Qualche giorno fa il popolo italiano era intento a festeggiare fiero e orgoglioso la Festa della Repubblica, ad ammirare commosso le celebrazioni con le frecce tricolore che solcavano l’azzurro cielo italiano. Oltre all’emozionante e toccante ricorrenza nostrana, i tifosi nerazzurri avranno ricordato con gioia e trasporto emotivo un altro 2 giugno,  il giorno di un’altra ricorrenza, sicuramente meno importante della Repubblica, ma sicuramente importante per la storia recente dei colori nerazzurri. Il 2 giugno 2008 sbarca in Italia Josè Mario Dos Santos Felix Mourinho. L’avvio è a prova di bomba: il portoghese realizza il suo primo show, nella sua prima conferenza stampa, nella quale lascia già la prima perla ai posteri, ovvero il suo ‘Non sono un pirla”. Josè lo dimostra alla grande. Lui non è un pirla. E’ un vincente, nonostante tutti lo considerino uno dei più grandi showman della tv, neanche fosse David Letterman in versione portoghese. Josè vince e convince e la stagione dopo, quella 2009/2010, va oltre. Riesce a portare all’Inter grandi campioni, del calibro di Motta, Lucio, Milito, Sneijder ed Eto’o. Stravince, domina e soprattutto porta in bacheca la Coppa dei Campioni, un trofeo che mancava da 45 anni.

D’altro canto il rapporto con l’Italia è tormentato. Josè, che ha sempre lavorato in questa maniera, tanto in Portogallo, tanto in Inghilterra, non si sente rispettato, nonostante faccia la fortuna delle testate giornalistiche, regalando loro titoloni e articoli a quattro pagine. Il suo essere istrionico viene considerato in maniera maggiore rispetto alla sua grandissima capacità di sfruttare al meglio (e oltre) le potenzialità dei suoi giocatori, della sua sagacia tattica e dello studio ossessivo dell’avversario. Josè non può restare in un paese in cui chi lo rispetta è solo il popolo nerazzurro, col quale il rapporto d’amore è viscerale, come non può dire di no al Real Madrid. Il suo addio non è comunque brillantissimo. Come ha sempre detto il presidente Moratti, è stato sbagliato nei tempi. E come dargli torto. Si poteva benissimo attendere qualche giorno, qualche settimana, far festeggiare al meglio alla tifoseria quella coppa che ha incastonato il suo nome in maniera perenne e poi dire addio in grande stile. Nessuno poi avrebbe trattenuto Josè, uomo ambizioso alla ricerca di sfide estreme.

Mou lascia, vola a Madrid e sembra pronto a depredare la ‘sua’ Inter. Al via il tam tam mediatico col Real Madrid intento a rapire i nerazzurri Milito, Maicon e tutti coloro che hanno dato il 1000% per portare la squadra al successo. Moratti, che aveva sicuramente fiutato le intenzioni dello Special One, un po’ per ripicca, un po’ per il suo grande cuore da tifoso, non cede ai ‘ricatti’ di Josè, che anche in queste settimane ci ha provato e ci proverà (Maicon?) nuovamente in quelle avvenire. Il portoghese, secondo voci madrilene, dopo aver fatto fuori il nemico giurato Jorge Valdano, voleva portare in Spagna il brillante Marco Branca, definito da lui stesso in persona come uno dei migliori dt sulla piazza. Missione fallita. Branca è uomo di società e non lascerà mai l’Inter. Marco Branca è stato uno degli artefici dell’Inter leggendaria e vuole continuare a fare il bene di questa società, portando a Milano talenti che possano portare altrettante vittorie.

Il buon Josè ci riprova anche col nostro Ministro degli esteri Luis Figo, dettosi lusingato e anche eccitato all’idea di poter raggiungere a Madrid questo totem del calcio mondiale (ma non ora), un uomo dal fascino incredibile, un uomo che attira, un uomo che di certo non è un pirla. Sì caro Josè e ti dico, con tutto il rispetto massimo da parte di un Mourinhista convinto come il sottoscritto, che ti ha ammirato dai tempi del Porto e ha dimenticato in fretta l’operato di Roberto Mancini, quel 2 giugno 2008, neanche noi ‘Siamo dei Pirla’. Depredare l’Inter per trapiantarla a Madrid in maniera tale da ammorbidire l’ostile clima creatosi intorno a te non sembra rispettoso nei confronti di chi ti ha amato e, perché negarlo, ha una grande nostalgia di te. Forse non lo ammetterai mai, ma anche tu hai nostalgia di noi. E tanta!

Sezione: Editoriale / Data: Lun 06 giugno 2011 alle 00:00
Autore: Alberto Casavecchia
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