a casa di Vardy il giorno del titolo, hanno viaggiato e alloggiato in albergo pur di stare insieme". Lo racconta Claudio Ranieri, intervistato dalla Gazzetta dello Sport dopo il successo in Inghilterra. 

Hiddink l’ha ringraziato, adesso deve farlo con Abramovich, visto che ha tifato per lei.
"Con lui ho ancora un ottimo rapporto. Mi ha invitato spesso nel suo box a vedere le partite, mi ha dato i biglietti per le finali di Champions. I tifosi del Chelsea ancora adesso mi ringraziano per aver posto le basi dei successi. L’unico rimpianto è che, con me, sia arrivato troppo tardi per fare un grande mercato. Era già luglio e mi diceva: “Vuoi Totti, vuoi Nesta? Ti compro tutti, ma non c’era tempo per farlo".

Potreste essere l’Atletico Madrid d’Inghilterra? E come giudica il Cholismo?
"Non spettano a me i paragoni e su Simeone dico solo gioca all’italiana. Va bene Cruijff, Michel, Sacchi, ma l’Italia non è da buttar via. Non ci sono sistemi vincenti. Se un tecnico ne sente uno come suo, perché cambiare? A Valencia, alla fine degli anni 90, volevano che giocassi il tiqui taca, che esisteva anche allora, ma io dissi ai dirigenti: “Avete sbagliato allenatore. Io la palla non la tengo, allora giocano i giovani”. Ero sicuro che mi mandassero a casa, invece mi dettero fiducia, perché i miei ragazzi andavano come il vento. Certo, c’era chi guardava al Barcellona di Rivaldo e Figo, ma io spiegavo: “Facciamo gli stessi tiri e gli stessi cross che fanno loro, la palla tenetevela pure”. Anche ora c’è chi dice che il Leicester perde tanti palloni: certo, andiamo a tremila all’ora! Alla gente piacciamo perché creiamo tante occasioni da gol. Io alle punte lascio libertà di attaccare e tagliare il campo, basta che poi quando perdiamo palla ci ricompattiamo subito nel 4-4-2. Ai ragazzi dico sempre: “Ricordatevi che sono italiano: pensiamo prima alla difesa”".

Ma in Italia sarebbe possibile che si verifichi un miracolo come quello del Leicester?
"Solo se tutte le grandi, com’è successo in Premier, non avessero continuità. In Inghilterra ci sono tanti soldi. Non è detto che ti facciano vincere per forza, ma ti fanno arrivare in alto. Noi siamo stati l’eccezione".

Giudica che la vostra sia stata la più grande impresa della storia del calcio?
"No, il Nottingham Forest fu più grande di noi perché, venendo dalla Seconda Serie, vinse il titolo e due Coppe dei Campioni. Spero in qualche anno di arrivare al loro livello".

Con molto fair play lei adesso ha fatto salire tutti sul carro dei vincitori. Ma dei tre club più grandi che ha allenatore in Italia – Juve, Inter e Roma – quale l’ha capita di meno?
"Non ci penso, però state tranquilli che chi mi doveva capire mi ha capito".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Mar 10 maggio 2016 alle 09:58 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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