Quando l’arbitro Valeri fischia tre volte, l’Inter ricomincia a respirare: sono terminati i quindici minuti di forcing del Chievo e soprattutto è finito il gennaio, il mese horribilis nerazzurro. La banda di Mancini torna a vincere grazie al ‘solito’ 1-0, con il nono centro stagionale del capitano Icardi. La voglia di sbattersi di Maurito, la sua corsa a tutto campo e i suoi movimenti sembrano per la prima volta in stagione materia di studio per i compagni che spinti dalle movenze del Nueve pressano e provano a colpire in tutti i modi Seculin, esordiente con l’atteggiamento da veterano. La squadra gioca i primi minuti con atteggiamento rabbioso, vuole spaccare la porta. Il Chievo farà un tiro in tutta la partita e non centrerà nemmeno lo specchio della porta. E’ un assolo nerazzurro, che poteva finire in goleada ma che si è semplificato ad un solo gol (il tredicesimo risultato arrivato in questo modo in stagione) per la grandissima prova di Seculin. Un ottimo segnale dai personaggi più discussi: Icardi e il gruppo Inter, che si era detto pronto a sfaldarsi ma che invece risponde compatto. E prova a rilanciarsi all’inseguimento della Fiorentina, di un punto sopra i nerazzurri. 

 

PAROLA ALLA DIFESA - Si continua a parlare di Geoffrey Kondogbia. E’ lui l’osservato speciale di ogni partita dell’Inter. E’ innegabile: i 30 milioni del suo cartellino sono un macigno, ci si aspetta da lui l’ira di dio ad ogni match. Eppure San Siro ha mugugnato il francese, ad un certo punto: l’ex Monaco ha invece giocato una buona partita; imprecisa, sì, ma intelligente. Nella mente di tutti risaltano i due tiracci del Kondo del primo tempo: due conclusioni che non hanno minimamente impensierito Seculin, anzi, così come alcune situazioni di gestione della palla sono risultate farraginose. Eppure c’è molto di buono nei 90’ di Kondogbia: innanzitutto il modo che ha il francese di proporsi per il passaggio. Chiunque abbia palla, Kondo fa di tutto per smarcarsi e risultare libero. Non riesce a giocare la sfera con la stessa efficienza perché non ha nessuno (ribadiamo: nessuno) che si muova senza palla attorno a lui. Quindi prova le sgroppate in mezzo al campo, con risultati alterni. Un’altra peculiarità del francese è il farsi trovare sempre al posto giusto: in ogni situazione di calcio da fermo, è proprio lui ad andare a chiudere sul secondo palo, in attesa di una spizzata o di una palla vagante da ribadire in rete. Così ha segnato a Torino e avrebbe potuto timbrare anche ieri, se un paio di traiettorie si fossero rivelate un po’ meno imprevedibili. La sensazione rimane sempre la stessa: il francese sta assemblando i pezzi calcistici e culturali di una realtà non sua e l’apprendimento sta durando più di quanto previsto. Ma adesso che si pensa al 4-3-3, con un giocatore come Eder o Perisic dalla sua parte, tutto può essere in discesa per l’affermazione di Kondogbia a Milano. 

 

YUTO: L'ASSIST, E POI? - Nagatomo ha vissuto una partita a due facce: da una parte l’assist vincente ad Icardi (più un altro pallone splendido che lo stesso Maurito ha spedito sulla traversa) dall’altra una serie infinita di piccole sbavature che potevano costare carissimo all’Inter. L’aspetto che salta all’occhio è la mancanza di spinta del giapponese: a più riprese Miranda ha invitato il compagno a salire, con il Chievo rinculato nella propria metà campo e - di conseguenza - ampie praterie per le sgroppate del numero 55. Ma niente, il suo modo d’offendere è partire con qualche secondo di ritardo, con il risultato di interferire nel flusso dell’azione, trasformandola in artificiosa. Spesso - come vuole Mancini - si cercava lo scarico sull’esterno, e se da una parte Alex Telles si è dimostrato abile nel dribbling e nel cross, Nagatomo - che pur rimane uno dei fedelissimi del tecnico iesino - zoppica. In fase difensiva, poi, ha ballato non poco: per ultimo il modo in cui ha lasciato Mpoku nell’ultima azione della partita, dimenticandosi di seguirlo e lasciandolo libero di tirare in porta. Miranda ha chiuso tutto, ma sarebbero potuti essere dolori. Quindi, chi sono i terzini definitivi dell’Inter? D’Ambrosio scalpita perché sa di potersi giocare l’Europeo, così come Santon. Telles al momento sembra quello più in forma, mentre Nagatomo è quello prediletto per eseguire il compitino tattico. Mancini ha ampi margini di scelta, ma quanto gioverà il continuo ruotare degli uomini dietro? 

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 04 febbraio 2016 alle 08:15
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
vedi letture
Print