"Sono contento, è un bel compleanno, per ora ho avuto dalla vita e dal calcio tutto ciò che desideravo, ma davanti a me ho ancora tanti altri anni di carriera e, quindi, devo ancora dare molto per migliorare e crescere". Così Ricky Alvarez, ai microfoni di Inter Channel, parla del 24esimo compleanno. Un pensiero poi alla sfida di ieri: "Ieri abbiamo fatto tutto quello che dovevamo fare per vincere. Abbiamo preso gol all'inizio, poi abbiamo costruito subito molto gioco, abbiamo creato tante situazioni offensive, tante palle gol, soprattutto nel secondo tempo. Nel complesso è stata un'ottima prestazione".

Alvarez è sempre molto attento al giudizio, sulle sue prestazioni, di chi meglio lo conosce: "Papà mi ha fatto i complimenti perchè, al rientro dopo l'infortunio, ho giocato più di quanto potessi immaginare, sia come quantità di minuti sia per quanto riguarda la qualità delle giocate. Sicuramente posso dare e fare molto di più, ma, essendo la prima volta dopo tanto tempo, è andata bene. Non sarà stata la mia miglior partita, lo so, però la considero una buona partita, utile per la squadra e per me stesso, per ritrovare condizione e confidenza". Ricardo è presente e futuro: "All'Inter mi sto trovando bene, mi sono trovato subito bene. Ho avuto questo infortunio che un po' mi ha bloccato, adesso devo trovare la miglior forma fisica e continuare a lavorare forte. La squadra, come ha dimostrato la gara di ieri sera, adesso sta un po' meglio, il gruppo con il ritorno dei risultati è più vivace e questo, per uno che rientra dopo tanto come me, è più semplice".

Tantissimi i messaggi arrivati a Inter Channel per Ricardo. "Ringrazio tutti per gli auguri e per i complimenti. Sono parole che fanno bene. Il futuro dell'Inter costruito sui giovani? Nel calcio bisogna trovare sempre il giusto equilibrio, chi ha più esperienza può dare grande aiuto ai giovani, dai nostri campioni s'impara sempre, solo a vederli in campo, per come sono e per come si comportano: è l'esempio migliore per capire che cosa sono riusciti a costruire e a vincere in carriera".

Nel giorno del compleanno si spengono le candeline dei desideri. Alvarez, molto legato alla sua squadra di famiglia ("siamo in tanti, 2 fratelli, 3 sorelle..."), lo fa con Edoardo Caldara nello studio di Inter Channel al primo piano del centro sportivo "Angelo Moratti" de La Pinetina: "La mia speranza, per questo finale di stagione, è essere a disposizione per tutte le partire e giocarle tutte, da squadra e come decide l'allenatore, come abbiamo giocato ieri, affrontandole una alla volta come se fosse l'ultima. È ovvio che crediamo al terzo posto, ma non serve neppure parlarne, dobbiamo affrontare gli ostacoli uno alla volta".

"Tutti questi messaggi dei tifosi per me sono importanti, sono parole che fanno bene, devo dimostrare sul campo che i tifosi hanno ragione", sottolinea Ricardo davanti alla massa (è il termine giusto: massa) di mail, fax, lettere. Caldara, in più, da giornalista esperto e preparato, lo stuzzica: "La mia posizione in campo? Dipende, può cambiare di gara in gara: ci sono avversari che lasciano spazio nella zona centrale e quindi si può trovare la posizione dietro le due punte. Però ci sono avversari, come il Siena, che in mezzo fanno densità, quindi bisogna andare a trovare 'aria' sulle corsie esterne, per poi rientrare per tiri e cross". Alvarez è veloce di testa, lo si capisce anche da come risponde alle domande più insidiose: "Capisco la gente, capisco anche i fischi della gente. Sono stati abituati a vedere un'Inter diversa, con giocatori diversi che avevano caratteristiche diverse. Chi è arrivato adesso deve dimostrare di essere all'altezza dell'Inter e conquistare la fiducia attraverso le prestazioni in campo". Per affrontare quelli che vengono definiti 'gli esami di San Siro', Ricardo ha scelto un percorso di studio magari non immediato, ma che - ne siamo certi - porterà alla definitiva promozione. "Può esserci sempre qualcuno al quale non piace il mio calcio. Penso che la grinta si possa manifestare in forme diverse, principalmente due: andare a combattere su ogni palla come se fosse l'ultima e correre sempre per arrivare prima dell'avversario; oppure, ed è questo il mio senso del calcio, la voglia e la personalità si possono dimostrare chiedendo sempre la palla, facendosi vedere, è anche questa una forma di grinta e di coraggio. Ora, rispetto a quando sono arrivato, gioco con maggiore sicurezza e, tatticamente, sono migliorato tantissimo, perché questa è la scuola del calcio italiano, la tattica è la cosa più importante e, sotto questo punto di vista, ero carente. Comunque, tranquillo, mi diverto sempre: quando sono stato fuori due mesi non vedevo l'ora di tornare. Credo di poter dire che il calcio italiano ora è il mio calcio e che ho ancora tanti margini di miglioramento, posso capire ancora di più che cosa devo fare dentro questo calcio".

A questo punto della trasmissione, Caldara e i tifosi che hanno scritto a Inter Channel interrogano Ricardo sul ruolo che hanno avuto, nella sua evoluzione, gli allenatori: "Ranieri mi ha insegnato molto, mi ha dato fiducia, mi ha dato la continuità, lo ringrazio e penso che con me abbia fatto davvero un ottimo lavoro. Stramaccioni mi piace. Per lui è una grande sfida, è un bravo allenatore, sa parlare al cuore dei giocatori, sa parlare alla squadra. Anche lui è giovane e, come me, deve imparare tanto, però è molto preparato e molto attento. Che cosa mi ha detto prima della gara con il Siena? A parte le indicazioni tattche, mi ha chiesto di avere fiducia in me stesso, di fare tutto ciò che so fare". 

"Il capitano è una cosa che non ho mai visto... Nessuno si può avvicinare a lui, è la storia, è un mito", risponde Alvarez. E, prontamente, Caldara insiste: ma che idea ti eri fatto, dall'Argentina, di Javier? "Se non lo conosci, ti fai l'idea di un professionista magnifico, ma anche di uomo serio. Poi, quando hai la fortuna di conoscerlo, come ho avuto io, ti accorgi che il professionista è davvero quello che immaginavi, però l'uomo è... un sacco divertente, sa far sorridere gli amici, trasmette sempre buon umore pur essendo un campione che, probabilmente, non se ne vedono più tanti in giro... ".

Con quel italiano d'Argentina, Ricardo si esprime bene: "Ho avuto la fortuna di conscere gente con le quali mi piace, mi fa piacere, parlare. In squadra, ovviamente, ma non solo, e questo mi ha aiutato con l'italiano". Caldara è abile nell'estirpare ad Alvarez un dietro le quinte davvero simpatico: ma, compagni a parte, con chi parli? "Il portunaio di casa mia, per esempio; è interista, lo porto sempre allo stadio; vabbè, quest'anno è un po' arrabbiato, però non mi dice nulla su di me o sui miei compagni, però qualcosa secondo me pensa... Io carino? E chi mi ha scritto? Mia mamma?": no, è semplicemente Caterina, e non è mica l'unica.

Si sorride, si scherza, si chiude parlando e ragionando di calcio e di Inter: "Per me - saluta Ricardo - è un'esperienza incredibile, anche se non è stata la stagione migliore per la squadra. Essere qui è un orgoglio, è un onore. Nel mondo ci sono tanti, tantissimi giocatori che vogliono indossare questa maglia, io la considero davvero una grande fortuna".

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 12 aprile 2012 alle 17:16 / Fonte: Inter.it
Autore: Riccardo Gatto
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