Tutti vogliono restare all'Inter. La hit del mercato estivo risuona da Belo Horizonte a Milano, passando per la Polinesia e Ibiza, con un ritornello che viene declinato in tutte le lingue del mondo da ogni componente o quasi della rosa di Antonio Conte.

Se Mauro Icardi e Ivan Perisic finora hanno mandato messaggi privati a Suning circa la loro volontà di restare in nerazzurro, Radja Nainggolan si è esposto pubblicamente poche settimane dopo aver mandato in Paradiso la Beneamata grazie al tap-in Champions messo nel sacco nel match decisivo contro l'Empoli: "Di mercato non parlo, io sono sempre stato in una squadra per tanti anni e sarebbe strano se andassi via dall'Inter dopo una stagione. Ho tre anni di contratto, per cui sono tranquillo". Presa di posizione netta, quella del Ninja, che a partire dal ritiro di Lugano dovrà passare dalle parole ai fatti nel tentativo disperato di far cambiare idea al nuovo allenatore, che lo ha messo nell'elenco dei sacrificabili con il benestare di Beppe Marotta.

La shortlist dei giocatori con la valigia in mano presenta anche il cognome di Perisic, giocatore non nuovo a questo tipo di scenario: dal suo arrivo nel 2015, infatti, non ci sono stati estati o inverni in cui il croato non si sia trovato nella condizione scomoda del 'partente', con annessi tira e molla che hanno crollare di volta in volta il suo senso di appartenenza agli occhi del popolo del cielo e della notte. La storia si sta ripetendo per l'ennesima volta, ma rimane difficile prevedere se l'epilogo sarà lo stesso degli anni precedenti: quel che è certo è che l'ex Wolfsburg ha posto delle condizioni molto esclusive relativamente al suo addio. Premier (club di alto lignaggio) o niente: è notizia di pochi giorni fa il suo gran rifiuto ai 40 milioni di euro in tre anni messi a disposizione dallo Shanghai Shenhua. Un modo per dire che il divorzio non è per nulla scontato neanche questa volta, con la patata bollente che finirà nelle mani di Conte che – in terra svizzera – parlerà con il giocatore per capire le reali intenzioni del ragazzo e in un secondo momento la reale l'adattabilità al ruolo di quinto di centrocampo.

In Canton Ticino risponderà presente al primo suono della campanella pre-stagionale anche Maurito, ufficialmente separato in casa dopo l'atto di insubordinazione antecedente alla trasferta di Vienna. Senza la fascia di capitano al braccio, l'argentino è diventato un corpo estraneo al gruppo, un asset svalutato a tal punto che la nuova guida tecnica ha ammesso di non essersi messo in contatto con lui prima del suo insediamento: "Non l'ho sentito, mi sto immergendo ora nella nuova atmosfera e nella sfida", le parole pronunciate da Conte durante l'intervista esclusiva alla BBC. Nella quale ha fatto trasparire freddezza nei confronti di un giocatore che solo un anno fa la dirigenza, nella persona di Alessandro Antonello, definiva 'pedina fondamentale'. "Lavoreremo molto duramente per prendere le migliori scelte perché il club è la cosa più importante, nel presente e nel futuro", la pietra angolare posata da Conte lo scorso 31 maggio e che sorregge tutto il nuovo edificio nerazzurro.

Il noi – è evidente – viene prima dell'io: chiunque voglia aderire al nuovo progetto deve tenere fede a questa legge. Le new entry sembrano avere capito che 'c'è solo l'Inter', pur avendolo dimostrato in modi diversi: Godin l'ha provato tagliando i ponti con un passato a cui era legato corpo e anima, Sensi mostrando la sua felicità per 'essere uno di voi', e infine Lazaro che è arrivato (anche) grazie alla benedizione di Conte. Un minimo comune denominatore che mette sullo stesso piano nuovi e vecchi giocatori del gruppo, compreso quel Joao Miranda che - dopo aver conquistato la Copa America con un importante cammeo nella semifinale contro l'Argentina – ha spiegato che vorrebbe scrivere un nuovo capitolo della sua carriere a caratteri nerazzurri: “Credo che si parli tanto di me, ma ora sono all'Inter – le parole rilasciate a TMW dal centrale 34enne -. In tanti parlano non conoscendo la mia volontà. Quando terminerà la competizione parlerò con la dirigenza per sapere se vogliono trattenermi. Restare sarebbe una buona opzione. Penso che l'Inter stia crescendo e mi piacerebbe far parte di un'Inter vittoriosa".

L'ultima frase è esemplificativa rispetto a questa nuova tendenza che si respira attorno all'Inter: nessuno vuole andarsene perché c'è il rischio di perdersi qualcosa di intrigante. Da Icardi in giù nessuno vuole lasciare il proprio posto in rosa a un altro giocatore. In gioco ci sono ambizioni, rivincite personali ma anche ripicche. Ecco perché il tormentone 'Tutti vogliono restare all'Inter', alla lunga, potrebbe finire per annoiare i tifosi.

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Sezione: Editoriale / Data: Gio 04 luglio 2019 alle 00:00
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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