Un'Inter made in China. Suona strano, ma si può. Ormai sono mesi che spulciamo tutti i dettagli del canale diretto con l'Oriente, la nuova via di casa Inter. Una via battuta già anni fa e diventata bollente negli ultimi mesi. Il viaggio di Massimo Moratti a Pechino per il discorso stadio, l'incontro con Meng Fengchao della China Railway Construction. E adesso, la realistica prospettiva di un'entrata in società con quote dedicate (naturalmente in minima parte) di azionisti e investitori cinesi. Il progetto esiste, è realistico. Ma naturalmente futuribile. Moratti non ha mai chiuso la porta a questa prospettiva, anzi. Si va sempre più verso un'apertura, perché in Cina hanno fame di investimenti nel calcio (Drogba e Lippi, due costosi esempi recenti) e il progetto stadio potrebbe concretamente allargarsi anche a un ingresso in società.

Un discorso ancora da affrontare nei dettagli specifici, ma che rientrerebbe in un'ottica futuribile. In linea o di poco successiva rispetto ai tempi di progettazione e costruzione definitiva dello stadio di proprietà, ovvero oltre il 2015. Ma Massimo Moratti ci sta pensando, perché il discorso rientrerebbe in quello legato al Fair Play Finanziario: investimenti più sani per un'Inter con un bilancio in regola, autogestita e determinata a puntare sui propri giovani senza rinunciare a spendere, ma con razionalità e conti a posto. Perché qui si ride e si scherza, ma mentre il Paris Saint-Germain tra poco arriverà a comprare anche la Luna, sono falliti i Glasgow Rangers. Non proprio una società dilettantistica. L'idea è quindi di avere nel giro dei prossimi anni un'Inter sana, con i conti in regola, uno stadio di proprietà che garantisca entrate e movimento di marketing, e magari azionisti esteri che possano aiutare. Massimo Moratti vuole consegnare al figlio Angelomario una società a posto. Il progetto del futuro è questo, l'Inter dei Moratti, più avanti di Mao (guarda caso, con la Cina qualcosa ha a che vedere...), senza problemi di natura economica. Per il bene dell'FC Internazionale.

A proposito di Paris Saint-Germain, di conti in tasca e di vivaio. Mentre l'Inter pesca la vincente tra Hajduk Spalato e Skonto (rispetto massimo, ma si deve passare il turno) con il quasi obbligo di arrivare più in fondo possibile in Europa League per coprire la perdita da 30 milioni della mancata Champions, ormai Mino Raiola si allontana sempre più dall'Italia. Anche Zlatan Ibrahimovic lo ha portato via, Robinho non ancora, Ely e Innocenti in prestito: il Milan lo sta tirando fuori dai propri progetti, come fece l'Inter qualche anno fa, sbarazzandosi oltre che di Maxwell e Ibra prima, anche di Balotelli e Kerlon Foquinha (!) poi. Eppure, per Mino con l'Inter non è ancora finita. Perché nella Primavera scudettata nerazzurra che si è riunita da poco agli ordini di Bernazzani c'è anche Adama Guidiala: attaccante, classe '95, proprio Raiola lo definisce il nuovo Balotelli e lo ha nella propria scuderia dopo che Casiraghi (sempre lui) lo ha scoperto per l'Inter. Nel giro dei prossimi anni (forse non già quest'anno in Primavera, si valuterà) potrebbe esplodere, con Raiola il rapporto si è rasserenato da qualche tempo, seppur con la consapevolezza che certe operazioni sono ormai inarrivabili. Occhio però a Guidiala, perché se Balotelli fu preso con un colpo di coda di Ibra - chiamò Raiola, gli segnalò SuperMario e il buon Mino arrivò lesto a prenderselo -, adesso l'Inter dovrà gestire e proteggere il proprio talento. E potrebbe non essere l'unico. Insomma, con Raiola - l'uomo del momento - non è ancora finita.

È del tutto finito, almeno per adesso, il giochino delle società che corteggiano Andrea Ranocchia. Non tutte come il Torino che lo ha chiesto con cortesia e con altrettanta gentilezza ha sentito rispondere 'no, grazie'. Perché Antonio Conte lo ha corteggiato via sms per la sua Juventus puntando sui tempi di Arezzo. E lì è arrivata la prima chiusura netta dell'Inter. Negli ultimi giorni l'idea è passata per la testa del Milan, a stretto contatto con Tullio Tinti, agente del difensore umbro ormai di casa in via Turati. L'Inter però si è fatta sentire ancor prima che al Milan venisse in mente di sondare concretamente il terreno: Ranocchia si è presentato in ritiro in formissima, con una voglia di spaccare il mondo senza precedenti. E Stramaccioni ha deciso di tenerlo e puntarci. È la sua grande occasione. Naturalmente, tutto però ha un prezzo: se arrivasse uno sceicco con 18 milioni se ne parlerebbe. Non di certo intenzioni valide per Juventus e Milan. Parole, non fatti. Parole fastidiose, uno strano assedio fumoso. E a proposito di sceicchi, è naturale pensare proprio al Paris Saint-Germain: per adesso, Ancelotti si gode Alex-Thiago Silva, la sua coppia dei sogni, e tiene Sakho prima alternativa. L'Inter è ben felice e si tiene Ranocchia. Vale anche per Sneijder, solo voci russe. E da parte sua una voglia di mettersi a disposizione quasi inedita dal 2010 a oggi. "Con sms, voci e idee non si comprano i giocatori", direbbe Mourinho. Magari, tra qualche anno glielo spiegheremo anche in cinese...

Twitter: @FabRomano21

Sezione: Editoriale / Data: Sab 21 luglio 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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