Con la ricorrenza dei 40 anni dal dodicesimo Scudetto del palmares interista, Sky Sport propone un servizio celebrativo del gruppo di quella memorabile cavalcata. A parlarne tra i tanti anche Evaristo Beccalossi che racconta alcuni aneddoti, ricordi e storie legati a quella stagione: "L'anno prima con Bersellini era già stato formata una squadra giovane. Andavamo a tremila all'ora, facevamo 10 palle gol e poi magari la partita finiva 2-2 perché avevamo l'inesperienza e dovevamo migliorare la lettura delle partite però vedevi una squadra pronta a decollare. C’era chi ragionava, chi aveva qualità, c'erano giocatori che noi chiamavamo i martelli da dietro, tutta gente che aveva veramente una grande motivazione in un grande gruppo". 

Sulla doppietta al derby:
"I gol al derby da protagonista, con 80.000 persone a San Siro, furono una grande soddisfazione, anche perché fu la prima partita importante da protagonista. Ci fu un’azione di Pasinato e io istintivamente al volo di piatto credo di aver fatto un bel gol anche se istintivo il gesto tecnico. Il secondo ha fatto tutto Muraro che me l’ha messa lì a due metri dalla porta ed era diffiicile buttarla fuori". 

Sulla grande sintonia e amicizia che lo ha legato ad Altobelli: 
"Il rapporto con Spillo, beh… Siamo cresciuti insieme, capiva cosa avevo in testa e non era semplice, era nata una bella intesa. Andavamo in giro insieme e tutti ci chiedevano come facevamo a trovarci così bene ovunque. Io e Spillo non abbiamo mai provato niente, quello che veniva sul campo, ci veniva spontaneo, sul piano dell’istinto e dell’intesa. Ci conoscevamo perfettamente, ha fatto tre anni in cui era il miglior centravanti in circolazione. Per me non era difficile mettermi a sua disposizione perché riusciva a far tutto".

Sull'allenatore Eugenio Bersellini:
"Una volta, un martedì, mi prese da parte e mi disse: ‘È un po’ di tempo che non ti vedo al massimo quindi stai in ritiro fino a domenica così col preparatore vedi di riprenderti un attimo. Con la Lazio, grande gara, azione con tunnel, sono rientrato e di destro sul primo palo ho fatto un bellissimo gol. Il martedì dopo stessa scena, e mi aspettavo mi dicesse di fare un’altra settimana di ritiro e invece mi disse che dovevo prendere la settimana passata come esempio di comportamento e io scherzando ho detto: 'Mister non posso stare in ritiro tutta la vita'. Ma il suo era un gesto di amore grande nei miei confronti perché con gli anni poi capisci le tante cose che ti ha trasmesso anche nella vita".

Sul gruppo e sui compagni Oriali, Baresi e Altobelli:
"Avevamo costruito un gruppo grazie a degli uomini e giocatori importanti. A livello calcistico un punto di riferimento, nulla da togliere agli altri, credo che Oriali, Beppe Baresi e Spillo sono stati tre giocatori importanti in un gruppo fantastico. Io ho avuto la fortuna di essere fortunato da loro, io ero sempre fuori dal coro e non mi hanno mai fatto mancare la fiducia. A volte mi dicevano: ‘Becca ogni giochiamo in 10 o in 12?’. Questo ti faceva capire la fiducia che avevano, mi hanno permesso di far tutto: giocar bene, male. A livello di uomo mi stimavano molto e per me è stato molto gratificante".

Sulla gara contro la Juventus:
"Sapevamo che la Juve era quella da battere e che in quel momento batterla significava vincere la più forte e dava tanta fiducia a livello sportivo. Ci gasavamo ed eravamo gratificati perché sul campo volevamo fare di tutto per batterli".

Sulle punizioni, marchio di fabbrica:
"I calci di punizione credo che fosse una delle mie specialità perché poi col Perugia fu uno dei primi sopra la barriera a giro. Negli anni ho scoperto una cosa che non capivo lì per lì, perché ero istintivo. Ho scoperto che facevo dei gol su punizione e su rigore sia da destro che da sinistro".

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Lun 27 aprile 2020 alle 21:05
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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