Lunga intervista di Marko Arnautovic tra le pagine di Sportweek, l'inserto settimanale della Gazzetta dello Sport. L'attuale attaccante del Bologna, ex Inter, si racconta a cuore aperto, partendo proprio dal passato: perché ti comportavi in una certa maniera? Eri solo molto giovane, o anche molto arrabbiato? "Pensavo: solo mio padre e mia madre possono dirmi cosa fare. Gli altri no. Soprattutto nel calcio. Se un allenatore mi rimproverava, se mi urlava addirittura, rispondevo: tu non sei mio padre. Ora capisco che il calcio è il mio lavoro, mi pagano bene per farlo, quindi ho il dovere di ascoltare il mio allenatore, il direttore sportivo, il presidente. Anche i compagni: se sbaglio qualcosa e non vedo l’errore, ma loro sì e me lo fanno notare, devo accettarlo e non attaccarli come facevo: ‘Oh ma chi sei, che cazzo vuoi?’. Una volta c’era solo Marko Arnautovic. Pensavo a me stesso e non agli altri. Anche all’Inter, non potevi parlare con me: credevo di essere il migliore, il numero uno. Ho sbagliato, completamente e questo mi ha fregato. Me lo dicono tutti: la tua carriera poteva essere migliore. È vero, se dieci anni fa fossi stato quello che sono oggi" ammette con qualche rammarico.

Hai rimpianti?
"Rimpiango la disciplina che non ho avuto. A darmela ci hanno provato tutti. Ho sbagliato sempre io. Mourinho mi ha aiutato tanto, ma per sei mesi anche a lui ripetevo: tu non puoi darmi ordini, non sei mio padre".

E proprio su Mourinho continua:
"Dal Twente sarei potuto andare al Chelsea, dove avrei firmato per cinque anni, ma ero infortunato. Poi è arrivata la Lazio, eravamo praticamente d’accordo quando mi ha chiamato Mourinho per portarmi all’Inter. Lì c’era Ibra e io volevo giocare con lui. Non sapevo che stava per essere ceduto al Barcellona".

Mou di te disse: ‘Ha la testa di un bambino e non cambierà mai’. Se lo incontrassi oggi, gli diresti: mister, hai visto che sono cambiato?
"Lo sa già. Mi voleva quando ero al West Ham. Mi chiese: ‘Quanto costi?’. E io: ‘Ah, mi vuoi ancora?’. Ma il suo Manchester aveva già comprato Pogba e non avevano abbastanza fuori per me".

Balotelli ha detto: ‘Marko è il più folle che ho conosciuto’.
"È il contrario. Facevamo scherzi e dispetti ai compagni tutti i giorni. Come i bambini, veramente. Lui di più. Sfrecciava in Montenapoleone col macchinine per farsi vedere. Lui davanti, io dietro. E i ragazzi e le ragazze quando lo vedevano per strada: 'Uuuuuuh, Mario, Mario!'. Anche lui pensava id essere il più forte di tutti. Pure lui è cambiato. Ci sentiamo spesso".

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Sezione: Focus / Data: Sab 24 dicembre 2022 alle 11:21
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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