Il 2020 va in archivio con l'Inter ancora lassù in lotta per lo scudetto. Un anno è passato da quando i nerazzurri erano in lotta con Juventus e Lazio, stavolta invece il duello è soprattutto con il Milan che precede di 1 punto Lukaku e compagni. Gennaio è alle porte, e con esso il mercato che un tempo si chiamava di "riparazione". Marotta non sarà d'accordo, ma anche l'Inter qualcosa deve riparare. Ci sono da piazzare gli esuberi di una rosa tarata sul triplo impegno e che invece si trova già fuori dalle coppe europee. Un flop che potrebbe consegnare un doppio vantaggio: quello fisico e quello motivazionale. Tutto da verificare alla prova del campo, ovviamente. Nell'attesa, bisogna calibrare il gruppo: via chi non viene ritenuto indispensabile, dentro innesti funzionali.

Di questi tempi, un anno fa, non si faceva altro che parlare di Christian Eriksen. Un nome prima ritenuto impossibile, poi molto complicato e, alla fine, un affare chiuso e impacchettato per il giubilo di tutti gli interisti. Ma il matrimonio non ha funzionato. Eriksen ci ha provato ad accontentare Conte e Conte ci ha provato a mettere il danese nelle condizioni ideali per mettere in mostra il suo enorme talento, ma nessuno sforzo ha portato ai risultati sperati. E così la separazione è divenuta inevitabile, come confermato dalle parole nette e sincere dei dirigenti nerazzurri. Il tifo interista si è diviso sulla questione, come spesso accade. Nessuna via di mezzo, fazioni pre Eriksen e automaticamente contro Conte oppure pro Conte e automaticamente contro Eriksen. Come se non esistesse alcun margine per l'analisi e l'approfondimento. E spesso, purtroppo, questa scorciatoia puerile e banale è stata imboccata anche da chi avrebbe il compito di informare e non urlare al bar sport. Ma tant'è.

Da Eriksen a Eriksen. L'Inter, un anno dopo, ritrova il danese al centro del proprio mercato, sebbene in senso opposto a 12 mesi fa. Stavolta con l'uscita dell'ex Tottenham e di altri elementi poco considerati si spera di poter dare a Conte quei tasselli mancanti per completare il mosaico buono per l'assalto allo scudetto. Due gli obiettivi obbligati: un centrocampista e una punta di scorta. In realtà servirebbe pure un laterale mancino, ma gli incastri appaiono complicati e le risorse parecchio limitate.

Da Eriksen a Eriksen. Perché quello che il danese non ha portato con il suo arrivo potrebbe portarlo attraverso il suo addio.

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Sezione: Editoriale / Data: Mar 29 dicembre 2020 alle 00:00
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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