Sedici squadre in 5 punti, un’autentica matassa partendo dal vertice della classifica e andando verso il basso dove, ahinoi, c’è anche l’Inter. Ma se questo è stato l’avvio più disastroso della blasonata storia del club milanese, c’è un motivo per cui rallegrarsi: davanti non ci sono lepri, in un modo o nell’altro le pretendenti al titolo stanno zoppicando, chi più chi meno. Che poi sia l’Inter l’unica squadra in crisi, almeno leggendo i giornali o guardando alcuni programmi televisivi, è quasi scontato. Non abbiamo i media dalla nostra, pazienza. Né possiamo pretendere da loro equilibrio, nel giornalismo sportivo odierno è una chimera. Freghiamocene e andiamo avanti, i conti si faranno alla fine come sempre.

Alla vigilia della delicatissima trasferta russa, l’Inter ha finalmente ritrovato il sorriso e la vittoria, due aspetti che vanno inevitabilmente a braccetto. La strada della rinascita è ancora lunga e tortuosa, guai a mollare la presa proprio adesso, sarebbe un suicidio che non possiamo permetterci. Soprattutto in Champions League, dove siamo costretti a guardare le altre dal basso alla faccia dei reali valori del nostro girone. Conseguenza di una gestione, la precedente, sfortunata e povera di risultati, pur senza un reale colpevole. Mi spiace molto per Gasperini, come professionista avrebbe meritato più tempo e, soprattutto, maggiore coerenza da parte di chi l’ha voluto ingaggiare. L’ennesima contraddizione degli ultimi mesi da parte di una società che fatica a ripristinare il proprio equilibrio interno.

Con Ranieri forse ha finalmente fatto una scelta sana, conservatrice, tutt’altro che progressista rispetto a Gasperini. Ma forse questa squadra ha bisogno di giocare all’antica, non certo di testare la propria duttilità ad altre modalità di gioco. Gasp ci ha provato, ma il rigetto è stato evidente, quasi irrimediabile. È il calcio, non è colpa di un allenatore né di una squadra: certi matrimoni non possono funzionare per loro natura anche a fronte di svariati tentativi. Quindi, mettiamoci tutto alle spalle e cerchiamo di ripartire nel modo giusto, proseguendo nel cammino iniziato al Dall’Ara. Per fortuna, non è troppo tardi per continuare a sognare.

 

P.S. - Non pretendo equilibrio dai media, ma dagli arbitri sì. Non faccio nomi, ma le direzioni di Bologna, Milano e Catania nell'ultimo turno mi lasciano perplesso. Samuel paga a caro prezzo una delle migliaia di trattenute dentro l'area di rigore. A Taiwo e Marchisio, già ammoniti, viene inspiegabilmente risparmiato il secondo giallo, macroscopico (mentre Ranocchia si becca tre giornate di squalifica per aver urlato in faccia all'arbitro quello che si meritava). Non oso pensare come sarebbero stati i risultati finali con decisioni più sensate. Ma, si sa, stiamo parlando di fuffa...

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Lun 26 settembre 2011 alle 16:10
Autore: Fabio Costantino
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