Il fischio finale di Valeri ha sancito il clamoroso cambiamento climatico a Milano: lacrime e gelo (-8) nel polo rossonero, sorrisi e tripudio in quello nerazzurro. L'Inter è tornata ad essere l'anti-Juve, e Stramaccioni è rinato a Setubal. Pazzesco. Neanche il compianto Tonino Guerra, l'ottimista della celebre pubblicità, avrebbe immaginato una situazione così straordinaria. Ma come? Stramaccioni, quello che brontola quando gli danno del provincialotto, messo lì per caso dalla società... Quello che 'se ne stecca un'altra lo fanno fuori'. Ora è l'icona del populismo sportivo, quello che si accoda dietro le mode più banali. Ora viene paragonato a un signore con 20 trofei nel mobile del salotto. Belle le opinioni nel calcio. Variabili, come il meteo, come la classifica: Inter 15, Milan 7.

Difficile convivere con un fantasma così ingombrante. Il merito di Stramaccioni è stato proprio quello di esorcizzare la figura di Mourinho, calandosi con umiltà nei panni dell'apprendista. Sta qui la forza dell'allenatore romano, entusiasta come un bambino di allenare campioni che fino a pochi anni prima apprezzava soltanto in televisione. E poi tanto, tantissimo lavoro. Stramaccioni si è messo al primo banco con l'attenzione del secchione a studiare la strategia giusta per riportare l'Inter nell'élite del calcio che conta. Il suo cammino è appena incominciato, non è ancora il momento degli esami. Intanto, mentre lavora meticolosamente sulla squadra fa buon viso davanti ai microfoni. Battute, scherzi e sterzate dialettiche in romanaccio stretto. Ma intanto la sua squadra comincia ad avere una forma: e non è più quella di quel 5-4 all'esordio contro il Genoa. E' quella che sbanca 6 campi esterni consecutivamente subendo un gol, e che si riprende definitivamente un San Siro tinto in superficie di rossonero. Difesa invalicabile, grinta e carattere nonostante l'inferiorità numerica. Molti hanno riesumato la magica serata del Campo Nou, quando l'Inter (vincente all'andata 3-1) subì la sconfitta più bella della sua storia contro il Barcellona, quella firmata da Piquè. Erano altri tempi, e sinceramente, altri avversari. 

Tra le tante esagerazioni però sorge una verità: Stramaccioni, come Mourinho, sta plasmando una squadra a sua immagine e somiglianza. Nel bene e nel male. Perché nonostante tutto, non è tutto oro quello che luccica in questa Inter. Tanti i problemi, soprattutto a centrocampo dove la squadra mostra ancora una certa difficoltà quando si trova a dover impostare l'azione. Pochi palleggiatori, poche linee di gioco, per una squadra che a detta del tecnico faceva del possesso palla una sua prerogativa. Gli esterni faticano a interpretare le due fasi di gioco, gli attaccanti (Milito soprattutto) non sono cattivi sotto porta. Eppure, come già detto, c'è una compattezza e un'empatia tra allenatore e squadra che fa ben sperare per il futuro. Il cambio di modulo ha rigenerato la difesa, che finalmente riesce a esprimere le enormi potenzialità dei singoli giocatori. E la vittoria nel derby non poteva capitare in un momento migliore. La sosta frenerà senz'altro i facili entusiasmi, e darà a Stramaccioni il tempo di apportare ulteriori modifiche.

Modifiche che potrebbero essere importate proprio nel mercato di gennaio. Tanti nomi in lizza: Peluso, Jung, Paulinho, Denis, Floccari. Ma una certezza: l'esperimento Stramaccioni è andato in porto alla grande e Interello può essere davvero una fonte d'oro per la prima squadra. Non solo in panchina, anche in campo, perché diversi elementi a disposizione di mister Bernazzani sembrano pronti al salto di qualità. Parlavamo di problemi in mediana, poca tecnica, pochi piedi buoni: tutti più o meno, avranno sentito parlare però, di Patrick Olsen e Lorenzo Tassi. Due giocatori con i piedi telecomandati, intelligenti, giovani e con personalità. Potrebbero essere loro gli innesti che potrebbero fare al caso di Stramaccioni: costo 0 e potenzialità di crescita spaventose.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 10 ottobre 2012 alle 00:01
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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