La maledizione si è finalmente spezzata. Dopo centocinque giorni, l'Inter torna a vincere in trasferta. Mancava esattamente da quell'8 novembre del 2012 in cui con un netto 3-1 si impose sul Partizan Belgrado. Era stato l'ultimo episodio di un incredibile record di 10 vittorie esterne: da lì in poi la miseria di sette sconfitte e un pareggio. Perché nel calcio i precedenti contano eccome: non sono numeri fini a se stessi, esistono cicli che si aprono e cicli che si interrompono. Questo finalmente, è stato interrotto. E forse la notizia arriva nel momento migliore: a pochi giorni dal derby e alla "vigilia" di un ricchissimo ciclo di partite che stabilirà gran parte degli esiti di questa stagione calcistica. Forse Stramaccioni aveva fatto qualche calcolo, decidendo di non approfittare del piccolo turnover a disposizione. Pronti via, in campo con l'artiglieria pesante: dentro Cassano, Palacio e Guarin. Tutti dall'inizio, per chiudere la pratica rapidamente.

E la pratica, vuoi per l'ampio divario tecnico con l'avversario, vuoi per giocate importanti di alcuni singoli, è stata davvero risolta in 45'. A sbloccare la sfida ci ha pensato Ricky Alvarez, il giocatore più atteso alla vigilia. Con un mix di tecnica, visione di gioco e rapidità di esecuzione ha dato il là al primo gol di Guarin, facendo impazzire tifosi e addetti ai lavori. Quante volte ce lo siamo sentiti dire a scuola: il ragazzo ha le potenzialità ma non le sfrutta. Ecco, Stramaccioni adesso potrà contare su un calciatore motivato con qualità importanti nel momento più caldo della sua gestione. Oggi, prima della gara, ho riepilogato in poche righe quest'anno e mezzo in nerazzurro dell'argentino a Milano. Ho scomodato una canzone del buon Francesco De Gregori, paragonandolo a quel "Nino che aveva paura di tirare un calcio di rigore". Per scaramanzia non avevo tirato in ballo il verso che fa: "Nino capì fin dal primo momento, l'allenatore sembrava contento e allora mise il cuore dentro alle scarpe e corse più veloce del vento". Già, per correre più veloce del vento Ricky dovrà fare molto di più. E chissà se proprio il derby non possa essere la rampa di lancio definitiva. Difficile parlare adesso di vera e propria consacrazione, ma una prova di fiducia del genere, in un momento del genere, serviva come il pane.

Purtroppo però non sono mancate, oltre alle tante note positive - tra cui non posso non citare la prestazione del ritrovato Pereira - le consuete "batoste dall'infermeria". Un abbonamento che nessuno ha sottoscritto ad Appiano Gentile, ma che ancora oggi continua a rinnovarsi. Stavolta è toccato a Ranocchia: una distorsione, forse un coinvolgimento del menisco. Una notizia che non ci voleva: per il derby dovrebbe essere quasi certamente forfait. Ecco che allora le alternative sul piatto di Stramaccioni diventano tre: Chivu, Cambiasso e Silvestre. L'ultima è una di quelle che convince meno: l'ex Catania nelle sue ultime uscite ha dimostrato di non giocare con tranquillità. Rischiarlo contro il Milan di Balotelli, El Shaarawy e Niang sembra un azzardo. Prende quota l'ipotesi di un arretramento di Cambiasso sulla linea dei difensori o il ritorno di Chivu in campo (condizioni fisiche da valutare).

Una doppia sfida - quella col Cluj - fisicamente parlando maledetta viste le perdite di Milito e di Ranocchia, ma che consolida la fiducia della società in Stramaccioni. Lui la pressione la sentiva eccome e l'ha tirata fuori proprio quando Guarin ha insaccato il pallone nel sacco: un esultanza in modalità "impresa". Un urlo, che ha ricordato i tempi in cui #stramala era uno degli hashtag più popolari di Twitter. Un derby con due squadre dal morale decisamente alto (Milan favorito), una partita fondamentale che giocherà un ruolo chiave nella corsa al terzo posto. La panchina sicuramente non cambia a prescindere dall'esito della stracittadina, ma figure come quelle di Firenze non si tollereranno più dalle parti di corso Vittorio Emanuele.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 22 febbraio 2013 alle 00:05
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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