Domani torna Inter-Sampdoria, una sfida che mette di fronte due stati d'animo diametralmente opposti: dopo essere partita (come spesso capita alle neopromosse) con un ruolino di marcia da fare invidia, con 11 punti nelle prime cinque giornate, la Samp ha poi perso quattro partite di fila, l'ultima in casa contro il Cagliari. L'Inter invece viene da un gran periodo di forma, sette vittorie consecutive tra campionato ed Europa League. Sul campo sarà una partita che vede favoriti i nerazzurri, che possono mettere in cascina altri 3 punti fondamentali in vista del big match di Torino con la Juve di sabato, contro una squadra che cercherà il riscatto. Ma fuori dal campo, il confronto evoca anche altri ricordi. Inter-Samp, per molti anni ancora probabilmente, evocherà anche la famosa scena delle manette di José Mourinho, gesto entrato nella storia (e nel business di alcuni produttori di t-shirt).
In quel famoso 20 febbraio 2010 l'Inter rimase prima in dieci per l'espulsione di Samuel nel primo tempo per fallo da ultimo uomo, pochi minuti dopo addirittura in nove per doppio giallo a Cordoba. Sugli spalti si scatenò la panolada dei tifosi e Mou espose alle telecamere il famoso gesto delle manette, come a dire "abbiamo le mani legate"... riferendosi a qualche oscuro potere superiore che non voleva l'Inter nei piani alti della classifica, e più specificatamente l'arbitro Tagliavento, molto contestato in quella circostanza. Per la cronaca la partita finì 0-0 e anche la Sampdoria rimase in dieci per il rosso a Pazzini nel secondo tempo. Quella sera l'Inter dimostrò di essere indistruttibile, non a caso al termine di quella stagione vinse tutto.
Corsi e ricorsi storici, quest'anno Inter-Samp cade nuovamente in un periodo di forti polemiche per i fatti di Catania, e si torna a parlare di sudditanza psicologica, errori arbitrali in favore sempre delle solite, addirittura delle liste degli "amici" di Moggi in cui rientrerebbe anche Maggiani, il guardalinee che ha annullato il gol regolare al Catania domenica scorsa. Sono passati sei anni dallo scandalo Calciopoli, un terremoto che gettò nel fango il calcio italiano e che fece vergognare tanti amanti di quello che era solo uno sport, diventato invece qualcosa uno strumento per acquisire potere e soldi, a qualsiasi costo. Ne seguì un lungo processo, condanne più o meno esemplari, con una speranza: aver estirpato il male e ripulito l'ambiente. Invece non sono neanche passati tanti anni ed ecco rispuntare calcioscommesse, partite truccate, indagini. Insomma siamo alle solite, il calcio si gioca sempre più nei tribunali che sul campo e poi ci si chiede perché il pubblico negli stadi diminuisce e perché cala l'affetto nei confronti di questo sport.
Inter-Sampdoria torna dunque in un clima di nuovi sospetti, lungi da noi ora scaldare ulteriormente un ambiente già rovente (totale sintonia con Moratti e Stramaccioni), anche perché il confronto in sé non c'entra nulla, colpiscono solamente le coincidenze che periodicamente si ripropongono. Già con lo scandalo degli anni '80 si credeva di aver superato il problema del calcioscommesse, invece ci siamo ancora dentro fino al collo; Tagliavento, l'arbitro delle "manette", sembra in candidato numero uno a dirigere Juve-Inter sabato prossimo e anche Inter-Samp, scavando in profondità presenta dei deja-vù interessanti: da una parte quel Poli "scaricato" dall'Inter nonostante una stagione non male, dall'altra quel Cassano che litigò con Garrone lasciando la Samp prima del sorprendente naufragio in serie B.
Inter-Samp dunque, al di là della fugacità del turno infrasettimanale e del basso richiamo mediatico che la accompagna, si porta comunque dietro tanti significati che rendono fondamentale, per i nerazzurri, proseguire la striscia di successi. Vincere per restare nella scia della Juventus, giocarsela a Torino con la giustificata aspettativa che sarà una partita decisa solo sul campo, che ci sono corsi e ricorsi storici che a volte tornano, ma anche che altri, proprio no, non possono ripresentarsi. Con la speranza dunque che sia finito il tempo in cui le partite venivano decise fuori dal rettangolo verde, e che il pallone sia l'unico vero arbitro delle forze in campo. Tra quattro giorni sapremo anche questo.
Autore: Domenico Fabbricini / Twitter: @Dfabbricini
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