"Il Club non comprende il motivo per cui Juventus FC continui a riferirsi all'Inter". A un mese esatto dalle famigerate polemiche post-derby d'Italia, dopo le quali la società di Corso Vittorio Emanuele II si era vista costretta a rispondere con un comunicato ufficiale all'inelegante presa di posizione di alcuni protagonisti della scena bianconera, Gigi Buffon, capopopolo in campo della Vecchia Signora, riporta in voga le parole di stupore circolate in ambiente nerazzurro, accogliendo tra i suoi guantoni la più classica 'palla al balzo mediatica', per poi rilanciarla velocemente in forma di provocazione nella metà campo nemica.

Per il portierone della Nazionale, l'occasione per parare le controversie è diventata automaticamente ghiotta per lanciare il contropiede dopo una domanda del giornalista di Premium Sport, che in realtà voleva pungolarlo sui fatti, anche lì turbolenti, che erano seguiti alla sfida d'andata di Tim Cup contro il Napoli; forse, il numero uno di Carrara ha vissuto le due situazioni come contigue, interpretando il fuoco incrociato della presunta alleanza partenopeo-meneghina come una tattica di accerchiamento nei confronti della capolista che, senza queste discussioni da moviola, vivrebbe ancor più felice nella sua torre d'avorio fatta di invincibilità in territorio nazionale.

"Ho visto interviste che mi hanno fatto vivere momenti raccapriccianti", ha tuonato SuperGigi, confondendo deliberatamente i piani delle rimostranze portate dalle due compagini che si sono sentite penalizzate nel confronto diretto contro la sua Juve: se da parte napoletana le parole del direttore sportivo Giuntoli hanno volutamente valicato il confine della pura protesta ("Stasera si esce sconfitti da decisioni arbitrali non discutibili, ma vergognose che fanno male al calcio italiano"), dalla parte nerazzurra del Naviglio le ragioni sono rimaste all'interno del rettangolo di gioco, senza chiamare in causa la rispettabilità del Sistema pallonaro del belpaese.

In ogni caso, di qualsiasi diatriba si tratti, se non c'è nulla di rilevante a insindacabile giudizio di Buffon ("Tollero la polemica su cose veritiere, su cose inesistenti no: in quel caso devi stare zitto e dire che devi migliorare") ai non juventini occorre andarsene a casa con la coda tra le gambe, ammettendo solo che chi vince ha sempre ragione.In pratica, dando seguito a questo ragionamento, costruire tesi accusatorie per le altre squadre diventa un esercizio inutile davanti al Tribunale della Serie A che da cinque anni emette solo verdetti favorevoli alla Madama bianconera. Ma c'è di più: oltre all'impossibilità della ricerca di un confronto nelle sedi appropriate, è vietato anche manifestare il proprio dissenso in forma pubblica. "Se poi vuoi creare un caso su cose inesistenti e far fare la pañolada a Tizio e Caio, allora sei fuori strada completamente. E io non riesco ad apprezzarti né a stimarti", ha aggiunto il capitano bianconero. 

In tutto questo, l'Inter ha capito di non aver l'ammirazione di Buffon, quel signore che, mascherando con franchezza sfacciata la sua slealtà sportiva, un giorno di fine febbraio di 5 anni fa commentò con queste parole l'episodio che lo vide triste protagonista del gol-non gol di Muntari in un Milan-Juve 1-1: "Non me ne sono reso conto e sono onesto nel dire che se me ne fossi reso conto, non avrei dato una mano all'arbitro". Reticenza al potere, sia per coloro che accusano quando sono dalla parte della ragione, che per gli accusati quando sanno di essere nel torto marcio. Meglio ancora se si trova la complicità di un alleato: allora lì si può far scattare la legge del "meglio due feriti che un morto".

Sezione: Editoriale / Data: Gio 09 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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