''Forse questa sarà la mia ultima stagione all'Inter, sicuramente. Finché sarò qui, però, darò il massimo''. Walter Samuel è così. Poche parole, tanti fatti. In tutti questi anni in nerazzurro, le interviste si contano sulle dita di una mano, in numero inversamente proporzionale a quello dei titoli vinti.

Con la casacca nerazzurra, The Wall ha conquistato tutto quello che si poteva conquistare, sempre da protagonista e senza mai una polemica. Contro il Sassuolo è servito ancora lui, logoro e usurato da mille battaglie. Uno dei pochissimi reduci del Triplete, ripescato da Mazzarri che quasi se lo sentiva. Perfetto dietro a comandare la difesa a tre con Rolando e Juan Jesus, decisivo davanti con quella capocciata terrificante che ha spaccato la porta di Pegolo e ha consegnato alla sua squadra quei tre punti che mancavano dal 22 dicembre. Sempre in quella porta aveva segnato Palacio – di tacco – al Milan, scena identica all'ultimo gol di Samuel nel derby d'andata dell'anno scorso. Da Abbiati a Pegolo, passando per infortuni e acciacchi vari.

Il suo ko fu il primo colpo pesante subito da Stramaccioni, che senza il Muro smarrì parecchie certezze. Una storia che si ripete dal novembre 2010 quando, con Benitez in panchina, il ginocchio dell'ex Boca Juniors fece crac. L'inizio della fine per l'Inter campione di tutto, non a caso.

Adesso Mazzarri potrebbe avere una sicurezza in più da qui alla fine dell'anno, poi si vedrà. Il posto di Walter potrebbe essere preso da Nemanja, un altro mostro sacro del calcio europeo. Magari non più giovanissimo, ma il rapporto qualità-prezzo parla chiaro: Vidic a zero è un affarone.

Intanto, riecco Samuel. Quello che darà tutto fino alla fine e che non avrebbe accettato di buon grado il trasferimento a Firenze nonostante il biennale proposto. Walter è uomo vero, uno di quelli che tanto piacciono ai tifosi. Uno che, appena Webb segnalò il tempo recupero al tramonto della finale di Champions, a Zanetti che gli diceva in lacrime che era fatta, lui rispondeva: ''Giochiamo, ancora non è finita: mancano tre minuti!''.

Adesso lo diciamo noi: non è finita, giochiamo ancora insieme Walter! Per i saluti c'è tempo. Godiamocelo per altri tre mesi e mezzo. Poi potremo piangere ed essere fieri di averlo avuto con noi per tutti questi anni.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 11 febbraio 2014 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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