"Io più di tutti Mario l'ho vissuto in prima persona. Perché non tutti probabilmente lo ricordano, ma io e Mario vivevamo insieme quando giocavamo all'Inter. Stavamo in Porta Romana, nell'abitazione di una signora, vedova: dormivamo in una grande stanza con due letti, poi mangiavamo al ristorante. Parlava poco, ma poi picchiava dentro sempre la sua battutina scherzosa, velenosa". Comincia con queste parole il ricordo di Aristide Guarneri, che ai microfoni di Inter.it racconta Mario Corso, scomparso nella giornata di oggi: "Durante gli allenamenti Herrera era intransigente con tutti, non potevi rallentare. Poi è vero, non aveva la fisicità di Jair o Facchetti, ma a suo modo Corso era sempre avanti agli altri: lo era grazie al suo cervello e al suo sinistro. Glielo dicevo sempre: con lui la palla arrivava a destinazione con un passaggio anziché con due. Negli ultimi 40 metri illuminava il gioco, letteralmente".

Impossibile non ricordare le magiche punizioni di Mariolino: "Ne avevamo di gente capace di battere le punizioni: pensate solo a Suarez, ad esempio. E considerate sempre come erano i palloni che usavamo a quell'epoca, specialmente quando erano bagnati. Ma quando c'era un calcio piazzato, Mario arrivava: si avvicinava sornione al punto di battuta e poi dipingeva. Come contro il Liverpool". 

VIDEO - ADDIO MARIO CORSO, IL PIEDE SINISTRO DI DIO

Sezione: Ex nerazzurri / Data: Sab 20 giugno 2020 alle 16:49 / Fonte: Inter.it
Autore: Stefano Bertocchi / Twitter: @stebertz8
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