Tutti colpevoli. L'Inter perde in tre giorni quello che si era costruito con estrema fatica e merito in questi mesi. Quasi fuori dalla lotta Scudetto e quasi fuori dalla Champions. Il numero che torna è sempre lo stesso: il 5. Tanti sono i gol incassati tutti in una notte dallo Schalke 04 e sempre 5 sono i punti di distanza dal Milan capolista in campionato. Ma 5 sono anche i trofei portati a casa da questo gruppo tra il 2010 e il 2011: ricordarlo è sempre giusto e gradevole.
Moratti (e la dirigenza): colpevole. Il peccato originale è l'assunzione di Rafa Benitez. Il tecnico spagnolo non è mai stato voluto veramente dal presidente (lo dicono i fatti in sede di mercato, non certo io) ed è da lì che nascono tutti i problemi attuali. Leonardo è stato chiamato in corso d'opera e ha fatto il possibile. Ma, evidentemente, tale 'possibile' non sta bastando. E poi non capisco questa linea morbida assunta dinanzi a episodi arbitrali che un tempo avrebbero fatto alzare la voce. Ecco, uno come José Mourinho manca soprattutto in questo.
Leonardo (e i giocatori): colpevole. Dispiace dirlo, ma il tecnico brasiliano ha toppato le ultime due partite. Tottenham, Bari e Palermo avevano fatto capire come fermare il Milan e Allegri gli aveva dato una mano, visto che nel derby non s'era assolutamente inventato nulla di nuovo. Che cosa ti vuoi inventare quando hai solo Robinho e Pato davanti? Niente, appunto, ma Leo ci è cascato lo stesso. Squadra votata all'offensiva: non tanto per gli interpreti scelti, quanto per la mentalità assunta. Troppo ghiotta la possibilità lasciata ai rossoneri di colpire in contropiede. Stessa cosa con lo Schalke 04. I tedeschi erano privi di Huntelaar, Gavranovic, Kluge e Metzelder, mentre noi avevamo recuperato pure Milito. Il Principe ed Eto'o non hanno bisogno di otto elementi a supporto per fare gol, a loro basta poco. E allora perché mandare così tanti giocatori sopra la linea del pallone? Scelta scriteriata.
Batista (e gli altri ct): colpevole. Della serie: 'Come ti rovino una condizione atletica'. L'Inter, prima della sosta, era una squadra. Dopo il ritorno dalle varie sfide nazionali è un'altra. Coincidenza? Non credo proprio. Mi chiedo quale sia la logica di portarsi dietro Zanetti e Cambiasso per due amichevoli (manco una!) con Stati Uniti e Costa Rica. E poi Sneijder in campo 180 minuti con la qualificazione già acquisita; Eto'o, Obi e Mariga in giro per l'Africa; Ranocchia, Motta e Pazzini che restano in nazionale nonostante i vari acciacchi; Chivu che si fa male a un polpaccio. Gli altri, intanto, preparano il derby col solo Thiago Silva fuori (ma rientrato una settimana prima del derby), recuperando miracolosamente giocatori da infortuni (Van Bommel) o chiedendo e ottenendo l'esenzione (Pato, Boateng, Robinho).
Rizzoli (e la quaterna del derby): colpevole. L'arbitro che ha diretto il derby ha avuto due grossi demeriti: macchiare pesantemente l'andazzo del match col Milan e compromettere mentalmente la sfida di Champions con lo Schalke. E' dimostrato che tutti e tre i gol del Milan fossero irregolari: sul primo Robinho prima colpisce di mano sul rimpallo con Julio Cesar (involontario, ma va fischiato ugualmente) e poi, in posizione di off-side, intralcia il tentativo di salvataggio di Chivu (che infatti termina a terra dopo lo scontro col brasiliano); sul secondo è evidente il fuorigioco di Pato, inchiodato dalle immagini al momento del tiro sballato di Abate; sul terzo, il rigore, si è pronunciato prima di me capitan Zanetti, complimentandosi con Cassano per il bel tuffo. Senza dimenticare il gol fantasma di Thiago Motta (difficile, ma anche qui le immagini tv hanno chiarito come la sfera avesse interamente oltrepassato la linea di porta) e i mille dubbi sul presunto contatto Chivu-Pato che ha portato al rosso diretto per il romeno (Rizzoli stesso, nel derby d'andata della passata stagione, fischiò rigore su Eto'o, ma poi si limitò ad ammonire Gattuso nonostante la chiara occasione da gol: perché?).
Arrivare alla sfida con lo Schalke con le ossa rotte e il morale sotto i tacchi per colpa di un derby nato male e finito peggio ha certamente influito. Per questo sarebbe stato il caso di parlare dettagliatamente degli episodi e non farli passare in sordina.
Me stesso (e chi ci credeva): colpevole. I miei peccati, e quelli di tutti i tifosi nerazzurri, sono molteplici. Uno su tutti: aver creduto di poter ripetere il Triplete. Non c'erano né i presupposti umani né quelli atletici. L'Inter di quest'anno è un motociclista che in un Gp ha fatto una buona partenza, poi è caduto rovinosamente, si è rialzato, ha rincorso, ma poi ha di nuovo perso l'equilibrio: troppo forti i dolori e i lividi per la caduta precedente. In parte è uno stato fisiologico. In parte no.
L'accusa di colpevolezza, quindi, non esclude nessuno. D'altronde, quando si è vinto Scudetto, Champions League, Coppa Italia, Supercoppa italiana e Mondiale per Club eravamo tutti quanti sul gran carro dei vincitori. Gioivamo, cantavamo, esultavamo. Siamo entrati nella storia e nessuno ci toglierà mai quel che è nostro. Né lo Schalke di turno, né chi fino a poche settimane fa ci diceva “io preferisco la coppa”, disprezzando quelle italiche vittorie adesso così agognate.
Ora, però, che nessuno di noi scenda da quel carro.
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