Per concludere una trattativa di mercato si deve essere d’accordo in tre: il giocatore, il club che acquista e quello che vende. Partendo da questo assioma, appare chiaro che con il ‘no’ di una delle parti in causa il castello crollerebbe. Inevitabilmente. Per la felicità di uno e per la tristezza di un altro. Nel caso della telenovela Romelu Lukaku, esplosa ufficialmente da pochi giorni, la questione è facilmente leggibile: l’Inter blocca la cessione? L’affare salta. Big Rom dice ‘no’ alla proposta del Chelsea? L’affare salta. I Blues non mettono sul piatto un’offerta convincente? L’affare salta.


Tralasciando la chiara necessità di Abramovich di riportare a Londra il bomber di Anversa, in casa Inter è giusto focalizzarsi sulle intenzioni degli altri due attori protagonisti della vicenda: Romelu e Steven Zhang. Il tutto in attesa di avere chiarimenti ufficiali dai diretti interessati su come siano andate (e stiano andando) effettivamente le cose negli uffici di Viale della Liberazione e in quel di Appiano Gentile. Perché le domande sulla questione sono troppe, ma una comanda su tutte: c’è qualcuno che, oltre ai tifosi, vuole davvero far saltare questo affare?


L’agente Federico Pastorello ha fatto il suo lavoro, in modo limpido o meno, trovando per il suo assistito un ricco contratto in doppia cifra che a Milano ora come ora non potrebbe mai firmare. E, secondo le varie informazioni che circolano ormai da giorni, Lukaku ha già accettato la proposta ed è disposto a trasferirsi nuovamente in Premier League sulla soglia dei 30 anni, nel momento top della carriera. Forse per ‘fame’ di vittorie, forse perché ‘messo alla porta’. O per rivincita personale, per motivi sportivi ed economici, per mancanza di un progetto serio e concreto a fronte di un altro ben più solido: le motivazioni che spingono Big Rom a sposare i Blues possono essere diverse e molteplici, lui le conosce e un giorno - probabilmente - le spiegherà. Ma è scontato che una decisione del genere porti rabbia e delusione alla maggior parte dei tifosi, che tutto si sarebbero aspettati tranne l’addio del loro uomo-simbolo dentro e fuori dal campo, che fino a pochi mesi fa si auto-eleggeva a King di Milano e giurava amore sui social o davanti alle telecamere.


In tutto questo, è impossibile non toccare l’argomento Suning. Una proprietà che certamente ha investito tanto in questi anni, riportando l’Inter a cucirsi il tricolore sul petto. Fino a quanto è arrivato il bastone messo prepotentemente tra le ruote da Pechino e dal blocco agli investimenti, con il conseguente mix letale completato dallo scoppio della pandemia. Con tutti i noti risvolti finanziari del caso. È da quel momento in poi che da Nanchino sarebbe stata gradita più trasparenza e una matura presa di coscienza: l’Inter non è lo Jiangsu, se il club non si può mantenere ad un certo livello è giusto venderlo. Invece Zhang jr, che nelle ultime estati faceva tappa un giorno sì e l’altro pure nell'head quarter nerazzurro per condurre personalmente le trattative e far sentire la sua presenza, quest’anno sta invece lontano dai riflettori buttando nel ciclone delle polemiche Beppe Marotta e Piero Ausilio, che dall’inizio del mercato hanno agito seguendo il diktat dettato dalla proprietà. E mettendoci la faccia: a sentire certe dichiarazioni, quella di Achraf Hakimi sarebbe stata l’unica cessione dolorosa di questi infiniti mesi, dopo il bruciante addio di Antonio Conte e quello ancora da ufficializzare di Lele Oriali. Se poi da Londra arriva all'improvviso (?) la milionaria ‘offerta irrinunciabile’ che anche il tuo totem è disposto ad accettare (da capire poi quanti cash verrebbero messi a disposizione per il mercato e chi sarebbero gli eventuali sostituti), allora la situazione cambia. Drammaticamente e in corsa.


Se Suning e Zhang - che ‘minacciava’ di “schiacciare tutti dentro e fuori dal campo” - avessero avuto davvero a cuore l’Inter, l’avrebbero tenuta tra le loro mani garantendo però un progetto ambizioso e forte, nonostante le difficoltà economiche. Senza farsi ingolosire da nessun’altra offerta monstre e rispettando la promessa di una sola cessione top. O avrebbero dovuto far chiarezza dal principio sulla questione, senza gettare il mondo Inter nella preoccupazione e nello sconforto generale a circa due settimane dall’inizio di un campionato da Campioni d’Italia. O, ancora, l’avrebbero dovuta vendere quando si è presentata l’occasione. Altrimenti, cara famiglia Zhang e caro Suning, per voi è solo questione di Solding. E il resto sono solo chiacchiere. Perché le promesse vanno mantenute, per il bene dell’Inter e del suo popolo.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 07 agosto 2021 alle 00:00
Autore: Stefano Bertocchi
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