Fermi tutti. La conferenza stampa di Antonio Cassano è stato l'evento mediatico degli ultimi giorni. Un tripudio di commenti, sdegno, incredulità: impossibile non partire da qui. Parole forti, importanti. Più o meno come quelle di Sulley Ali Muntari, che di Marco Branca - facendo serenamente il nome - dipinse un personaggio quasi demoniaco dalle colonne del Corriere della Sera, in un'intervista da neo-rossonero. Nessuno mosse un dito. Ma Cassano, si sa, fa sempre notizia. Se dice quello che pensa, ancor di più. Eppure, su qualcosa vale la pena soffermarsi con decisione. Perché proprio dalla bocca di Antonio e dalla sala stampa di Appiano Gentile, è uscita una grande verità, con frecciate e toni duri a contorno: questo mercato è stato il trionfo del silenzio. La vittoria del low profile, di due signori che fino a due settimane fa prendevano pernacchie e pomodori metaforici, e che oggi tutti eleggono a costruttori di una campagna acquisti importante. Marco Branca e Piero Ausilio.
Adriano Galliani è stato il grande bersaglio di Cassano. Ma a prescindere dalla forma, va salvata la sostanza: senza teatrini, dichiarazioni, viaggi a destra e a manca, 99,9% e 0,01%, i signori Branca e Ausilio hanno fatto un mercato di assoluto spessore. Perché i soldi che girano non sono più quelli di una volta, e soprattutto perché con l'imprevisto parigino di Lucas c'è stato bisogno di cambiare tutto in corsa. Dalla spasmodica ricerca delle ali a un 4-3-2-1/4-3-1-2 che prevedeva acquisti diversi. E allora, fuori gli assi: Gargano in prestito a poco più di 1 milione, la cessione di Pazzini che rischiava di restare da separato in casa per 7,5 milioni più Cassano e Alvaro Pereira, uno di cui si parla poco in giro. Proprio come fu per Guarin a gennaio, sembrava un rottame. Ora lo esaltano tutti. Ma questa è la politica dell'Inter: spese giuste, qualche cessione, ingaggi al ribasso e acquisti di fascia medio-alta con operazioni intelligenti. Il tutto, in silenzio e senza squilli di tromba.
E con i vari colpi piazzati a metà agosto e quelli di giugno-luglio, l'Inter è arrivata a due giorni dalla fine del mercato proprio come voleva: la rosa al completo, al massimo da puntellare con qualche piccolo ritocco ma senza fretta, necessità o affanni. Per questo, Stramaccioni si è aggiornato con Branca e Ausilio nelle scorse 48 ore. Per quanto riguarda le entrate, la linea è chiarissima: se c'è qualche occasione, l'Inter la valuta. Ma esclusivamente in attacco, al limite per un terzino (poche chance, dipenderebbe anche da Jonathan). Se da qui al 31 alle 19 dovesse sbloccarsi qualche situazione per una punta, l'Inter è vigile e ci lavorerebbe. Ma le prerogative le ha chiarite proprio Strama ai suoi direttori: un attaccante mobile, duttile, bravo nel palleggio, adattabile all'idea di qualità che si sta portando avanti. E quindi, non una boa da piazzare in mezzo all'area e parcheggiare lì. Altrimenti sarebbe rimasto Pazzini, che rispetto a quest'idea rispecchia praticamente l'opposto. Attenzione quindi a soluzioni low cost, magari in prestito, che possono spuntare in queste ore da un valzer delle punte. Gente come Floccari o Lisandro Lopez, questo il profilo, con fiuto del gol discreto e movimento. Ma a basso costo, preferibilmente in prestito. Il mercato per la punta, quindi, resta apertissimo, ma non per nomi roboanti: giocatori funzionali, parola di Stramaccioni.
In uscita, siamo ormai ai saluti commossi per Julio Cesar. Il destino è al Queens Park Rangers, in terra britannica, e non al Tottenham (come previsto). Spezzerà il freddo con il suo sorriso e con le sue parate, ma i tempi per dirsi addio erano maturi: ha già firmato nel tardo pomeriggio a Loftus Road per 4 anni e in giornata la buonuscita dall'Inter a costi molto ragionevoli, perché ormai c'è l'interesse di tutti a dirsi addio. Handanovic guadagnerà un quarto, la colonna ingaggi segna un netto da 4,9 milioni più bonus per due stagioni eliminato, al lordo quasi 20 milioni complessivi. Non poco. E se il Bologna preme per Juan Jesus in prestito (il ragazzo non è convinto, l'Inter comunque non cercherebbe un altro centrale), le ore sono veramente calde per il bivio Maicon.
La situazione per il terzino brasiliano è atipica ma serena. L'Inter e Stramaccioni terrebbero volentieri Maicon (magari discutendo di un rinnovo a spalmare adeguando minimamente l'ingaggio attuale), ma per sua volontà lo lascerebbe partire per una cifra intorno agli 8 milioni di euro. Da Maicon, però, sono arrivate anche altre rassicurazioni: se non arrivasse la proposta giusta, sarebbe pronto a rimanere in nerazzurro. Di conseguenza, la decisione è di valutare eventuali proposte adeguate. Sul tavolo di Corso Vittorio Emanuele, dall'agente Roberto Calenda, non sono arrivate finora offerte abbastanza alte per far partire una trattativa. Manchester City e Real Madrid hanno manifestato interesse, ma fino a oggi non sono arrivate alle cifre chieste dall'Inter. L'ultima mossa - recentissima - è proprio del City: intesa di massima con il giocatore e 4,5 milioni per l'Inter, ma bisogna arrivare almeno a 6. Saranno quindi ore vibranti: se le società si rifaranno avanti ma a cifre leggermente superiori, allora l'Inter insieme a Maicon deciderà se optare per la cessione oppure continuare il legame che va avanti dal 2006.
Una sorta, quindi, di patto: a Maicon è stato promesso da tempo che se arriverà l'offerta che soddisfa tutti, quindi a cifre e prospettive ragionevoli, sarà lasciato andare. E City e Real sono ancora due situazioni concrete. Quindi, si deciderà insieme, per il bene di tutti. Perché questa è una vicenda che comunque finisca, lascerà contento Maicon come la società. Le percentuali sono aperte, il City al momento davanti, ma sappiamo come nel mercato basti un secondo, una telefonata, una mail per stravolgere uno scenario. Specialmente se ci sono da mezzo società come Manchester City o Real Madrid (specialmente gli inglesi), che non mollano e vogliono trattare. Maicon e l'Inter lo sanno. Pronti a dirsi addio, ma anche a restare insieme. Eventualità comunque complessa. Ma senza dare nulla per scontato. Perché in questo mercato, le sorprese ci sono state. E chissà che non ce ne siano delle altre...
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Autore: Fabrizio Romano / Twitter: @FabRomano21
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