"È la notte della verità, niente pretattica, basta coi giochetti mentali. Il fatturato contro la storia, lo strapotere economico contro la tradizione. Soprattutto: l’ossessione contro il sogno". È tutto racchiuso in queste brevi frasi della premessa fatta dal Corriere dello Sport il punctum della finale di questa sera, quella tra Manchester City e Inter che varrà la 68esima Coppa dei campioni. Gara alla quale la squadra di Guardiola si presenta da stra-favorita, presentandosi "a Istanbul per alzare il trofeo che Mansour vorrebbe conquistare prima dei cugini del Psg". Da un lato l'ossessione dei 'padroni di casa', dall'altra la leggerezza di un'Inter che "la fase dell’ossessione l’ha superata da un pezzo", ovvero dalla notte del 22 maggio 2010. "Torna nella finale più prestigiosa tredici anni dopo", dopo essere passata da rivoluzioni societarie, "reset tecnici", una finale europea (dieci anni dopo il Bernabeu) ma persa e uno scudetto vinto, entrambi sottoscritti da Antonio Conte. Qualcosa che Simone Inzaghi è riuscito persino a superare, spingendosi "ben oltre l’ambizione minima del passaggio del girone" di Champions: "Porto, Benfica, Milan. E ora l’Ataturk, un teatro dove l’impossibile è già accaduto e può succedere ancora".

"Mai dare per spacciati gli 'underdog'. Certo, di fronte c’è un gigante che fa paura": l'intera squadra di Pep Guardiola e il gigante per eccellenza Erling Haaland. "Di fronte ai giganti si può scappare, o ripescare l’episodio biblico dalle lezioni di catechismo a patto di trovare una fionda. Ma si può anche salire sulle spalle del gigante (cit.) e guardare le cose da un’altra prospettiva: lassù ci salgono solo i campioni d’Europa".  Insomma tutte premesse che non lasciano dubbi sul fatto che quella di questa sera è "la partita più importante della carriera per Simone Inzaghi" ma anche di "Guardiola, che le sue Champions le ha già vinte e ha pure fatto il triplete nel 2009, ma che deve ancora dimostrare qualcosa".
 
Il piacentino "ha portato l’Inter al top della condizione nel momento chiave della stagione", recuperando pure il gigante (quello nerazzurro), tanto mancato nella prima metà d'annata, ma questo non cambia i piani e lì davanti ci sarà ancora Edin Dzeko al fianco di Lautaro. Il bosniaco sogna un gol, per diventare "il marcatore più anziano di una finale di Champions. Ma sa già che prima o poi dovrà lasciare il posto a Lukaku che con la sua fisicità, i suoi strappi, il suo attacco della profondità, ma anche con la capacità di dialogare con il Toro, può mettere in crisi la difesa alta del City". È proprio il belga il primo cambio per l’attacco di Inzaghi, mentre "l’altro jolly" è Mkhitaryan: "L’armeno giovedì ha sostenuto il primo allenamento completo dopo 22 giorni", il che significa che difficilmente, bando alla scaramanzia, possa essere schierato titolare al netto della tentazione. "Di sicuro Simone ha anche in mente la lista dei possibili rigoristi, uno scenario che non ha trascurato. La verità può arrivare anche dal dischetto". 

Sezione: Rassegna / Data: Sab 10 giugno 2023 alle 09:19
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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