Inter e Milan accelerano sullo stadio di proprietà. E l'attesa di 4 anni sul Meazza certifica la difficoltà in Italia di intraprendere percorsi di questo tipo. Marco Casamonti, architetto fondatore dello studio Archea, il laboratorio creativo che ha ispirato la nascita degli stadi di Udine e Tirana, e più recentemente del Viola Park, ha parlato al Corsport della situazione italiana relativa alal costruzione di nuovi stadi. "I nostri impianti non sono confortevoli, risultano scadenti e non accoglienti. Poi ci sono tre o quattro casi di qualità, penso agli ultimi", ha detto Casamonti. 

 
Casamonti, in Italia il periodo medio di realizzazione di un’opera pubblica è di 15 anni. In Turchia, coorganizzatrice di Euro 2032, hanno realizzato 21 nuovi impianti in 8 anni. 
"L’Europeo del 2032 è un’opportunità per il nostro Paese. C’è un orizzonte temporale per costruire almeno 6-7 stadi, rendendoli adeguati a certe esigenze". 
 
Quali? 
"Gli stadi sono infrastrutture costose e occupano molto suolo. Oggi non è accettabile sprecare così tante risorse ed energie per usarle 20-30 volte l’anno solo per le partite. Vanno vissute ogni giorno perché sono occasioni di rigenerazione urbana. E servono alle società tanto quanto servono ai quartieri". 
 
La politica spesso ha fatto il ragionamento inverso. Agli imprenditori si diceva “Se vuoi fare solo uno stadio ok, altrimenti è speculazione”. 
"La politica è stata miope. Il calcio e gli interessi privati possono andare d’accordo. Sotto le gradinate ad esempio c’è tantissimo spazio da utilizzare. Avete presente le stazioni? Una volta ci andavi per prendere solo il treno, oggi c’è di tutto. Anche la farmacia". 
 
Gli stadi nuovi prevengono anche certi fenomeni devianti? 
"Allo stadio sei scomodo, prendi acqua e freddo e vedi male le partite. E purtroppo c’è anche chi va per altri interessi. Se, al contrario, questi luoghi diventano accoglienti, anche alcune questioni di ordine pubblico possono attenuarsi. L’architettura conosce bene il problema: è quello delle grandi periferie dove c’è delinquenza anche perché la gente vive male, alienata, senza verde e sommersa dal cemento". 
 
Se l’Italia avesse corso da sola ci sarebbero state almeno dieci città coinvolte in Euro 2032. Ora gli stadi saranno cinque, massimo sei. L’Olimpico c’è, San Siro e lo Stadium pure. Non rischiamo di fare la classica rivoluzione all’italiana dove promettiamo il cambiamento solo a parole? 
"Spero non sia così, perché gli stadi vanno rifatti a prescindere. Per migliorare e fare un salto di qualità le città talvolta hanno bisogno di una motivazione. Basta pensare come è cambiata Milano con Expo 2015".  
 
Il progetto di cui va più fiero?  
"Lo stadio di Tirana. Per gli albanesi non è solo un impianto, ma un monumento da mostrare con orgoglio anche ai turisti". 

Sezione: Rassegna / Data: Ven 13 ottobre 2023 alle 10:52 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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