Finalmente possiamo sorridere e tornare a gioire. Finalmente sprazzi di vera Inter, a conferma che l'aria d'Europa è un toccasana quantomai prezioso per la compagine di Claudio Ranieri, che centra la terza vittoria di fila contro un Lille frizzante sì, ma che si è fermato alle bollicine senza mai stapparsi veramente. Sprazzi positivi, dicevamo, quasi a ritmo di tango visti i protagonisti della serata: Walter Samuel si è nuovamente caricato sulle spalle la difesa dopo l'infortunio che lo ha tenuto fuori, Diego Milito ci ha fatti prima dannare poi gioire, Mauro Zarate ha illuminato con una prestazione dalla generosità incommensurabile che viene poco sottolineata. Proprio Maurito dev'essere l'emblema dell'intento dell'Inter: azioni palla al piede, assist, inserimenti, aiuti al centrocampo, tunnel d'alta scuola, sacrificio. Ranieri ha saputo educare il Pibe di Haedo che continua a essere titolare e - zitto zitto - ha saputo togliersi l'etichetta di bulletto diventando un giocatore ordinato con lo spunto del talento di strada che per nostra fortuna non ha perso. Diamogli tempo e diventerà un secchione.

E finalmente Milito, dicevamo. Quanto ci ha fatto imprecare il Principe, prima la sfortunata traversa poi il gol clamorosamente divorato, eppure il Diego in formato Champions ha sempre un aspetto diverso. Ti sembra a primo impatto più fresco, più pimpante, meno stanco e più voglioso di far bene. E' straordinario vedere quanto impegno ci ha messo per centrare quella maledetta porta, la sua caparbietà è stata ricambiata con la giusta moneta. Ma meritano un applauso i nostri straordinari tifosi - in generale chi era presente perché l'Inter non va mai lasciata sola, e nello specifico la meravigliosa Curva Nord che ha fatto risuonare il nome di Milito con insistenza proprio quando il baratro sembrava raggiunto - perché hanno rialzato il Principe con i loro boati. Questo significa lottare tutti insieme, il pubblico di San Siro è diventato maturo. Non fischia più, ma sostiene. Un altro passo in avanti che ci consente di guardare con fiducia al futuro.

Inutile applaudire anche Walter Samuel, uno che sputa sempre il sangue prima di arrendersi. Sarei curioso di vedere questa difesa tanto accusata protetta da un centrocampo fresco e giovane, nel quale può poi ovviamente trovare spazio al massimo un senatore per equilibrare la mediana. Ecco, io questo nomignolo lo avrei. E per lui, consentitemi un applauso speciale anche se sarà la ottocentesima volta che lo ripetiamo. Javier Zanetti è un giocatore eterno. E' semplicemente infinito. Ieri il nostro capitano - quello che non sputa e non si fa espellere, non simula e non scalcia gli avversari - correva come un ragazzino su quella fascia che lo ha visto crescere e macinare chilometri quando di anni ne aveva venti. Moussa Sow è ancora a San Siro a cercare di toccare mezzo pallone, Eden Hazard ha preferito cambiare fascia ogni tanto per non vedere la propria quotazione da 40 milioni scemare di fronte a un 38enne che sembra abbia rubato l'elisir di lunga vita a qualche potente divinità. Javier ha difeso, ha attaccato, ha coperto, ha dimostrato per l'ennesima volta che alla sua età sa fare (anche) il terzino molto meglio di tanti altri. E, non dimentichiamolo, ha piazzato un assist a Milito che merita da solo un applauso lungo novanta minuti.

E proprio lui, Zanetti, era stato l'ultimo ad arrendersi nel piatto secondo tempo giocato contro la Juventus. Godiamoci adesso il nostro capitano ragazzino perché lo rimpiangeremo, è lui l'uomo giusto a cui affiancare giovani di valore. E a proposito di tango, di argentini e di giovani, finalmente ho sentito gli applausi di San Siro per Ricardo Alvarez. L'ennesima nota lieta di una serata tranquilla e colma di fiducia. Ricky ha dribblato, ha mostrato qualità, ha persino sfiorato il gol e fornito un quasi-assist interessante. Lasciamolo progredire, non disintegriamolo solo perché Gasperini lo ha fatto giocare da esterno destro contro il Trabzonspor e lui, alla sua prima gara in Champions, non ha proprio brillato. I talenti, specialmente se provenienti da altre realtà, vanno inseriti con calma e in condizioni favorevoli. Parliamoci chiaro, oggi Alvarez non è un giocatore in grado di vincere una partita da solo, ma se sostenuto e coccolato come San Siro ha fatto questa sra, può diventare molto presto un elemento importante. E ricordate che lo sponsorizza Javier Zanetti, proprio lui, il capitano al profumo d'infinito che ha ballato ancora una volta il tango. Magari fossero tutti eterni come lui, ma non distruggiamo il futuro con le nostre mani. Abbiate fiducia, non ve ne pentirete.

Sezione: CALCI E PAROLE / Data: Gio 03 novembre 2011 alle 00:44
Autore: Fabrizio Romano
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