L'Inter scende in campo a Torino nel posticipo della terza giornata di campionato con un occhio anche agli impegni ravvicinati. Giovedì sarà esordio assoluto in Europa League, visto che, da quando la nuova denominazione ha messo in soffitta il vecchio titolo di Coppa Uefa, il club nerazzurro non aveva mai preso parte alla competizione. L'ultimo residuo di tale torneo ci porta indietro di parecchi anni, ossia all'eliminazione ad opera del Marsiglia di Didier Drogba. Erano i quarti di finale della stagione 2003-2004, in cui poi trionfò il Valencia di un certo Rafa Benitez (2-0 in finale proprio contro i francesi giustizieri dell'Inter). Da quel momento solo Champions, tra delusioni cocenti e gioie leggendarie.

Ecco, quest'anno le fatiche dei tifosi nerazzurri si concentreranno tutte al giovedì sera, assieme a quelle dei supporter di Napoli, Lazio e Udinese. Buona compagnia, anche se quella migliore sarà impegnata nei due giorni precedenti. Milan e Juventus, le acerrime rivali, faranno la Champions. E siamo convinti che tutti o quasi torneranno a tediarci con il ranking e il dovere di tifare squadre italiane per un non meglio specificato ideale di appartenenza.

Ma esattamente come accade per i match addentro ai confini della penisola, difficilmente un interista tiferà rossonero o bianconero, che sia contro Roma, Pescara o Nordsjælland. Almeno io, personalmente, continuerò a infischiarmene del ranking Uefa e, come al solito, dell'esigenza di sentirsi patriottici per 90 minuti. La gufata è una parte del tifo, una parte sana. Perché gufare Juventus o Milan o chicchessia non vuole dire altro che tifare per la propria squadra. Un concetto difficile da spiegare a un profano dello sport più di moda: starsene in poltrona e guardare calcio in tv.

Gufare l'avversario vuol dire accrescere la forza della propria squadra. E se in campionato la cosa ha dirette e ovvie conseguenze di classifica, anche in Europa tutto rimane collegato. Perché un pareggio interno con il Lech Poznan può pesare la domenica dopo contro il Cagliari o perché 4 gol incassati al Riazor di La Coruña magari possono farti perdere punti dopo tre giorni a Verona.

Gufare è tifare. Indirettamente, ma sempre e solo sano tifo. Diffido, invece, di chi fa l'italiano per convenienza, di chi supporta 'a gettone' quella o quell'altra avversaria.

L'Inter stasera gioca a Torino, pensando anche al Rubin Kazan. Esatto, quella squadra che trovammo nel girone di Champions nel 2009-2010, l'anno del Triplete. Già immagino gli sberleffi in caso di mancato successo contro i russi, peraltro in crisi nel proprio torneo. E immagino pure i tifosi juventini improvvisarsi granata per una sera. Ma è bello così, perché non esisterebbe un'Inter senza un Milan o senza una Juventus. La rivalità va coltivata e apprezzata. E' il sale dello sport. E se poi gli avversari sono più bravi, come nel caso della Roma due domeniche fa, si stringe la mano e si fanno i complimenti. Magari ricordando a Totti e compagni che loro, la settimana, ce l'hanno completamente libera.

Sezione: Editoriale / Data: Dom 16 settembre 2012 alle 00:01
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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