Come nella migliore delle tradizioni, si sputa sul piatto in cui si è mangiato. E quanto si è mangiato! Sulley Muntari risponde quasi con disprezzo alle domande che riguardano Marco Branca e l'Inter. Dice la sua verità, e cioè la verità di uno che era ai margini di un progetto tecnico e che vuole addossare ad altri responsabilità soprattutto sue. Eh lo so, difficile ammettere i propri errori, ma è così.

Muntari arriva all'Inter nella stagione 2008/2009 e fa bene, decidendo persino un match con la Juventus. E' la stagione del primo Mourinho e il ghanese, seppur non confermando appieno le aspettative, non delude. Ma l'anno successivo resta ai margini. Nella stagione del Triplete, Muntari parte sovente dalla panchina per poi entrare in campo in spezzoni di gara. Vincerà tutto, ma con scarsissimi meriti. L'addio di Mou, poi, lo consegna all'oblio, tra infortuni ripetuti e prestazioni orribili. Via Benitez, ecco Leonardo. L'ex dirigente rossonero gli dà fiducia e lo schiera titolare contro il Genoa in Tim Cup. Sulley gioca una gran partita, sembra rivedere il Muntari di Udine, ma poi il fattaccio: Leo lo cambia nella ripresa soddisfatto per quanto mostrato dall'ex Portsmouth, ma lui dà in escandescenza. E litiga proprio con il tecnico che lo stava riportando in auge. Storia finita, torna in Premier in prestito dopo aver rifiutato l'impossibile in estate. Stessa storia quest'anno, quando mette i bastoni tra le ruote all'Inter in ogni affare che lo vede coinvolto. Poi gennaio, il Milan, la famiglia rossonera. L'Eden.

L'aspetto inaccettabile della vicenda è che adesso Muntari si permette di dare lezioni, di sputare sentenze. Branca un falso? Branca uno che ha cacciato Oriali? Branca che si sente Dio? Troppo facile parlare ora. La verità è che il campo Muntari l'ha visto poco con qualsiasi allenatore all'Inter. E un motivo ci sarà. E per quel poco che l'ha visto, ha fatto rimpiangere il tecnico di turno di averlo schierato. Solo veleno, solo illazioni, nessuna responsabilità presa o esame di coscienza compiuto. Per questo, lezioni da Muntari proprio non vediamo il bisogno di averne.

L'ultimo Muntari nerazzurro brucava l'erba, era irritante. Pretendeva di giocare come Messi avendo i mezzi tecnici di Gattuso (con tutto il rispetto e ci scusiamo per il paragone con il Campione del Mondo rossonero). Il Muntari operaio era un buon elemento, quello che si credeva Pelé no. E giustamente è stato mollato dall'Inter. Branca è lì perché così ha voluto Moratti, Sulley è al Milan perché così ha voluto la società. E io, personalmente, mi fido più del presidente. Le polemiche, il veleno, gli outing agli annali e ai tifosi non importano. Importa solo quello che si dà nel rettangolo di gioco. E lì, caro Sulley, hai fatto davvero pochino.

Twitter @Alex_Cavasinni

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 19 aprile 2012 alle 12:00
Autore: Alessandro Cavasinni
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