Ricordo ancora quando da piccolino i miei genitori mi dicevano di pensare con la mia testa. E soprattutto che qualora avessi sbagliato, di ammettere i miei errori e di chiedere scusa. Lo stesso discorso veniva giustamente ripetuto alle elementari e dagli educatori sportivi. “Non copiare, altrimenti non impari”. Oppure: “Se ti racconti di aver fatto la cosa giusta, ma non è così, menti a te stesso prima che agli altri. E prima o dopo ne pagherai le conseguenze”. Ora, io non sono né uno psicologo, né colui che pretende di avere la verità assoluta dei fatti. Ma quando non so una cosa, ascolto. Non sono come quelle persone che non sanno formulare correttamente un congiuntivo e pretendono di spiegarti qualsiasi argomento senza averne le competenze.

Studiare serve. In qualunque ambito e settore. Uno può avere un certo talento, ma se non lo cura e lo annaffia con la voglia del saper farlo crescere, non va bene. Sbagliare è fondamentale, ti permette di imparare e di commettere più certi errori. Puntare il dito può essere uno sfogo, ma è molto più importante trovare la soluzione dei problemi piuttosto che indicare uno o più colpevoli. Tutto questo discorso – che sinceramente spero venga recepito correttamente e trasferito anche nella vita di tutti i giorni – per introdurre la vicenda Lukaku.

Partiamo da Romelu, che è il protagonista indiscusso. Nessuno al mondo, neanche forse il tifoso nerazzurro più sfegatato, potrebbe dire di no alla corte del Chelsea. I Blues possono vincere tutto e competere per qualsiasi trofeo. E non credo che nessuno si possa offendere se dico che al momento, sportivamente parlando, non c’è paragone tra londinesi e nerazzurri. Abramovic è pronto a staccare un assegno da 12 milioni di euro netti più bonus, che non solo è di un terzo e passa maggiore rispetto a quanto Big Rom percepisce a Milano, ma in terra britannica il belga sarà sicuro che non ci siano ritardi nei pagamenti.

Il Chelsea di Tuchel ha un progetto per provare a dominare il calcio mondiale nei prossimi anni, l’Inter ha perso uno dei migliori allenatori del mondo (Inzaghi ha la stoffa per fare benissimo), un dirigente come Oriali (anche se manca l’ufficialità) di cui tutti i giocatori e gli addetti ai lavori parlano benissimo per il lavoro svolto, il laterale destro più forte del mondo e purtroppo pure il calciatore più talentuoso del centrocampo forse non potrà più tornare a giocare, anche se in questo caso si deve essere contenti già solo che Eriksen stia bene e abbia avuto salva la vita. A chi legge faccio una domanda: esplicitati questi dati oggettivi – potete solo contestarmi l’opinione su Hakimi, quella che sia il migliore nel suo ruolo, ma non credo lo farete – per quale motivo Lukaku dovrebbe impuntarsi nel rimanere a Milano? Aggiungo di più: se uno è incedibile, non si ascoltano nemmeno le ipotetiche offerte su di lui. Si dice: “No, grazie, non mi interessa”. Altrimenti la situazione cambia radicalmente.

Attenzione: io società Inter, o io dirigente dei nerazzurri, se mi arriva un’offerta da 100 milioni per Lukaku la rifiuto. Ma aggiungo anche che a 150 il giocatore verrà sicuramente venduto. Il motivo è semplicissimo: il calcio è un gioco di squadra e con questi soldi puoi tranquillamente rendere molto più competitiva la tua rosa. Ma a tre settimane dall’inizio del campionato, devi considerare tempistiche, botta psicologica del perdere il tuo leader e la tassa che dovrai saldare per sostituirlo. Se dovessi vendere un tesserato all’Inter e mi parlassero di diritto di riscatto, con tutto il rispetto del mondo, farei una pernacchia e tratterei solo alle mie condizioni, anche se poi la cifra che entrerebbe nelle casse della Beneamata Il riassunto della situazione mi sembra semplice: l’Inter non può dire di no all’offerta faraonica per Lukaku e alla fine – a meno di clamorosi colpi di scena – Big Rom verrà ceduto con quella che in teoria sarà la massimizzazione dell’offerta Blues. Se non la proposta irrinunciabile non arriverà, Big Rom resterà a Milano.

Ma tutto parte a monte. E qui veniamo alla proprietà. Suning non vuole perdere un euro dall’investimento Inter. Comprensibile e capibile pure questo. Il governo cinese ha tracciato una strategia ben delineata e “business is business”. E anche in questo caso non mi sento di accusare l’imprenditorialità della situazione. Ma l’Inter non potrà mai essere trattata come lo Jiangsu. Quindi, anche se non succederà, gran parte dei soldi ricavati dall’acquisto più remunerativo della storia della Premier, dovrebbe essere reinvestito. Altrimenti, di cosa parliamo? Se il bilancio nerazzurro deve raggiungere una determinata quota, si vendano però tutti quegli esuberi in rosa. Mettete insieme quanto sono stati pagati Nainggolan, Dalbert, Lazaro, Brazao e compagnia bella: si arriva quasi a 100 milioni. Io non pretendo di ottenere cifre mostruose, ma nemmeno che il liberarsi solo degli ingaggi venga visto come un successo. Immagino lo pensi pure Marotta, uno dei migliori dirigenti della storia del calcio mondiale.

Un top player nel suo ruolo, che per fortuna, qualsiasi cosa accadrà, pare resti a Milano. Sono giorni che emerge tutto ed il contrario di tutto. Per uno scaricabarile fastidioso. La verità, difficile da digerire e ancora più brutta da ammettere e da ascoltare, è che l’Inter con due-tre innesti avrebbe potuto lottare per la Champions. Mentre senza Hakimi e Lukaku l’obiettivo sarà entrare tra le prime quattro in Italia. Faccio una provocazione: forse si faceva prima a cedere la società, piuttosto che sacrificare sull’altare dei conti i suoi migliori atleti. Da qui si torna allo scorso maggio, quando egregiamente vi abbiamo messo a conoscenza della situazione, sicuramente non semplice dei nerazzurri.

Venimmo accusati di cercare click, di inventare tutto, di essere pagati da non meglio identificati nemici del club. Avevamo solo fatto il nostro lavoro. Bene, direi. E oggi quelle persone che ci avevano infamato e insultato, buttano fango addosso a chiunque pur di non ammettere che non sapessero nulla. E qui non c’è nulla di male: io non ho la minima idea di come si trapianti un organo, anche se conosco, in via generale, dove si trovano reni, polmoni, cuore ecc. E per questo non insegno ai dottori come svolgere il proprio lavoro. Dal mio Twitter: “Frase scontata, ma vera: a pagare sempre per la propria squadra sono i tifosi. Frase non scontata, ma vera: pagano pure i giornalisti che fanno bene il proprio mestiere – raccontando i fatti come stanno senza giri di parole - e vengono insultati per non aver scritto ciò che si sarebbe voluto leggere”.
Sezione: Editoriale / Data: Ven 06 agosto 2021 alle 00:01
Autore: Simone Togna
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