Sarà anche entrato nell'età che porta al declino fisico un giocatore, ma la sua presenza, e soprattutto la sua assenza, continuano a farsi sentire sul rettangolo di gioco. Dejan Stankovic ha timbrato con il suo marchio a fuoco la semifinale di andata di Tim Cup, dimostrando di essere, nella crisi fisica generale, uno dei nerazzurri più in forma. Un gol magnifico quello arrivato allo scadere del primo tempo del match dell'Olimpico, conclusione di contro balzo di collo esterno destro, indirizzata là dove non batte il sole. Rete da cineteca, usando una locuzione calcistica cristallizzata, ma anche pesantissima, perché consente all'Inter di tornare a Milano e di attendere con più serenità la sfida di ritorno. Ma soprattutto le permette di guardare avanti, già dalla partita di sabato contro la Lazio, con più ottimismo, dopo 4 sconfitte nelle ultime 5 sfide disputate.
A griffare questo successo, dunque, è stato il Drago, che ha impreziosito con questa gemma una prestazione convincente. Il serbo ha lavorato molto a centrocampo e ha corso per aiutare anche i compagni degli altri reparti, confermando le sue qualità di jolly e una condizione fisica decisamente superiore rispetto ad altri nerazzurri. Un lusso, considerato il periodo di appannamento della squadra. Che Stankovic sia ancor oggi un elemento fondamentale per l'Inter lo dimostra la prestazione con gol annesso dell'Olimpico, ma anche quella sfortunata di Parma, in cui il centrocampista è stato il più pericoloso tra i giocatori interisti, sfiorando la rete due volte nel primo tempo (clamoroso incrocio dei pali sullo 0-0 con bolide da 25 metri abbondanti. Insomma, il serbo sta bene ed è il caso di insistere su di lui anche nelle prossime partite.
Si sente quando gioca, ma anche quando manca. Basti pensare alle due partite che hanno rovinato la stagione nerazzurra, il derby e l'andata dei quarti di Champions League. Nel primo caso, inspiegabilmente, Leonardo lo ha lasciato in panchina, mortificando così la sua dote di 'uomo derby' (palesatasi ieri, da ex laziale). Nel secondo caso è stata la sorte a toglierlo dai giochi, costringendolo a uscire per un infortunio nel primo tempo. Guarda caso, proprio lui, con una magia da centrocampo, aveva portato in vantaggio e illuso l'Inter. Due casi emblematici in cui il serbo, giocando 90 minuti, avrebbe potuto cambiare le sorti nerazzurre in questa stagione. Certo, anche lui è incappato in serate 'no', come la trasferta di Gelsenkirchen (nessuno però ha fatto meglio), ma più di una volta il suo contributo, anche in zona gol, è stato fondamentale per la squadra, anche in questa sfortunata stagione.
Esterno di centrocampo, vertice basso o alto del rombo, trequartista laterale: in pratica Stankovic, anche con Benitez e Leonardo (dopo Zaccheroni, Mancini e Mourinho), ha dimostrato di essere mister duttilità. Qualità che, anche nel calcio moderno in cui tutti devono saper fare tutto, pochi colleghi possono vantare. Lui, vicino al 33esimo compleanno, continua pertanto a essere un'eccezione nell'ambiente calcistico e l'Inter cerca affannosamente il suo erede, faticando non poco a trovarlo. Intanto Deki resta lì, sempre a disposizione della squadra, legato più che mai ai colori nerazzurri e disponibile al sacrificio nonostante la sua classe potrebbe permettergli di prendersi qualche pausa o lasciar correre compagni meno talentuosi di lui. Dopotutto, la sua personalità slava e il suo carattere battagliero gli impedirebbero di sedersi sugli allori. E tutti i tifosi nerazzurri continuano ad amarlo anche per questo.
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