Il Mazembe insegna, l’Inter impara. Moratti aveva chiesto ai suoi giocatori la massima concentrazione contro i coreani, a maggior ragione dopo la clamorosa sconfitta dell’Internacional di Porto Alegre, favorita per la vittoria del torneo, di fronte ai sorprendenti congolesi. Un risultato che ha smentito le perplessità di chi considera questa formula sin troppo ‘amichevole’ e di basso livello (vero Mancini?). Probabilmente Celso Roth, tecnico dell’Inter brasiliana, oggi non la pensa così. I giocatori nerazzurri non hanno preso sotto gamba l’impegno, tutt'altro che agevole, forse l’immediato infortunio di Sneijder ha dato loro la scarica adrenalinica per reagire alla prima difficoltà e li ha spinti verso il vantaggio di Stankovic. Nel complesso, al di là di un ritmo compassato frutto anche del risultato favorevole (precauzionale, considerata la riserva energetica limitata), la squadra ha controllato con sicurezza la reazione del Seongnam, confermando la propria superiorità tecnica e non patendo la freschezza atletica dell’avversario.

JOLLY SERBO - In pratica l’Inter ha giocato la prima partita del Mondiale per Club senza Sneijder (e probabilmente sarà così anche per la seconda), il cui infortunio repentino ha costretto Benitez a cambiare immediatamente il volto della squadra. A livello tattico, comunque, l’eclettismo di Stankovic ha permesso all’allenatore di non modificare l’assetto e l’inserimento di Thiago Motta ha irrobustito il centrocampo e gli ha dato geometrie ideali per controllare il possesso di palla. Avere a disposizione un giocatore come il serbo è un lusso: senza di lui, e con Coutinho out da tempo, Benitez avrebbe dovuto rinunciare al ‘creativo’ dietro le punte, obbligandosi a un 4-3-3 più quadrato e meno fantasioso. L’avanzamento di Deki invece, oltre a fruttare il gol dell’1-0, ha consentito all’Inter di proseguire il match con il 4-2-3-1 iniziale. Probabile, anzi scontato, che contro il Mazembe verrà confermata la formazione in campo dal secondo minuto in semifinale. L’unica variante, il rientro di Maicon al posto di Chivu, con Zanetti dirottato a sinistra.

L'IMPORTANZA DI AVERE MAICON - L’esterno brasiliano ieri avrebbe potuto demolire la difesa del Seongnam. Basti pensare che Zanetti, schierato al suo posto, ha trovato praterie davanti a sé (il gol del 2-0 ne è un chiaro esempio), campi aperti che il Colosso adora per le sue sgroppate. Non è detto che il Mazembe conceda tanto, ma tatticamente i congolesi non sono così evoluti e potrebbero distrarsi. Avere un ‘attaccante’ come Maicon, in tal senso, farebbe la differenza, sempre che il fisico lo sostenga per tutti i 90 minuti. Dall’altra parte lo stesso Zanetti è il giocatore ideale per costringere il diretto avversario a retrocedere il raggio d’azione. Chivu è più difensore e quando sale in avanti fatica a rientrare rapidamente al suo posto, esponendo la difesa a rapidi contropiede. Il capitano, invece, ha la a capacità di sostenere l’attacco e di non scoprire la retroguardia, facendosi sempre trovare al suo posto. Benitez sa bene che le fasce faranno la differenza, soprattutto se i congolesi faranno muro centralmente.

OCCHIO AI CENTIMETRI - In semifinale il principale appunto da fare ai nerazzurri è la distrazione sulle palle inattive: almeno in tre occasioni il Seongnam ha creato il panico nell’area di Julio Cesar, soprattutto sui cross mancini di Molina. Pur non essendo fisicamente prestanti, i coreani hanno anticipato spesso e volentieri i centrali dell’Inter, sfiorando di testa più volte il gol. Serve maggiore attenzione, non solo da parte di Lucio e Cordoba, ma soprattutto di chi va in area a difendere partendo da altre zone del campo. Sui calci piazzati si difende di squadra, non singolarmente, lezione da non dimenticare in vista della finale. Il Mazembe infatti è costituito da calciatori fisicamente prestanti. L’altezza media supera il metro e 80, quanto basta per alzare la soglia di attenzione sui cross e le palle inattive. La concentrazione deve dunque essere mantenuta ai massimi livelli, perché l’errore di presunzione dell’Internacional rimanga l’unica, grandissima sorpresa del Mondiale per Club.

 

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Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 16 dicembre 2010 alle 10:03
Autore: Fabio Costantino
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