Al fotofinish del calciomercato, con le scorie della bruttissima prestazione col Sassuolo da scrollarsi di dosso, alle prese con un Perisic dall'umore peggiore del solito e prima di un delicato incrocio di Coppa Italia con la Lazio che può valere una semifinale: così l'Inter arriva a giocarsi in casa del Torino una partita delicata quanto complicata, dove i punti in ballo sono fondamentali per tenere le inseguitrici alla larga da quel terzo posto che, appunto, i nerazzurri non devono rendere traballante lasciando per strada punti preziosi, e all'apparenza facili, come successo a San Siro contro i neroverdi.
A Torino, però, di facile rischia di esserci poco o nulla: primo perché l'Inter ha vinto solo uno degli ultimi sei confronti di campionato con i granata, squadra che spesso si è divertita (in stile Sassuolo) a frenare le rincorse dei nerazzurri costringendoli a tre pareggi e due sconfitte. Secondo perché le difficoltà di manovra, costruzione e fraseggio viste al Meazza contro gli emiliani di De Zerbi potrebbero ripetersi al cospetto di Mazzarri. Un po' come, del resto, spesso è accaduto e accade quando Spalletti si trova davanti squadra chiuse, compatte, pronte a ripartire e attente a concedere pochissimo spazio.
Ma è anche qui, non solo nei big match o nelle sfide da dentro o fuori, che serve il salto di qualità: nelle ultime stagioni l'Inter ha dilapidato patrimoni di punti contro le, con tutto il rispetto, squadre di metà (a volte anche più in giù) classifica. Lo scorso anno di questi tempi poi, Spalletti era alle prese con una totale crisi di identità, risultati e prestazioni che si sarebbe poi risolta solo a febbraio inoltrato. Dopo aver rischiato di rendere inutile una buona prima parte di stagione e un finale in crescendo. Chiaro che ora il periodo nero sia da evitare: perché la Roma ha ricominciato a correre e Milan e Lazio si aggrapperanno alla forza della disperazione da qui a fine stagione per provare ad agguantare un posto-Champions.
Di fatto l'Inter ha il terzo posto saldamente nelle proprie mani ma in campionato è chiamata a riprendere il percorso netto, a tornare a correre con continuità per non cadere in pericolosi vortici negativi o in attacchi di panico autodistruttivi. Per questo le prossime due partite possono rivelarsi chiarificatrici rispetto alle potenzialità di una squadra chiamata, ancora una volta, a capire dove può e vuole davvero arrivare. Ancora una volta sì, perché fin qui si è faticato a comprenderlo.
Vincere contro Torino e Lazio significherebbe tenere a distanza le inseguitrici in Serie A (approfittando di un turno favorevole visto che il Milan affronta il Napoli, la Roma va a Bergamo e i biancocelesti sfidano la Juve) ma soprattutto fare già un passo avanti rispetto allo scorso anno raggiungendo una semifinale di Coppa Italia che poi può portare entusiasmo e imprevedibilità potendo persino spalancare le porte a scenari da finale con la possibilità, finalmente, di giocarsela per alzare un trofeo.
A novembre, l'Inter affrontò un ciclo di fuoco che, si diceva, avrebbe detto molto sulle ambizioni nerazzurre: e, infatti, i risultati deludenti (e le prestazioni timide) contro Roma, Juve, Tottenham e Psv nel giro di pochi giorni ci dissero che l'Inter non è matura per gli ottavi di Champions ma nemmeno per provare a rimanere vicina, almeno il più possibile o almeno non così tanto distante, dalla vetta della classifica di Serie A.
Gli incroci importanti e decisivi di inizio anno potranno dirci se l'Inter, quanto meno, è pronta per provare a giocarsi una coppa fino alla fine e tenersi stretto, senza ansie e patemi, un terzo posto che, sul piano teorico, rispecchia il valore della squadra. Ma per farlo serve uscire dalle secche in cui Spalletti sembra essere rimasto incagliato con un modulo a cui, come ripetuto diverse volte, manca la spinta dell'esterno sinistro e l'estro, l'inserimento, i gol e le imbucate del trequartista. Ma queste sono cose note. O dovrebbero esserlo.
A Torino i due allenatori potrebbero trovarsi con simili dubbi in testa: Mazzarri , che non vuole salutare definitivamente e anticipatamente le posizioni utili per l'Europa League, deve rimettere il suo numero 9 al centro del villaggio. Per questo, uno degli ex allenatori interisti meno rimpianti di sempre potrebbe decidere di osare con un inedito tridente che affianchi a Belotti anche Zaza e Iago Falque (assetto, però, visto poche volte).
Anche Spalletti deve riportare il suo numero 9 al centro del villaggio, del gioco e dell'area avversaria (anche perché se non segna Icardi per l'Inter sono quasi sempre dolori) e in tanti, negli ultimi giorni, hanno invocato quel Lautaro fino ad ora usato più che altro nelle fasi di emergenza quando le partite andavano raddrizzate o sbloccate. Entrambi gli allenatori, però, agiscono, pur se in modi diversi, quasi sempre in nome dell'equilibrio. Coraggio, che la stagione ora entra nel vivo. E ogni lasciata è persa.
Autore: Giulia Bassi / Twitter: @giulay85
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