Non è facile trovare argomenti validi in un weekend di sosta per i campionati, con il focus rivolto alle nazionali. Rischiare di cadere nella ridondanza di discorsi già affrontati come il mercato, la corsa europea e il futuro della panchina nerazzurra è quasi scontato. Allora colgo l'occasione per parlare proprio di nazionale. Non dei risultati della squadra di Ventura, ma di un aspetto leggermente più filosofico. Non credo di scoprire l'acqua calda (e se così fosse, subito a brevettare) quando sostengo che almeno in Italia gran parte degli appassionati di calcio legati a una squadra di club accettino con poco trasporto la sosta per le nazionali. Una pausa che viene più vista come una scocciatura per chi ha fame atavica di pallone sia allo stadio (sempre meno presenze, a dir la verità, tranne che nella San Siro nerazzurra) sia davanti alla tv, a meno di coglierla come l'opportunità per una gita famigliare fuori porta. Che di certo male non può fare.

In attesa che i vertici del calcio mondiale si rendano conto che le Nazionali necessitano di un calendario ad hoc che non interferisca con quello dei campionati, e che magari impongano a tutti i giocatori convocati di rimanere in ritiro a prescindere, noto con una certa sorpresa un atteggiamento piuttosto contraddittorio da parte di alcuni giocatori/club nei confronti della maglia azzurra. Prendo spunto dell'episodio più eclatante, quello legato ad Andrea Barzagli, dispensato dalla fastidiosa amichevole contro l'Olanda e rispedito a casa "per motivi personali". Innanzitutto, non so le reali ragioni che hanno portato a questa decisione, ma se è vero che la sera stessa della libera uscita il difensore abbia trascorso del tempo piacevole in famiglia in un locale, allora ci sarebbe qualcosa su cui obiettare. Perché stare con la famiglia è importante, ma non è motivo sufficiente per tirarsi fuori da una convocazione. Non voglio esprimere giudizi, troppo facile farsi attrarre dall'onda di biasimo piombata sull'ex campione del Mondo soprattutto dalla websfera. Prima delle sentenze l'imputato ha il diritto di spiegarsi, e spero vivamente lo faccia. Altrimenti altro non farebbe che alimentare la corrente di pensiero più diffidente, già di per sé forte per altri precedenti, vanamente arginate dai puntuali tentativi della stampa faziosa di difenderlo in modo creativo.

Barzagli non è che la punta di un iceberg, perché anche altri calciatori, impegnati con le rispettive nazionali in questi giorni, hanno avuto la possibilità di rientrare in anticipo al proprio ovile per riposarsi e lavorare al prossimo impegno in campionato. Giustificazioni di varia natura, alcune reali (sugli infortuni nulla da eccepire) altre un po' opinabili (non tutte le ammonizioni sono casuali). Fatto sta che soprattutto sponda Juventus i vari Khedira, Barzagli, Mandzukic e Pjanic non hanno completato il loro impegno con la propria nazionale. Nessuna dietrologia, ci mancherebbe, solo la constatazione di una tendenza che, sia chiaro, non riguarda solo la Juventus ma anche altri club. Basti pensare che tra una settimana è in programma Napoli-Juve, e Sarri ha già riavuto sia Reina sia Koulibaly. Senza dubbio entrambe le squadre avranno la possibilità di preparare meglio del previsto questo significativo impegno. Con buona pace delle varie Nazionali coinvolte nella diaspora e al di là di reali o presunte giustificazioni. L'escamotage in questi casi si trova sempre. Il problemino all'unghia del piede, una linea di febbre in più o l'inappellabile 'motivi personali'. Soprattutto quando l'impegno internazionale non è abbastanza attraente (amichevole di lusso o partita tutt'altro che complicata), ecco che i forfeit aumentano. E la diffidenza va di pari passo, fino a sfociare in foto nei locali divulgate via internet a inchiodare chi 'ha bigiato', neanche avessimo a che fare con degli studenti che saltano la scuola per andare a fare ben altro. 

E in un contesto del genere, senza indagare in ciò che avviene in casa di altri, mi piace pensare che i giocatori dell'Inter abbiano un forte legame con la propria Nazionale. Penso ai vari Miranda, Nagatomo, Banega, Perisic, Brozovic (infortunatosi in nazionale e quindi assente a Tallin. Male) ai quattro azzurri (finalmente!) e soprattutto a Medel, che più di altri avrebbe avuto motivo di tornarsene a casa dopo il problema muscolare con cui si è presentato nel ritiro del Cile. Invece ha stretto i denti e ha fatto il possibile per guidare come al solito la difesa della Roja nella deludente trasferta argentina. Oppure penso a gente come Kondogbia e soprattutto Icardi, che aspettano inutilmente una chiamata dal proprio Paese per poter dare un contributo alla causa. Perché per quanto per noi comuni mortali la sosta rappresenti un lungo sbadiglio, per i giocatori una convocazione dovrebbe essere l'apice della carriera, il sogno da bambino che si realizza. Non un fastidio cui cercare di porre rimedio. Magari mi sbaglio, i nostri non sono poi così professionali e legati alla propria nazionale. Visto l'andazzo altrove, forse sono semplicemente i fessi di turno.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 27 marzo 2017 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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