Una rivoluzione annunciata. E targata Massimo Moratti. Il più grande spettacolo dopo il Triplete, potremmo titolare. Da quando si è seduto sulla poltrona da numero uno dell'Inter, il presidente ha sempre cullato un desiderio: rendere indelebile il suo nome nella storia della Beneamata, proprio come il leggendario papà Angelo. Naturale pensare alla Coppa dei Campioni come grande obiettivo. Eguagliare la Grande Inter gli è riuscito, anche superarla, in quel magico 2010 con Mourinho a fare l'Herrera e la soddisfazione di poter sistemare in cornice argentata la fotografia con la Champions abbracciato al proprio allenatore-mago accanto a quella del padre. Eppure, da quel momento il presidente Moratti (con i suoi figli) ha pensato a un'innovazione per superarsi ancora. Dire addio a San Siro, alla storia, per un progetto che si proietti nel presente e - soprattutto - nel futuro. Un nuovo stadio di proprietà, perfetta via di mezzo tra le ambizioni personali e le necessità di una società nell'era moderna. L'era di un calcio che vede un impianto proprio come necessità, più che come lusso, per garantirsi un principio di autosufficienza economica.

Ebbene, il progetto di uno stadio tutto dell'Inter è in cantiere, in fase di studio. Una necessità, dicevamo. Perché sono i numeri a parlare chiaro su questo fronte: l'Arsenal dall'impianto di proprietà guadagna oltre 100 milioni di euro all'anno, per la precisione poco più di 103 milioni all'anno. Il 41% di un fatturato importante, mentre per l'Inter lo stadio attualmente garantisce poco più del 15%, spiegano i dati del bilancio. In parole povere, 28 milioni di euro. Una differenza abissale che col passare degli anni aumenta il gap e complica terribilmente la situazione per il calcio italiano. Per questo motivo, la società nerazzurra sta studiando a tavolino un progetto ben preciso, accelerato non di poco in questi ultimi mesi. In pochi passaggi: Marco Fassone uomo ad hoc arrivato per questa finalità, la collaborazione della China Railway Construction (già incontrata personalmente da Massimo Moratti) e di altri gruppi industriali esteri molto potenti, l'individuazione dell'area nell'immediato hinterland milanese. Per la produzione di un gioiellino da non più di 60.000 spettatori, sul modello di riferimento dell'Emirates Stadium.

Il progetto si allarga naturalmente a un'area stadio che consentirà un autentico boom economico, quello testimoniato dal 41% nel fatturato dell'Arsenal. Per i Gunners, nel 2005/2006 erano di 192 milioni i ricavi totali: ora 103 arrivano solo dall'Emirates. Ma concentriamoci sul progetto Inter: l'idea è quella non solo di uno stadio sempre pieno, ma anche di favorire l'automatico sviluppo di strutture interne come spazi commerciali, ristoranti, Sky box, museo dell'Inter, si vocifera anche di uffici specifici utilizzabili per esponenti della società durante la settimana, sul tipico modello del Real Madrid con il Bernabéu. La volontà è studiare l'impianto come struttura vivibile al di fuori dell'evento in sé. Un progetto che economicamente è finalizzato al contemporaneo rilancio anche del merchandising e del marchio Inter. Prezioso il lavoro che svolgerà Fassone, come prezioso è stato quello di Angelomario Moratti e dei suoi uomini fidati: un tour in giro per l'Europa, lontano da occhi indiscreti, per appuntarsi le finezze più importanti degli stadi da cui prendere spunto.

Un investimento da non meno di 200-250 milioni di euro, ma potenziale miniera d'oro per un'esplosione dal punto di vista economico negli anni a venire. È bene specificare che siamo comunque alla fase di stesura del progetto, nulla ancora di definito e pronto: nel giro dei prossimi mesi sarà vagliato e presentato il tutto, non prima del 2016 si potrà pensare di salutare San Siro, anche perché la legge degli stadi bloccata in Parlamento e le spese da sostenere con il Comune di Milano sono ostacoli temporali da considerare e forse un po' sottovalutati dai media in questo momento. E non a caso, l'Inter ha già aderito con il Milan al processo di rinnovamento del terreno del Meazza: un segnale chiaro, ovvero godiamoci la nostra casa attuale mentre ragioniamo sul futuro, poi verrà il momento del sogno avvenieristico. E del conseguente boom economico.

Intanto, è anche tempo di pensare all'attualità. Dunque, al mercato che avanza. Per Verratti vi avevamo parlato di una trattativa calda e oggi c'è stato l'assedio in coppia con il Genoa. La Juventus (che è a un passo da Isla, soffiato perché l'operazione è allargata con Asamoah) però non demorde e fa leva sulla volontà del giocatore, ma tutto è ancora aperto e gli incontri proseguono (bianconeri avanti, ma non troppo). E il mercato si muove anche in difesa. Perché al di là della retorica, Lucio ha già fatto sapere ai compagni di "portare per sempre l'Inter nel cuore" (la permanenza, al momento, è solo utopia), adesso è tempo di cercare l'erede. L'Inter è in fitte trattative con il Palermo per Matias Silvestre, lui l'uomo giusto individuato al momento. Ci sono margini di trattativa, anche per spendere meno di 8 milioni cash inserendo gioielli della Primavera come contropartite: si può fare, dipenderà anche da Zamparini. Ma a proposito di Primavera, la cantera nerazzurra continua a regalare gioie. E a produrre talenti a raffica. Sul tavolo dell'Inter - già adesso - ci sono quantità industriali di interessamenti e richieste tra prestiti e/o comproprietà per le gemme di una Primavera vincente anche fuori dai confini italici. E lo ha dimostrato il Next Generation Series, la Champions dei giovani: così la definivamo noi, così l'ha definita oggi anche il Twitter ufficiale della Juventus annunciando la partecipazione dei bianconeri. Ma qualcuno da Torino non diceva che era un semplice torneo a inviti che non contava nulla?

Da Crisetig a Bessa, da Longo a M'Baye passando per Duncan. Tutti vogliono i canterani dell'Inter, ma la linea guida della società è stata già tracciata con Stramaccioni in uno degli incontri immediatamente successivi alla fine del campionato: i giovani più interessanti (proprio Duncan su tutti, osservato speciale) lavoreranno a Pinzolo con la squadra e saranno valutati singolarmente, chi invece ha bisogno di farsi le ossa andrà in prestito. Magari inserito in qualche operazione. Il flusso continua, sul settore giovanile l'Inter non ha assolutamente nulla da invidiare a nessuno. E il ricambio in Primavera è già pronto, con tanti nuovi gioielli in rampa di lancio. Li scoprirete presto, ma un nome futuribile va fatto perché è un investimento da 2 milioni (per la metà) troppo spesso dimenticato: il 10 che verrà è già in casa, si chiama Lorenzo Tassi ed è un classe 1995. A breve giro di posta sarà tempo di esplosione, se la pubalgia lo lascerà sereno: ha classe e qualità da vendere, segnatevi il suo nome. Ricambio, stadio, settore giovanile. Il futuro è adesso. L'Inter guarda oltre, per colmare il gap. E per ricominciare a sognare.

Twitter: @FabRomano21

Sezione: Editoriale / Data: Mer 06 giugno 2012 alle 00:01
Autore: Fabrizio Romano
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