Chiuso il mercato, finite le chiacchiere, le speculazioni, le illusioni. Terminata la preparazione, basta amichevoli buone solo per considerazioni estive, dibattiti teorici e previsioni fatte a sensazione. Si riparte, diventa tutto di nuovo serio, ufficiale, vero. Ci siamo. E’ il giorno del “ricomincia il campionato” per l’Inter che negli ultimi giorni è stata impegnata a difendersi da fantomatiche accuse spagnole che hanno preso forma con le nemmeno tanto velate minacce prima del Real Madrid e del suo presidente Florentino Perez poi della Liga e del suo numero uno Javier Tebas relativamente all’affaire Modric.

I nerazzurri hanno prontamente reagito in entrambi casi senza abbassare la testa di fronte a cotanta (pre)potenza calcistica improvvisamente infuriata più per specchiarsi e mostrare i muscoli e celare un’estate deludente (più partenze che arrivi in casa Real e una Supercoppa persa con l’Atletico) che per reali e consistenti motivazioni che davvero abbiano potuto differenziare il comportamento dell’Inter da quello di qualsiasi altro club in sede di mercato.

Ma dicevamo, appunto, che il tempo del mercato è, per fortuna, finito. E’ tempo di passare ai fatti. Di rialzare la testa non solo nelle deputate sedi legali per controbattere ad accuse di illeciti ma soprattutto, cosa che conta ben di più, in campo. Gli addetti ai lavori giudicano il rafforzamento dell’Inter secondo unicamente a quello della Juve e solo il mancato arrivo di Modric ci ha evitato, almeno in parte, l’abbinamento coi titoli da scudetto per cui, probabilmente, l’ambiente non è pronto per mentalità prima ancora che per qualità e cifra tecnica. Insomma, l’assenza del croato dalla rosa nerazzurra lascia l’Inter indietro di quel passo che, a ben guardare, può essere un tocco di salute nonostante l’ad della Juve Marotta e Spalletti stesso, nel giro di poche ore, abbiano promosso l’Inter a pieni voti elevandola al rango di possibile sfidante dei bianconeri.

Da oggi si fa sul serio e la sua vera dimensione l’Inter, da qui in avanti, se la deve costruire giornata dopo giornata. Spostando la posizione del traguarda a seconda del fiato e dell’energia che si mostrano durante la corsa: doveroso puntare alla Coppa Italia, doveroso entrare tra le prime quattro e non rimanere a distanze abissali dalle prime due, ben figurare in Champions nonostante un presumibile girone di ferro. Il resto, chiudendo nel cassetto facili entusiasmi che, nel caso, dovranno superare la prova dei fatti, va dimostrato e valutato domenica dopo domenica. Partendo da oggi e da una sfida mai semplice col Sassuolo.

Di certo l’Inter non ha lo spessore, tecnico e mentale (e nemmeno l'esperienza), per partire tra le favorite: non a caso la scorsa stagione si è conclusa positivamente (ed è stata positiva per tutto il lavoro impostato da Spalletti oltre che per il quarto posto raggiunto a ridosso dell’ultima curva disponibile) dopo un mercato estivo considerato deludente.

Partire in sordina, insomma, senza troppi riflettori puntati addosso e senza i favori del pronostico, ha i suoi vantaggi soprattutto per una squadra e un gruppo che devono ancora trovare la vera mentalità vincente, quella capace di farti fare il salto di qualità quando conta ed evitare pericolosi black out. Poi starà proprio a quella squadra dimostrare di saper stare, per usare parole di Spalletti di poche settimane fa, in scia al gruppo e spostare in avanti la linea del traguardo. Senza proclami ma con i numeri e i risultati. Perché se c’è qualcuno in grado di rialzare la testa è chi è caduto rovinosamente e la testa l’ha dovuta tenere bassa per qualche tempo. Per rialzarla serve pedalare forte. E vedere, strada facendo, l’effetto che fa.

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Sezione: Editoriale / Data: Dom 19 agosto 2018 alle 00:00
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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