Onestamente, l'approccio dell'Inter alla partita dell'Allianz Riviere è stato preoccupante. Troppo evidente il dislivello tecnico tra le due squadre, ma soprattutto il modo in cui il Chelsea è sceso in campo, con maggiore vigoria e voglia di far bene. In difesa troppi errori, in mediana troppa timidezza, davanti troppa impalpabilità. Poi, con il trascorrere dei minuti, i nerazzurri hanno preso le misure e riequilibrato i contenuti in campo.E' il secondo tempo, come nient'altro, che sottolinea i passi avanti della squadra di Luciano Spalletti, in grado di alzare i ritmi pur essendo ancora nel pieno della preparazione. Il risultato, i rigori, la classifica della ICC lasciano il tempo che trovano, sono le risposte dei singoli e l'armonia del gioco di squadra che oggi contano. E pur affrontando un avversario blasonato (privo anche lui di molti big), le indicazioni sono state positive.

Sul fronte mercato si accelera, inevitabilmente. Il gong della sessione estiva dista ancora 19 giorni e sulla carta tempo per intervenire ce ne sarebbe, ma da che mondo è mondo non esiste allenatore che non voglia a disposizione prima possibile tutti i giocatori della rosa. Soprattutto considerando i rientranti dalle Nazionali, che prima di essere abili e arruolabili dovranno iniziare la preparazione. E siccome tra 20 giorni inizia il campionato e non c'è più spazio per gli esperimenti, i rinforzi sono sempre graditi.

Con Sime Vrsaljko prossimo all'arrivo (per il dopo Joao Cancelo difficilmente sarebbe potuto arrivare di meglio), resta da riempire quella singola casella a centrocampo. Ma siamo sicuri sia singola? Tutto gira intorno a Joao Mario, che due estati fa era un lusso, oggi è un peso. Spiace dirlo, ma al di là della sua situazione all'Inter, le dichiarazioni rilasciate prima del Mondiale hanno rappresentato un danno economico per il club che vuole venderlo. E ancora oggi se ne pagano le conseguenze. Com'è possibile, con il volume di soldi che gira soprattutto a livello internazionale, che nessuno si faccia avanti con una proposta di acquisto da 25-26 milioni di euro per un nazionale portoghese di 25 anni? Solo offerte di prestito, senza garanzia di riscatto, per ora. Colpa della gestione di una situazione fastidiosa, a cui il diretto interessato ha dato il colpo di grazia aprendo bocca. E ovviamente nessuno se la sente di pagare certe cifre per un separato in casa. Un classico nel mercato, un'abitudine arcaica all'Inter.

E quella casella? Potrebbe essere di Arturo Vidal, e sarebbe un gran colpo. A 31 anni nessun calciatore ha finito la propria carriera, e Re Arturo garantisce quel quid di cui l'Inter, prossima al ritorno in Champions, ha bisogno. Un profilo del genere, in uscita dal suo club e a cifre contenute, è introvabile oggi. Per questo bisognerebbe fare il possibile per certificare il suo gradimento alla causa nerazzurra. Stiamo parlando di Vidal, non di uno qualsiasi. Parallelamente, prende quota la trattativa per Nicolò Barella. Il Nainggolan italiano, come qualcuno lo ha definito. Sulla lista di Piero Ausilio da tempo, molto apprezzato dallo stesso Spalletti. Ma costa, inevitabilmente. Meglio puntare sul giovane italiano o sul campione navigato? Non c'è una risposta esatta. C'è programmazione, organizzazione, lavoro sul campo e, soprattutto, ci sono idee chiare. Perché Barella oggi non vale Vidal. Ma domani potrebbe, e se c'è l'occasione di bloccarlo seduta stante prima che esploda, va fatto. Come deve fare un grande club. La formula per non aggravare il bilancio e la lista Champions è lì, dietro l'angolo. Lo insegna l'affare Politano, in Italia non sbattono la porta in faccia ai prestiti onerosi con diritto di riscatto (si pensi a Malcom e Rafinha...).

Quindi, potrebbero arrivare due nuovi centrocampisti, con Joao Mario ancora nel limbo? No, perché a Spalletti ne serve uno solo per avere doppi ruoli. Ed è qui che inizia il gioco a incastri: dentro (magari) Vidal e Barella, fuori (purtroppo) Matias Vecino. L'unico, oggi, che pare avere una proposta seria sul tavolo, da parte del Chelsea dove allena il suo più grande estimatore, Maurizio Sarri. Un sacrificio necessario, non esiste altro modo per descriverlo. Sempre che vada in porto, perché nel mercato neanche gli annunci via Twitter valgono come certificazione.

Inutile sostenere che una partenza del Mate sarebbe dolorosa, in particolare per ciò che oggi rappresenta per il tifoso. Quel colpo di testa all'Olimpico è stato il grimaldello che ha aperto per l'Inter le porte della Champions League, in una serata che difficilmente verrà dimenticata. Quel 'La prende Vecino!' riecheggia sempre nella testa del popolo nerazzurro, come un urlo liberatorio dopo anni di sofferenze. E vederlo andare via dopo un solo anno, per quanto in campo abbia potuto fare meno di quanto volesse (colpa di una fastidiosa pubalgia), non potrebbe lasciare indifferenti. Ma come insegna ne 'Il Principe' Niccolò Machiavelli, la ragion di Stato viene prima di tutto. E lo Stato si chiama Inter.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 29 luglio 2018 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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