Sarà paradossale. Eppure è così. Proprio nell'epoca di internet e dell'informazione aperta a tutti, è la disinformazione a regnare sovrana. La giungla in cui si muovono giornalisti e lettori è immane, e darle un ordine appare superfluo. In un momento in cui basta un nanosecondo per diffondere notizie, per un discorso di mera proporzione, sono nettamente maggiori le falsità e le imprecisioni.

L'ascesa dei social network ha introdotto un nuovo modo di fare giornalismo. Se vogliamo, un giornalismo finanche artigianale. E le notizie volano. In particolare, sono gli stessi protagonisti che bypassano gli uffici stampa e piazzano sui loro account frasi talvolta scomode. Soprattutto, chiunque può beffare la legge e creare falsi profili, ingannando addetti ai lavori e utenti. Ingannando, soprattutto, chi non è in grado di discernere il vero dal falso o chi non ha interesse a farlo. Ad esempio, in un mondo come quello del calcio, colmo di mezze figure e dichiarazioni banali, qualche uscita pepata – sebbene di un fake – vale più di mille “sarà un avversario da prendere con le molle”. Il caso di ieri di Julio Cesar e di sue presunte dichiarazioni è solo l'ultima di una lunghissima serie di sbandate della stampa nostrana.

E se la nostra degradata categoria era già in sofferenza in fatto di credibilità, oggi ce la ritroviamo malconcia e moribonda.

Come ogni invenzione o novità, il fattore innovativo può condurre a grandi passi avanti, ma anche a una mala gestio che fatalmente porta a fallimenti. E se è vero che l'utente va educato, in questo preciso momento la scuola è di misero livello.

Il tutto acuito dalla popolarità del calcio, che se da un lato assicura la vita di uno sport, dall'altro ne determina una sorta di abbassamento degli anticorpi. Nel marasma generale, sono sempre meno i veri conoscitori di calcio, sempre più quelli che credono di saperne. E qui il tifo si mescola al mestiere. Pessimo. Un esempio? Chi di noi ha mai osato criticare l'analisi tattica di un telecronista di pallanuoto? Io non ne conosco. Presumo saranno pochissimi. Mentre chiunque può ritenersi sapiente in materia calcistica, perlomeno in Italia. L'altra faccia della medaglia.

Tornare indietro non si può e non sarebbe auspicabile. Tanto meno misure restrittive in stile Medioevo. Quello che si può fare è pretendere una maggior serietà da parte, in particolare, degli addetti ai lavori e di chi in questo mondo ci vive 24 ore su 24. I mesi di calciomercato, in tal senso, sono l'apice del teatrino. Dichiarazioni volutamente bugiarde, finanche con l'egida dell'ufficialità, intasano giornali, tv e web. Vale tutto e il contrario di tutto.

Che fare? Diffidate, e non solo dalle imitazioni. Diffidate e aumentate il livello critico. Perché niente è come sembra, soprattutto nel mondo dei media. E se udite qualcuno urlare al gol, ricordate che spesso in rete ci va la menzogna.

Twitter @Alex_Cavasinni

Sezione: Editoriale / Data: Mer 01 agosto 2012 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni
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