È stato forse l’acquisto meno 'chiacchierato' del mercato estivo nerazzurro, non tanto per il suo valore in campo, quanto per la tutt'altro che strabordante personalità. Matteo Politano, infatti, è il classico atleta che, invece di usare le parole, preferisce esprimersi con i fatti.

Se ne è accorto subito Luciano Spalletti. Il tecnico toscano ha puntato fin da subito sul talento dell’ex giocatore del Sassuolo, nell’esordio stagionale proprio contro i neroverdi, proprio al Mapei Stadium. Una vera prova del fuoco, che Politano ha superato in parte.

Nell’esordio di Reggio Emilia, negativo per i nerazzurri, il numero 16 è stato nel complesso uno tra i più positivi. Nel 4-2-3-1 di Spalletti, Politano si è posizionato largo a destra. Ad un inizio decisamente in ombra, ha fatto seguire una crescita, sia come personalità sia come giocate, che non è però bastata ad evitare ai suoi la sconfitta. Nel finale, è stato il più dinamico. Ma nella sua prestazione è mancata una certa nota di aggressività: nessun tiro in porta ed un solo dribbling tentato in 90’, per un giocatore con la sua posizione tattica e le sue caratteristiche, è davvero troppo poco.

Contro il Torino, la musica è diversa. L’orchestra nerazzurra suona in perfetta sincronia, e i risultati sono ottimi, almeno per un tempo. Nella altalenante sfida contro i granata, Politano mostra segnali di crescita. Innanzitutto, vede e cerca la porta, cosa che un giocatore con la sua capacità di tiro dovrebbe fare più spesso. I dribbling tentati non aumentano, ma lo fanno gli 1vs1 cercati contro i difensori avversari. Un cambio di marcia che potrebbe derivare dal cambio di posizione in campo: non più largo a destra, ma trequartista in coppia con Perisic nel 3-4-2-1. Un ruolo a lui molto congeniale, e che infatti ne esalta anche le capacità di verticalizzazione, come si vede dai 3 passaggi smarcanti andati a buon fine. Eppure, neanche nell'esordio da nerazzurro a San Siro arriva la prima gioia stagionale per la squadra di Spalletti.

C’è di nuovo un cambio di rotta, questa volta efficace, a Bologna. Senza Icardi, l’Inter manca di un centravanti offensivo ‘pesante’, che sappia tenere il pallone ma che allo stesso tempo occupi costantemente l’area di rigore. È la prima di Nainggolan, che Spalletti vede da mesi come il trequartista centrale ideale. Politano si riaccomoda sulla destra, nel 4-2-3-1 (ri)proposto dall’allenatore di Certaldo. Al Dall’Ara l’ex Sassuolo fa un passo indietro sotto il punto di vista offensivo, non andando più a colpire gli avversari come accaduto contro il Torino. Ma cresce, in maniera considerevole, sotto il punto di vista del gioco di squadra. Tocca molti palloni, corre, legge le situazioni, gioca alla stregua di un play avanzato. Il primo gol in nerazzurro di Radja Nainggolan arriva su un suo assist, un tocco improvviso su cui il Ninja deve solo calibrare e sparare all’angolino. Imposta anche cercando la giocata lunga, a premiare l’idea di Spalletti di avere su esterni forti come lui e Perisic, che sappiano intuire le mosse dei difensori e tagliare alle loro spalle. La vittoria larga sui rossoblù, se da una parte è resa dall’inchino del Ninja, dall’altra odora della grinta, del lavoro e del sudore di MP16.

Il salto da una squadra di media classifica e con obiettivi modesti, come è il Sassuolo (specie quello visto nell’ultima stagione) ad una nobile che prova a rialzarsi non è certo cosa facile. Matteo Politano aveva sentito odore di ‘grande’ già a gennaio, quando il suo approdo al Napoli fallì sulla sirena del calciomercato. Sei mesi dopo, l’Inter ha deciso di investire su di lui. Un motivo convincente è stata la sua grande duttilità, che ne fanno l'uomo ideale per il gioco di Spalletti. Nei due moduli proposti fin qui dal tecnico, Politano si è inserito su misura, avendo il DNA da trequartista e riuscendosi a muovere da esterno. Ha le caratteristiche anche per giocare da seconda punta, un ruolo però difficile da trovare negli schemi di Luciano.

Ambientarsi è stato (e sarà) fondamentale. Le prime due partite, per motivi diversi, sono state delle altalene di emozioni. Dalla prima da avversario al Mapei Stadium alla prima in nerazzurro a San Siro il passo è stato brevissimo. Giusto 7 giorni. Un nulla, ma importanti per un giocatore dall’animo lavorativo e dallo spirito di sacrificio, in campo e fuori.  A Bologna, terza prova del campionato, serviva una gara di carattere, per mille motivi. Scacciare le prime voci di crisi, sopperire all’assenza di Icardi e Lautaro, dare un segnale alle rivali. Tutte voci alle quali Spalletti ha potuto mettere una spunta, anche grazie a Matteo. Per Nainggolan è sembrato il partner ideale, intelligente nel non pestare i piedi al belga-indonesiano e subito capace di entrarci in sintonia. L’assist è solo l’ultimo esempio, e allo stesso tempo il primo passo. La strada dell’Inter è ancora molto lunga. Ma questa sembra già essere la squadra (anche) di Matteo Politano.

Federico Rana

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 07 settembre 2018 alle 20:40
Autore: FcInterNews Redazione
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