Sono sempre stato convinto che per essere un top manager, così come nella vita, oltre a competenze puramente di campo e tattiche, serva in egual misura una forte personalità, che favorisca il mister di turno nella gestione della rosa e soprattutto nel farsi seguire in tutto e per tutto dai propri giocatori.
All’Inter l’esempio più calzante è quel José Mourinho che con il suo carisma e con una leadership invidiabile (e forse pure invidiata) pure per i Capi di Stato ha diretto i nerazzurri nel 2010 al più grande trionfo della storia del calcio italiano.  
Per guidare un club di fama mondiale, come quello del Biscione, se si vogliono ottenere certi tipi di risultati, pari al blasone e alla storia dei meneghini, serve quindi un condottiero determinato e che non abbia paura di esporsi. Di dire le cose come stanno. Meglio una brutta verità, per quanto scomodo possa essere, che una bella bugia.
Perciò se torniamo indietro nel tempo, anche magari senza andare troppo lontano, non ci vuole un fenomeno per capire che le rose dell’Inter di determinate annate fossero costituite da calciatori semplicemente non all’altezza. E nonostante al via della specifica stagione fossero stati fatti proclami o quantomeno promesse di poter arrivare in alto, altro che lottare per lo Scudetto o per l’ingresso in Champions League! Certe volte, vedendo poi l’evoluzione della carriera di taluni, si deve quasi ringraziare che siano riusciti a togliersi (e a regalare così ai tifosi) qualche soddisfazione. 
Per me l’abitudine alla mediocrità accostata ai nerazzurri (o a qualsiasi top club mondiale) era un virus da estirpare. Se ti chiami Inter hai il diritto di essere uno dei team più bramati nel mondo, ma anche, almeno a mio avviso, il dovere di essere competitivo a tutti i livelli. 
Insomma esultare per l’ingresso in Champions League può andare bene dopo anni travagliati. Ma ci deve essere sempre una crescita. Per questo, come scritto già più volte, i nerazzurri quest’anno devono migliorare il piazzamento dell’annata passata in Serie A, provare comunque a passare il turno in Champions League, e dare fastidio alla Juve in Italia, e alle corazzate europee nel Vecchio Continente. 
Ad oggi, direi che l’obiettivo è centrato senza problemi, ma evidentemente si poteva e si può fare di più. Per davvero. Non come quando taluni yes men illudevano la piazza nonostante fosse chiaro che l’Inter non avrebbe vinto nulla. Ergo, Conte ha ragione ad arrabbiarsi perché con Vidal e Dzeko molto probabilmente la sua squadra sarebbe stata fin da subito ancor più forte e competitiva. E per me fa pure bene a ribadirlo pubblicamente, perché anche Mourinho nell’anno del Triplete durante le varie conferenze stampe aveva più volte dichiarato di necessitare di questo o di quell’innesto.
Certo, non si deve dimenticare il fair play finanziario, e il fatto che certe operazioni avrebbero influito nelle casse della Beneamata. Particolare non da poco di cui tenere ovviamente conto.
Ma quel che penso sia più importante in questi casi è il modo in cui ci si esprime. Voler giocatori più forti per la propria squadra è lecito e normale. Lanciare frecciate – o forse accuse più o meno velate – ad alcuni tesserati e dirigenti sminuendone di fatto le capacità è un errore a mio avviso da non commettere. Mi spiego meglio: sostenere che Barella e Sensi non abbiano ancora grande esperienza internazionale perché vengono da Cagliari e Sassuolo è un dato oggettivo. Incontrovertibile e non discutibile. Esporlo però da incazzati, con un certo atteggiamento, sembra quasi un’accusa, per una loro colpa anche se le intenzioni sono opposte. Come prendersela con i due centrocampisti che stanno facendo benissimo. Discorso simile per il “giocano sempre gli stessi”. 
Per questo mi trovo d’accordo nella sostanza con quanto espresso da Conte. Servono alcuni innesti, si è all’inizio di un percorso di crescita e un club come l’Inter deve sempre lottare per traguardi importanti. Ma c’è modo e modo di esporre le proprie opinioni. E se non li si fa in quello corretto, il risultato rischia di essere un boomerang con conseguenze potenzialmente più che spiacevoli.

VIDEO - SANDRO MAZZOLA, GOL E GIOCATE DI UN ATTACCANTE STRAORDINARIO

Sezione: Editoriale / Data: Ven 08 novembre 2019 alle 00:00
Autore: Simone Togna / Twitter: @SimoneTogna
vedi letture
Print