Riprendere il cammino dopo un momento poco brillante. Non è semplice, ma gli splendidi tifosi interisti capiscono sin dalle ore preparatorie che serve essere compatti e uniti per ripristinare la vera Inter. L’elettricità del Napoli è un aspetto noto, l'avvio è come una contingenza dell'innatismo. In un certo senso Platone aveva ragione: alcuni principi dogmatici della conoscenza sono innati nelle menti umane. Nella traslazione al mondo pallonaro c'è quasi sempre la certezza che quando affronti il Napoli hai di fronte la stessa cornice. Possesso palla attivo e passivo, l'Inter si muove senza indugiare troppo. La base è quel dinamismo intenso che conduce entrambe le squadre a qualche errore di troppo. La pressione s'intravede in quel coraggio energico nella costruzione di pericoli. E l'avvio è foriero di situazioni interessanti perché Meret è costretto a salvare in due occasioni, su Darmian e su Lautaro. I nerazzurri cercano di prendere in mano le chiavi dell'impostazione legittimando il controllo. La panoramica è la costruzione di Inter e Napoli che nei primissimi minuti si studiano, si pizzicano, si stuzzicano, scaturendo qualche presupposto tra le linee. Il centrocampo interista è in moto perpetuo.

SITUAZIONE PERFETTA: TIMBRO DEL VANTAGGIO. Tutto parte da un lancio di Sommer, poi un colpo durissimo di Oliveira su Barella, la prosecuzione dell'azione che è quasi naturale. Si parte da destra, si arriva da sinistra. Quell'istante che i nerazzurri hanno afferrato per togliere dal tavolo del dubbio ogni permanere inopportuno. Bastoni-Darmian, costruzione supplettiva e stoccata del vantaggio. Ebbene, il kairos è quel tempo opportuno nel tessere la tela del vantaggio. La deduzione logica è quasi innata. Le difese avversarie, mal posizionate nell'ondeggiar della manovra interista, sono costrette a sbandare, a soccombere. Ancora una volta, accade anche al Napoli. L’arte della lotta raffinata è un piacere suscitato da emozioni forti. Scaturite dall’intensità realizzativa di un’Inter che sa quel che vuole e se lo sta andando a prendere con forza vigorosa e dinamismo calcolato. Ma il Napoli reagisce con entusiasmo e serve un grande salvataggio di Calhanoglu in scivolata a salvare la porta di Sommer dopo l'inserimento di Lobotka.

RIPRESA TEMPORALE. TRA INERZIA E REAZIONE. Il mondo ideale è qualcosa che si può contemplare. I nerazzurri comunicano tra loro, in modo bidirezionale, attraverso il verbo empirico della materia grigia. Su cui i nerazzurri costruiscono candide sicurezze contro il blando ondeggiar confusionario della banda di Calzona. Ma all'improvviso si scatena la reazione, più che altro assai confusionaria nel suo principio. Linearità spezzata, separazione tra tempo occupato e imminenza. Quando inizia la ripresa i nerazzurri certificano l'approccio molto aggressivo, ma i partenopei impostano una costruzione più dinamica e Kvara trova qualche tassello in più per farsi notare. Le emozioni caldeggiano all'orizzonte un piacevole entusiasmo. Le labbra dei tifosi napoletani riprendono vigore al piegarsi alle vibrazioni esplosive del tap-in di Juan Jesus (la solita e consueta legge dell'ex viene promulgata ancora una volta), che rimette la sfida in parità. E' un richiamo della speranza, un ausilio dopo la reazione costante e progressiva. La gestione in partite come queste è complicata e all'Inter nel finale non riesce il consueto esercizio tecnologico dell'andamento evolutivo. Ora la sosta per ricaricare le pile verso la conquista del sogno.

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Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 18 marzo 2024 alle 08:00
Autore: Niccolò Anfosso
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