Grazie di esistere, nemici dell'Inter. O se proprio non nemici, voi che siete spesso pronti a ironizzare, puntare il dito, dire che la ragione ce l'hanno sempre gli altri. Degli arbitraggi di Sassuolo-Inter e Inter-Parma non ve ne fregava nulla, anzi. Era pronta nel caso la morale da quattro soldi contro chi è accusato di voler coprire le proprie debolezze tirando in ballo presunti errori arbitrali a sfavore. Ma la società non vi ha dato l’assist con lamentele e strilli, comportamento che potrebbe anche essere condivisibile se non si fosse però lasciato il solo Spalletti a chiedere spiegazioni.
Tornando a bomba, chissenefrega se il rigore che ha permesso al Sassuolo di vincere con l'Inter alla prima giornata non c'era, mentre era solare quello non concesso per fallo su Asamoah, episodio che avrebbe meritato almeno l'attenzione del Var. No, eravamo ancora in agosto e forse era troppo caldo per spingere tutti quei bottoni. A dir la verità, era troppo caldo anche lo scorso 15 settembre, giorno di Inter-Parma. Troppa fatica azionare il Var per segnalare il clamoroso fallo di mano di Di Marco sullo 0-0. Vuoi vedere che se avesse segnato il penalty, quella partita l’Inter l’avrebbe vinta? E invece no, la partita l’Inter l’ha addirittura persa a causa dell’eurogol dello stesso Dimarco. Applausi meritati per l’ex prodotto della cantera nerazzurra, peccato che anche quella prodezza fosse viziata da un possibile fuorigioco attivo di un attaccante del Parma che copriva la visuale di Handanovic. Il Var? Ancora una volta non pervenuto.
Ma la grancassa dei soliti noti non ha evidenziato che ben due gare delle prime quattro disputate fossero state penalizzanti per l’Inter. Ci si è soffermati solo sulle mancanze della squadra, critiche peraltro sacrosante, senza però evidenziare gli errori oggettivi che avevano penalizzato la classifica nerazzurra. Poi è arrivata la sfida di Genova con la Sampdoria. L’Inter segna due gol, ma il Var li annulla. Decisione probabilmente giusta anche se cervellotica in occasione della segnatura di Nainggolan, giusta dopo lo splendido tiro di Asamoah. Strano però, che proprio contro l’Inter fosse tornato protagonista il Var che nelle prime quattro giornate di campionato era stato ospite fisso a “Chi l’ha visto”. L’Inter poi vince la partita in pieno recupero, Spalletti esulta guardando la telecamera e viene espulso. Scatta la squalifica di una giornata per processo alle intenzioni, l’assurdo provvedimento viene poi modificato con una grottesca multa di cinquemila euro. Insomma, quell’esultanza certamente polemica, ma priva di offese e parole verso il quarto uomo, andava in qualche modo punita. E anche in quella occasione qualcuno si è comunque affannato nel cercare movimenti e labiali che potessero dare ragione al giudice sportivo e dare addosso al tecnico di Certaldo. Anzi, all’allenatore dell’Inter.
Arriviamo così a Inter-Fiorentina. Il Var conferma di essere tornato fra noi, ma questa volta per assegnare un rigore alla Beneamata. Il viola Victor Hugo, a braccio largo tocca il pallone con i polpastrelli in area smorzando così un cross. Rigore. Gli altri episodi discussi: Asamoah viene sì graziato per un mancato doppio giallo dopo un calcio rifilato a Chiesa, ma non si sottolinea come fosse inesistente la prima ammonizione seguita ad un netto fuorigioco dello stesso attaccante viola, non sanzionato. Chiesa poi reclama un rigore giustamente non concesso dopo spalla contro spalla con il giocatore viola che già era in caduta. Nessun contatto di braccia o gambe da parte del difendente nerazzurro.
L’Inter vince così una partita che la Fiorentina non meritava assolutamente di perdere per quanto fatto vedere in campo, ma a fine gara si è scatenato l’inferno. Dichiarazioni polemiche della dirigenza viola e dell’ex Stefano Pioli applaudite a scena aperta da chi non vedeva l’ora di poter affermare che l’Inter avesse rubato una partita. Magari erano quelli che due anni fa bacchettarono lo stesso Pioli, allora nerazzurro, per essersi lamentato dell’arbitraggio di Juventus-Inter, quando i nerazzurri reclamarono ben due rigori, uno dopo aver addirittura subito due falli in area nella stessa azione. Ǫuella volta non bisognava parlare, era l’alibi del perdente, bisognava abbassare i toni…
Ci si è cibati e ci si ciba ancora, nei salotti televisivi, di simili falsità. A prescindere dall’Inter. Dicevamo prima del comportamento della società nerazzurra di fronte agli errori arbitrali a sfavore. Silenzio quasi assoluto, che alimenta giudizi denigratori e provocatori. Comportamento non figlio di incapacità o di assenza, ma che cerca di inseguire uno stile degno di un grande club.
Purtroppo in Italia la questione arbitrale è sempre in primo piano, non siamo in Premier League e i tifosi chiedono di essere tutelati. Le proteste viola potevano essere legittime a caldo, ma continuare a dire che Mazzoleni abbia fatto vincere l’Inter anche dopo aver esaminato attentamente tutte le situazioni incriminate, offende e fa incazzare. Detto questo, stasera si torna in campo per cercare di centrare la quarta vittoria consecutiva, Champions compresa. Ancora al Meazza, contro il Cagliari reduce dal pareggio interno con la Sampdoria e che fa parte di quelle medio-piccole in grado a San Siro di chiudersi con profitto per poi ripartire fastidiosamente.
Ǫuest’Inter non sta giocando un gran calcio, forse mai lo farà anche per le caratteristiche di alcuni interpreti, soprattutto a centrocampo dove sembra prevalere la fisicità. Ma proprio questa qualità, unita ad un ritrovato carattere, sta permettendo alla banda Spalletti di uscire da quel tunnel di inizio campionato così brutto e così irreale. Vedremo forse dal primo minuto Lautaro Martinez, uno che ha già dimostrato in Argentina di saper segnare e, come dice Spalletti, sa palleggiare con i compagni. Icardi potrebbe riposare in vista della importantissima trasferta di Eindhoven in Champions League, oppure potrebbe formare con Lautaro un tandem d’attacco che tanti tifosi dell’Inter invocano.
Deciderà Luciano Spalletti. L’importante, quest’ anno, è poter scegliere senza far scadere la qualità. E poi è tornato il rumore dei nemici. La storia insegna, che all’Inter fa bene.
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