Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, Vincent Candela, ex Roma, ricorda anche un crocevia di mercato che stava per portarlo a Milano sponda nerazzurra. "Roma, la squadra della mia vita. Ho passato otto stagioni, le migliori. A Roma ci sono rimasto a vivere, i miei figli, due maschi e due femmine, sono nati qua. Ormai sono trent’anni che sto a Roma, ora che ci penso: ho passato più tempo in Italia che in Francia", dice.

Con Zeman lei litigava un giorno sì e l’altro pure.
(Ride) "Ho litigato con tutti, ma con Zeman di più. Ero giovane: non capivo i gradoni, le corse senza il pallone. Ma ho stima nei suoi confronti, è stato un grande allenatore. E mi ha insegnato il senso del sacrificio, la disciplina".

Com’era il rapporto con Capello?
"Era un generale, all’inizio i compagni avevano tutti paura. Pure con lui tanti litigi all’inizio, quell’estate stavo per andare all’Inter, poi rimasi a Roma e insieme abbiamo costruito un rapporto favoloso. Ho bei ricordi anche di Galeone e Cosmi, a Udine. E mi sono divertito come un matto nei sei mesi al Bolton, quando lasciai la Roma. L’allenatore era Sam Allardyce, che tipo. Ci diceva: “A me basta che voi vi alleniate il giovedì, venerdì rifinitura e sabato partita”. Una pacchia. C’erano Diouf e Fadiga, N’Gotty e il grande Jay Jay Okocha. Siamo arrivati sesti, in Premier, neanche male, no?".

Il momento più bello e il rimpianto della sua carriera.
"Ho cominciato a giocare a pallone a cinque anni, sognavo di diventare un maestro di qualche sport. Non avrei immaginato di fare il percorso che ho fatto. Quando nel 1998 ho vinto il Mondiale con la Francia mi sono sentito realizzato. Alzare la coppa del mondo, lì, nel mio paese, davanti alla mia gente: un sogno. Il rimpianto è stato quello di aver lasciato la Roma, avrei potuto ragionare con più lucidità, magari mettere al servizio la mia esperienza. Ma sono fatto così, decido d’istinto e non amo le sfumature".

Sezione: Rassegna / Data: Mar 29 luglio 2025 alle 14:06 / Fonte: Gazzetta dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni
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