Martin Erlic, difensore del Sassuolo, fa parte della Croazia che ancora una volta sta stupendo il mondo, issandosi fino alle semifinali del Mondiale e mandando a casa il Brasile super favorito. Le sue parole alla Gazzetta dello Sport.

Martin, cosa state combinando?
"Che storia eh… Non lo dica al mister, ma per esultare dopo la vittoria contro il Brasile ho fatto lo scatto più veloce della mia vita. Ho avuto paura di strapparmi".

Forza, ci racconti il segreto della Croazia.
"Sembrano frasi fatte, ma noi siamo davvero un gruppo meraviglioso. Basta vedere un allenamento per capire: andiamo più forte che in partita, tutti, per consentire ai titolari di essere al top. E se poi qualcuno entra dalla panchina è prontissimo: contro il Brasile si è visto. I giocatori più esperti come Modric, Brozovic, Kovacic e Lovren trascinano i giovani e il mix è perfetto. E poi c’è il legame con la nostra terra e il nostro popolo, un senso di appartenenza incredibile che ci è stato trasmesso dai nostri nonni. La bandiera per noi è sacra, quando suona l’inno l’emozione è fortissima. La guerra ha lasciato tracce profonde e ci ha dato tanta forza per affrontare la vita. Siamo pochi, ma siamo uniti".

Come mai andate sempre ai supplementari?
"Perché se non puoi vincere una partita, non devi perderla. Ragioniamo così. Proviamo sempre a vincere come nel primo tempo con il Brasile. Ma giochiamo contro grandi squadre e allora dobbiamo avere l’intelligenza di adattarci e fare ciò che serve per raggiungere comunque il risultato. D’altronde, i supplementari e i rigori li hanno inventati apposta".

Che tipo è Dalic?
"Un maestro e anche un papà. Ci dice di restare umili, di fare le cose per bene, di non sottovalutare gli avversari, ma di avere fiducia in noi stessi. È un uomo molto religioso e ci trasmette la sua fede".

Sezione: Rassegna / Data: Dom 11 dicembre 2022 alle 10:13 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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