Una sconfitta piena di spunti quella maturata allo stadio Olimpico contro la Roma di Zeman. Una sconfitta che ha saputo dipingere - nonostante le numerose defezioni - un quadro riassuntivo generale sulla situazione di questa Inter. Il gol di Palacio allo scadere di ripresa fa parte delle tante pennellate: questa non è una squadra che molla facilmente. A differenza degli anni precedenti, anche in un momento di difficoltà, si è in grado di dare dei segnali importanti a livello caratteriale. Perché tra le tante lacune tecniche, atletiche e sanitarie, va dato atto di grande compattezza mentale da parte di tutto il gruppo. Quello che più balza all'occhio però è la totale assenza di qualità in mezzo al campo. La rivelazione Guarìn, ultimo baluardo della parola top player in casa Inter, purtroppo non è sufficiente a garantire le geometrie giuste a una squadra che vuole competere ad alti livelli. Sebbene la difesa a tre si sia rivelata una mossa tutto sommato vincente, in quanto riesce a far risaltare le singole potenzialità di ognuno dei difensori, è il centrocampo il reparto che desta maggiori perplessità. Nel calcio di oggi, fare distinzioni nette tra centrocampisti di qualità e di quantità, è cosa superata. Giocatori come Guarìn, Pogba, Marchisio, lo stesso Bradley, ci insegnano che un centrocampista moderno debba saper interpretare fase d'impostazione e fase d'interdizione più o meno nella stessa maniera. L'Inter di oggi, invece, paga un centrocampo imbottito di fabbri e orfano di artisti. Né possesso palla, né ripartenze quindi. Perchè le maglie nerazzurre, appena si avvicinano alla linea di metà campo mancano dell'illuminismo necessario per innescare l'azione offensiva. Altro problema è quello relativo agli esterni: si pensava che con la difesa a tre, questi fossero in grado di esaltare le proprie qualità. Invece continuiamo a vedere un insipido Pereira, incapace totalmente di creare pericoli sul settore sinistro del campo e Zanetti, relegato sull'esterno dopo la partenza di Maicon, ma che purtroppo - complice l'età - non risulta quasi mai incisivo sul lato destro. Il caso del giocatore uruguaiano è quello che fa riflettere maggiormente: in tempi dove 2 milioni di differenza tra domanda e offerta sembrano ostacoli insormontabili, pesano come macigni i 10 dati al Porto. Sembra ancora più importante di conseguenza il rientro di Nagatomo: il giapponese - entrato molto bene in partita al posto di Obi - è diventato improvvisamente una pedina  fondamentale per Stramaccioni. Una fiducia inaspettata a inizio stagione, quando la società è andata appunto a prelevare Pereira. Fa sorridere invece il quarto d'ora finale di Alvarez. Qualche grande giocata, un recupero importante, tanta volontà: se non dovesse partire, Stramaccioni potrà contare su un'alternativa dalle caratteristiche atipiche per il suo centrocampo. Infine, resta grande curiosità nel vedere come verrà reinvestito il tesoretto Sneijder: il nome di Paulinho comincia a stancare e il gioco al rialzo del Corinthians risulta ogni giorno più logorante. Credo che ad ogni cosa vada assegnato il giusto valore: sento parlare di 20-25 milioni per un centrocampista (non un predicatore di calcio) con un esperienza minima nel campionato europeo. Beh, credo che le operazioni intelligenti siano altre. Conterà infine accontentare Stramaccioni in ogni sua richiesta: esterno destro, regista ed eventualmente (dipende da Samuel) un difensore centrale. Coutinho potrebbe fare le valigie viste le tante offerte, lasciando spazio a giocatori tatticamente più utili nell'immediato. La cosa fondamentale è lavorare al meglio fino al gong del 31: restare fuori dalla zona Champions sarebbe un colpo basso non indifferente al bilancio della società e alle ambizioni dei tifosi. Operazioni tappa-buchi, alla Rocchi per intenderci, non cambiano chissà quanto gli equilibri interni di una squadra.

 

Sezione: Editoriale / Data: Gio 24 gennaio 2013 alle 00:02
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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