Altro giro, altro danno. L'Inter torna con zero punti dall'Olimpico e rispuntano come funghi i soliti puristi del belgiuoco e del concetto di merito. Siamo sempre lì. Eppure non mi pare così difficile distinguere il calcio da altri sport. Nella boxe si può vincere ai punti così come in tante altre discipline ci sono i voti dei giudici. Nel calcio contano i gol e solo quelli.

Possiamo discutere di tutto. Possiamo dire che la rosa dell'Inter sia da rifinire a gennaio. Possiamo invocare l'assente Sneijder. Possiamo dire che l'Inter del primo tempo non ha soddisfatto in contropiede, che si poteva fare di più sul profilo della manovra articolata o nell'incisività in zona gol. Ma non si può certo asserire che la Lazio abbia creato palle-gol. Nel secondo tempo escono fuori i ragazzi di Stramaccioni, che legge la gara tatticamente e mette alle corde Petkovic. Crea più l'Inter in 20 minuti di predominio che non la Lazio in tutta la partita: questa è la verità, piaccia o non piaccia.

La differenza è sottile, ma non troppo: possesso Lazio e zero palle-gol; possesso Inter e cinque palle-gol (tra pali, Marchetti e Palacio a fil di palo). Tutto, ovviamente, al netto di Mazzoleni & Company. Eh già, perché ancora una volta ci troviamo a fare i conti con decisioni avverse. In fondo, è un po' il film dello Juventus Stadium: pensate a come sarebbe finita se lì Orsato non avesse avvisato Tagliavento della trattenuta di Marchisio su Milito... Probabilmente la Juve avrebbe vinto e avremmo sentito le parole che sentiamo da ieri sera: “Errori arbitrali contro l'Inter, ma la Juventus ha meritato di vincere e alla fine, si sa, i torti si compensano”.

Non impreco contro la sfortuna per i pali (si può essere più precisi sotto porta) o per le parate di Marchetti (il portiere sta lì per quello, buon per la Lazio). Ma, come dice Zanetti, adesso gli  errori arbitrali cominciano ad essere tanti e tutti verso una stessa direzione. Così non va.

Ma in fondo è tutta colpa nostra. Non ci siamo ancora abituati al fatto che per dare rigore a Ranocchia bisogna sparargli. Non ci siamo ancora abituati al fatto che Gargano debba essere ammonito sempre e comunque al minimo contatto. Non ci siamo ancora abituati al fatto che nel calcio non vince chi segna, ma chi 'gioca bene' e 'merita'. Colpa nostra, è solo colpa nostra.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 17 dicembre 2012 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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