Mancano venti giorni esatti alla fine del calciomercato e da qui al 31 agosto i tifosi vivranno con il fiato sospeso, con le orecchie tese all’imminente notiziario sportivo e con gli occhi puntati sullo schermo del pc, in attesa della prossima esclusiva, della notizia ufficiale o del prossimo scandalo pronto a scoppiare. Tra la miriade di tifosi, quello più angosciato e preoccupato rimane quello dell’Inter: è una tradizione, è un marchio di fabbrica che ci portiamo dietro dai tempi più lontani. Ricordo poche estati tranquille, forse nessuna: persino quella post- triplete fu segnata dal terrore che potesse andarsene l’uomo simbolo di quel successo, Diego Milito, e il tutto mentre ci stavamo ancora riprendendo dal trauma dell’abbandono di Mourinho. Sì, fu un’estate difficile, come tante altre, come quella in cui fuggì Ronaldo o quella in cui vendemmo Ibrahimovic o quelle in cui rimanemmo senza allenatore da un giorno all’altro. Storia passata ma anche storia recente, anzi recentissima, mentre ti ritrovi a dover valutare per l’ennesima volta l’idea che il tuo campione, il trascinatore della tua squadra del cuore, possa partire.

Mi guardo intorno e penso: possibile che la curva non invocherà più il nome di Samuel Eto’o? Possibile che non esisteranno più cori per lui e che non vedremo più allo stadio qualcuno con la sua maglia? Domande che fino a poco tempo fa sembravano assurde e forse lo rimarranno, perché Samuel Eto’o potrebbe partire oppure no. Il calciomercato in fondo è difficile da pronosticare, è un gioco pazzo di voci, dichiarazioni e indiscrezioni che si inseguono, si smentiscono o si rafforzano l’un l’altra; finchè non c’è nulla di ufficiale non si può mai mettere la parola fine a nessuna trattativa. Intanto il tifoso attende impaziente, un po’ spaventato e un po’ spiazzato: mi chiedono se Eto’o se ne va davvero oppure no, mi chiedono come farà Moratti a rimpiazzarlo e come faremo senza un campione simile. Vorrei tanto avere tutte le risposte ma purtroppo non le ho: anche il più grande esperto di calciomercato usa sempre i “forse” e i “ma”, dosa le parole e vende sempre ogni notizia come ufficiosa e mai ufficiale.

Sembra che non tiri una buona aria in casa nerazzurra, sembra che si stiano allenando tutti con la valigia in mano, pronti a lasciare per la prima offerta appetibile e tanti saluti. In realtà non è così, anche se basta sfogliare le pagine di un qualsiasi quotidiano per capire quanto la tendenza sia sempre più generale: questo sport non gira più intorno a un pallone ma solo al denaro. Anche il recente scandalo intorno al calcio scommesse ci ha dimostrato ancora una volta che altri campioni hanno buttato all’aria dignità, professionalità e il loro buon nome truffando e ingannando i propri compagni, la propria società e tutti i tifosi. E per cosa? Per guadagnare ancora di più, come se i milioni non bastassero mai, come se non fosse già una grande soddisfazione sentire un intero stadio urlare il tuo nome o vedere un bambino indossare orgoglioso la tua maglia, il tuo numero sulla sua schiena.

Il recente scandalo e il possibile addio di Samuel Eto’o sono due fatti lontani anni luce tra loro, che non hanno nulla in comune, se nonché entrambi girano intorno al denaro. Se Eto’o se ne andasse  sarebbe l’ennesimo divorzio tra un immenso campione e una società che lo osanna ma che ha deciso di “sacrificarlo” in nome dei soldi, del Fair Play finanziario e degli affari.  Difficile pensare, per una romantica come me, che il calcio ormai sia solo questo; per me, che mi emoziono ancora quando vedo un bambino seguire la partita con il cuore in gola e che penso che coloro che non sono tifosi si stiano perdendo qualcosa, è difficile pensare che il calcio sia tutto qui. Allora mi guardo intorno e vedo che il calcio è anche fatto di persone come un certo Zanetti, che a 38 anni è ancora lì accanto agli stessi colori, che non si è lasciato tentare da prospettive diverse e forse da futuri migliori; ha avuto fiducia ed è stato ripagato, sappiamo tutti come è andata a finire e quante soddisfazioni ha raccolto. Voglio pensare che il calcio non sia fatto solo di tribunali, scandali e montagne di euro; non  voglio dimenticare la parte positiva, quella fatta dalle persone semplici come me, che spesso fanno di tutto per non perdersi un solo minuto della propria squadra del cuore. Il 6 agosto ho dovuto chiedere in un numero spropositato di bar dove facessero vedere la partita perché mi trovavo bloccata a Roma per un impegno improvviso. Ho girato decine di locali e mi sentivo rispondere che non sapevano che partita ci fosse, che la supercoppa non era affar loro. Poi finalmente ho trovato un bar, una tv e un cameriere disposto a cambiare canale: ho guardato la mia Inter in mezzo a un covo di romanisti e l’ho vista pure perdere. Ma uscita dal locale non le ho voltato le spalle, non ho pensato a cambiare squadra o a rinnegare i miei colori. Ho semplicemente pensato che  tanto avremmo avuto presto un’altra possibilità per vincere. Sì, perché in fondo mi fido di questo sport e delle innumerevoli possibilità di rivincita che offre: spero che qualcuno le sappia cogliere, spero che tra i buoni sentimenti e il denaro ci sia ancora chi sceglie i primi. Spero che sia così. Forse sono un’illusa, forse sono patetica o forse ho semplicemente ciò che serve più di qualsiasi altra cosa in questo momento difficile: un po’ di sana fiducia. 

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 11 agosto 2011 alle 12:00
Autore: Barbara Pirovano
vedi letture
Print