L'inatteso si è verificato. Non avrei mai pensato, al momento dell'arrivo di Rafael Benitez, di trovare un allenatore così preparato tatticamente quanto inadeguato nella gestione di un gruppo. Dispiace dire tutto questo di un uomo impeccabile, dal carattere splendido e pacato, ma siamo - con ogni probabilità - al momento dei saluti e tenermi qualcosa dentro, adesso, non mi sembra giusto. L'uscita post-Mazembe di Benitez è stata l'apice di una lunga catena di errori, visto che tendo a considerare tali anche tante piccole cose che magari per qualcuno sono banalità, quelle banalità che uno stratega come Mourinho innalzava invece all'ennesima potenza: è il particolare a far spiccare il volo all'universale. Bisogna attentamente analizzare lo sfogo dello spagnolo: dopo una vittoria sicuramente prestigiosa ma non impossibile da raggiungere, ha mostrato un atteggiamento da eroe che ha infastidito. "Ho lavorato con una squadra spremuta, fatta di giocatori vecchi. Non hanno mantenuto le promesse in società, avevano detto che mi avrebbero preso tre giocatori in estate e non sono arrivati: o ne prendiamo quattro ora, perché si è fatto male Samuel, oppure cambierò strada": questo il succo del discorso di Rafa da analizzare attentamente.

Il concetto di 'squadra spremuta' è assolutamente proposto in maniera errara: non ci sono dubbi che ci sia questa stanchezza, ma perché farla presente con tanta veemenza solo ora? E il signor Benitez cosa credeva al momento dell'arrivo a Milano, che il gentilissimo Mourinho, con l'opportunità di vincere tutti i trofei, avrebbe conservato delle energie dei giocatori per lasciarli freschi a lui? E poi, Rafa si è dimenticato che c'è stato un Mondiale? Tutte cose stra-prevedibili, usate come banali alibi che possono anche reggere teoricamente, ma non da presentare adesso perché evidentemente accettati nel momento della firma, anche implicitamente perché ovvi in un anno del Mondiale e dopo una tripletta. E invece, i giocatori vecchi? Non mi sembra che Rafa non conoscesse l'età della squadra che ha preso nel momento in cui ha accettato l'incarico all'Inter, e poi lui aveva richiesto Kuyt, non di certo Neymar un altro baldo giovincello. Passiamo alle promesse non mantenute: fonti vicinissime all'Inter - anche dalla Gazzetta - garantiscono che il club abbia avvisato Benitez al momento dell'arrivo che sicuramente avrebbero provato ad accontentarlo sul mercato, ma a cifre astronomiche non si sarebbe fatto nulla (che richieste per Mascherano e Kuyt!). Rafa ha accettato, ma adesso si lamenta? E perché non il primo settembre, in chiusura di mercato, facendo presente che avrebbe lavorato con un gruppo non completato dagli acquisti che si aspettava?

L'errore di Benitez è fatale, perché in queste dichiarazioni dirà anche delle cose in parte vere, ma con tempi sbagliatissimi. All'arrivo ad Abu Dhabi, per il Mondiale, parlò di 'sintonia totale con la società' e di 'rimanere a lungo l'allenatore dell'Inter'. Perché non fare presente tutto prima, allora? La sintonia sul mercato dov'era? E dov'era quando, dopo le partite, il buon Rafa diceva 'Per il mercato parliamo con Branca, Moratti e vediamo'? Solo ora è venuto fuori tutto ciò, e la calma è finita? Sbagliatissimo. Le cose si dicono all'inizio o alla fine di un progetto, non durante: l'errore è stato fatale, Rafa ha toccato il fondo. Ma attenzione: lanciare un ultimatum alla società campione del Mondo come ha fatto Benitez è pura follia, soprattutto considerando una semplice cosa. Soltanto una settimana fa, Marco Branca, direttore tecnico nerazzurro, dichiarò che l'Inter sul mercato avrebbe provveduto solo a sostituire Ranocchia. Parlare quindi adesso di 'quattro acquisti o addio' è un auto-esonerarsi andando contro la palese dichiarazione della società di muoversi solo per un difensore sul mercato. Un'autentica mossa contro se stesso.

E vogliamo parlare del non citare Massimo Moratti tra le persone a cui è stato dedicare il Mondiale? Frecciata che non è assolutamente passata inosservata, varrebbe la pena di dire per fortuna. Andare poi a chidere 'un supporto totale' alla società è come dire che prima non ce ne sia stato: vorrei vedere! Cosa doveva dire il presidente Moratti dopo una sconfitta contro il Chievo, una contro il Milan, tre pareggi contro Lecce fuori, Brescia e Samp in casa? Già non esonerare Rafa fu un gesto quasi eroico, fatto per il bene della squadra. E proprio passando alla squadra emerge l'altro enorme errore di Benitez, quello in fase di gestione del gruppo. Già l'accusare la gestione Mourinho per la fase di preparazione, criticando il non-lavoro in palestra, è stato una sorta di suicidio: José così ha vinto tutto qui e vince da anni, forse a sbagliare non era il portoghese. Ma è nella gestione degli uomini che si leggono delle particolarità che facevano spiccare il lavoro di Mourinho e che Benitez ha dimostrato di non saper organizzare. L'esempio più banale arriva da Dejan Stankovic: è stato in panchina per 60 minuti nella finale del Mondiale e subito è sbottato, Mourinho lo ha tenuto in panchina quasi ogni domenica per un anno e Deki ricorda come "il portoghese ti facesse sentire sempre già pronto, come se fossi in campo anche quando sedevi in panca". Adesso non è così, purtroppo.

Gestire il gruppo significa dare la passerella finale del culmine di cinque anni di lavoro mostruosi, a Dubai, a Marco Materazzi, un simbolo della nostra Inter, e non al rispettabilissimo Mariga nel finale. Con tutto il bene per McDonald, il kenyota stesso saprà quanto sarebbe stato bello vedere per qualche minuto in campo Marco. Che invece se ne è tornato con il broncio negli spogliatoi, ha fatto foto con tutti tranne che con Rafa - ma non in campo! - e che rispolverando l'album di Madrid, rivediamo lanciare in aria Mourinho mentre adesso dice "non importano le decisioni dell'allenatore, c'è la società migliore al mondo che decide". E' mancata la compattezza, la grinta anche nei momenti più difficili. E' sicuramente vero che Rafa ha dovuto per lunghi tratti gestire un'Inter con tantissimi assenti illustri, ma anche l'Inter di Mourinho ha avuto momenti di emergenza e li affrontava con un sangue agli occhi che nell'era Benitez non si è praticamente mai visto. Quello è terribilmente mancato: nel calcio italiano la mentalità, la testa conta molto di più del bel gioco. Dispiace per Rafael, ma il Professore è capitato nel luogo sbagliato al momento sbagliato. L'Inter ha bisogno di un condottiero vero, di un uomo che sappia più gestire l'aspetto mentale e curare lo spogliatoio, non di un immenso tatticista come Benitez che non ha saputo nemmeno curare i rapporti con i media, la cui importanza nel nostro Paese è riassunta dai due anni di Mourinho che faceva vivere in tranquillità la sua Inter mentre tutti parlavano delle sue conferenze stampa.

Dispiace davvero molto per Benitez, ma è giunto il momento della svolta. Sono certo che il presidente Moratti non sbaglierà la scelta e saprà cosa fare in una fase così delicata. Ma l'ora di deporre il tecnico di Madrid sembra che ormai sia definitivamente scoccata: staremo a vedere...
 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 20 dicembre 2010 alle 23:14
Autore: Fabrizio Romano
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