Arrivati ad un certo punto, forse qualcuno di voi ha avvertito l’irrefrenabile sensazione di afferrare il telecomando e cambiare canale, magari sintonizzandovi su ‘Cenerentola’. Beh, ovvio che non sarebbe certo un atteggiamento consono, visto che il tifoso soffre per la propria squadra fino alla fine; però, forse, a riflettere bene, e fatemi la grazia di perdonarmi mentre lo dico, diventa difficile biasimare chi non ha più resistito a vedere lo spettacolo offerto dall’Inter al Weserstadion di Brema. Forse perché a vedere la Fata Smemorina trasformare la zucca in carrozza, i topini in cavalli e il cane in cocchiere, c’era forse più dinamismo e fantasia rispetto allo spettacolo offerto dall’Inter di questa sera. Un’Inter scesa in campo con una formazione più o meno ‘sperimentale’, con i più con la testa ormai rivolta all’imminente Mondiale per club, che però ha regalato al Werder Brema una serata di gloria, prima di abbandonare la ribalta europea. E un senso di amarezza per tutto ciò, alla fine, permane.

Ammettiamolo, le aspettative di Massimo Moratti di non vedere una "figura del cavolo" contro gli uomini di Schaaf, più che deluse, sono state prese a schiaffi. C’era l’alibi della qualificazione ormai ottenuta, dei pensieri ormai rivolti alla trasferta ad Abu Dhabi, d’accordo, quindi forse non è proprio il caso di farne una tragedia in senso assoluto. Ma tutto ciò non giustifica una prestazione che riporta la mente alla gara di Barcellona del girone preliminare dello scorso anno, per non scomodare ricordi più remoti nel tempo. Orlandoni, alla prima di Champions della sua carriera, ha fatto quello che ha potuto, così come Biraghi che si è ritrovato a fare i conti con l’effervescente Marin. E bravi Biabiany e Natalino, che in quel po' di spazio che hanno avuto, hanno mostrato quel piglio che in altri sembrava smarrito.

Ma contro una difesa che all’andata ha ballato in maniera incredibile, l’Inter non ha voluto fare la benché minima mossa praticamente più di un’ora, concedendo al Werder, nessuna vittoria nel girone fino a questo momento, il lusso di menare il gioco. Gli anseatici non se lo sono fatti dire due volte, e prima con la palla sporcata da Cordoba, poi con la rete di Arnautovic hanno capitalizzato al meglio il predominio, prima che la ‘tassa Pizarro’, il dazio che ormai tutte le italiane sono obbligate a pagare quando affrontano il peruviano, arrivasse puntuale al minuto ottantotto. Tutto questo senza che, per larghi tratti della gara, l’Inter cercasse seriamente di salvare il salvabile. Quel tiro calciato larghissimo da Eto’o forse è l’emblema di una serata grigia, al di là degli alibi.

Sinceramente, è dura da sopportare, in virtù proprio delle parole di Moratti della vigilia. E chissà se, a turbare ulteriormente l’umore del presidente, non ci abbia pensato proprio Marko Arnautovic: sì, quel ragazzo arrivato all’Inter ma senza mai essere circondato da troppo amore, e che stasera si è inventato forse la migliore prestazione da quando veste la maglia del Werder Brema, con tanto di gol dell’ex. Già, Arna, colui che a questo punto rischia di accentuare i dubbi circa la bontà delle scelte societarie di quest’estate in tema di mercato.

Adesso, però, è opportuno per tutti mettere da parte questa nuova pagina negativa. Il Mondiale è alle porte, Benitez continua a predicare ottimismo e a dire che un’eventuale débacle non inciderebbe sul suo futuro. Ma per spazzare ogni dubbio (forse), l’unico risultato a cui puntare è inevitabilmente la vittoria. Allora, forza ragazzi, facciamoci questo bel regalo di Natale…
 

Sezione: Editoriale / Data: Mer 08 dicembre 2010 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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