Figlio di Peleo e Ftia, Achille era un semidio tra gli umani. Indistruttibile, non c’era modo di sconfiggerlo in battaglia perché punti deboli non ne aveva. Tranne uno, il tallone. Al punto che un dardo avvelenato scagliato dall’arco di Paride, colpendolo proprio in quel punto, gli costò la vita. Indistruttibile sembrava anche lui, il capitano, Javier Zanetti. Un semidio dal punto di vista sportivo, perché alla soglia dei 40 anni è disumano correre più dei ventenni. Nulla sembrava in grado di metterlo k.o., ma la realtà si è palesata diversamente. Non il tallone, ma poco più in alto si è scoperto il suo punto debole. Il tendine d’Achille, non a caso, gli costerà un lungo stop. Ma rispetto al mito greco, Pupi tornerà, perché una leggenda non può concludersi così, dopo 17 minuti di una partita inutile. E il sostegno del popolo nerazzurro, e non solo, lo spingerà verso una guarigione che tutti gli augurano.

TENDINE FATIDICO - Il tendine d’Achille, una formazione di natura connettivale fibrosa, meglio conosciuto come tendine calcaneale, in casa nerazzurra sta mietendo più vittime di un’epidemia influenzale. Oltre alle sofferenze, causa infiammazione, patite da Stankovic e Samuel, tutt’ora fuori gioco, a pagarne la fragilità sono stati Mudingayi e oggi Zanetti. Roba da indagine dell’FBI per quanto insolita. Ma quest’anno non ci si può più sorprendere di nulla dal punto di vista medico. In 9 mesi l’infermeria nerazzurra ne ha viste di tutti i colori, anche se sull’abdicazione del capitano i bookies avrebbero concesso quote a cinque zeri. Amen, al fato, come i miti greci sostengono da secoli, non ci si può opporre.

EFFETTO DOMINO - Giusto una capatina per capire che aria tira e poi di nuovo fuori. In estrema sintesi, questo è quanto accaduto nel giro di una settimana. Superando il Parma l’Inter ha rimesso il naso in Europa (quella di un dio minore, chiaramente), salvo poi uscirne dopo lo scivolone di Palermo, il 13esimo in campionato. Bilancio traumatico, numeri da impallidire. Eppure non c’è nulla di nuovo sotto il sole, perché l’andazzo probabilmente non cambierà e l’ipotesi di riposare tutti i giovedì della prossima stagione assume contorni sempre più netti. Settimo posto, dice la classifica. E domenica si va a Napoli, senza il capitano e con la speranza di evitare una brutta figura. Perché oggi sembra questa la migliore aspettativa in casa Inter, dove l’effetto domino continua ad abbattere tutti, senza distinzione di età, nazionalità, qualità e conto in banca.

LA BARBA CHE TRADISCE - Il Palermo vince 1-0 senza strafare, basta un golletto concesso gentilmente da Silvestre per continuare a sognare la salvezza. Le motivazioni hanno fatto la differenza, si dice in questi casi. Anche se in realtà sono molti altri i fattori che hanno portato all’ennesima sconfitta nerazzurra, pur dopo un secondo tempo più propositivo ma sterile. Stramaccioni contava sul fatto che, pur navigando nelle difficoltà, i suoi dimostrassero di essere più motivati dell’avversario. Non è andata così, il copione sembrava già scritto. Lo stesso allenatore, pur sostenendo il contrario, sembra non credere più di tanto alle parole di rivalsa che distribuisce davanti alle telecamere. Quella barba incolta, proprio lui che è molto attento al look, tradisce idealmente un momento di grande stanchezza e sfiducia, lo stesso che palesano i suoi giocatori in campo. Il futuro è Napoli, chiaramente. Quello dal 30 giugno in poi è ancora tutto da scrivere.

Sezione: In Primo Piano / Data: Dom 28 aprile 2013 alle 21:04
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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