"È vero che gli italiani a luglio e agosto pensano al mare e al calciomercato. Ma dopo questa lunga astinenza, quando ripartiremo ci sarà ancora più passione. Con un vero rammarico: le porte chiuse. Senza l’affetto della gente sarà un’altra cosa. Però non si può fare diversamente". A parlare così è Paolo Rossi, intervistato dal Corriere della Sera.

Si potrebbe aspettare.
"Chi è chiamato a decidere avrà riflettuto bene sul da farsi. Non bisogna rischiare niente, la salute viene prima di tutto. Però i campionati vanno finiti".

Il 4 maggio le squadre dovrebbero cominciare gli allenamenti: non è presto?
"Certezze non ce ne sono. Siamo in balìa del virus e in questo momento ogni previsione rischia di essere azzardata o, peggio ancora, sbagliata. Se il calcio riparte, significa che stiamo tornando alla vita vera. Soprattutto che i sacrifici della gente chiusa in casa hanno portato dei benefici".

E il campionato come se lo aspetta?
"Non azzardo pronostici. Tre mesi o quasi senza partite potrebbero cambiare le gerarchie. Non i valori, che restano. Ma tanti fattori potrebbero incidere e condizionare la ripresa".

Per esempio?
"Banalmente la nuova preparazione. Oppure l’adattamento a giocare nel silenzio: qualche squadra riuscirà a trovare la concentrazione giusta, qualche altra farà più fatica".

Sezione: Rassegna / Data: Sab 18 aprile 2020 alle 10:18 / Fonte: Corriere della Sera
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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