L’Inter ripiomba nello sconforto. Proprio quando tutto sembrava superato, quando la vittoria nel derby aveva sancito il ritorno dei nerazzurri nel gruppo delle grandi, delle pretendenti a qualcosa di importante, l’incantesimo sembra essersi rotto; proprio quel derby che paradossalmente mentre l’anno scorso con la sconfitta aveva provocato un tracollo psicologico per la lunga rimonta attuata dai ragazzi di Leonardo, quest’anno con l’1-0 di Milito ha segnato l’inizio della nuova regressione. Subito dopo c’è stato il 2-1 con la Lazio, che già non aveva convinto per il gioco, poi la serie di sconfitte: Lecce, Napoli in Coppa, Roma (in mezzo il 4-4 col Palermo) e quella che fa più male, 0-1 col Novara.

Ma è davvero tutta colpa di Ranieri? Analizziamo bene la situazione: l’ “aggiustatore”, come viene soprannominato, sembrava aver guarito l’ennesima squadra malata, l’Inter si era portata a -3 dalla zona Champions dopo un avvio di campionato in zona retrocessione, il segreto nell’equilibrio trovato nel modulo 4-4-2, banale ma efficace. Poi il recupero degli infortunati e la conseguente nuova ricerca di un modulo affidabile: 4-3-1-2 con Sneijder e due punte o 4-4-1-1? E se provassimo il 4-2-3-1? Emblematica la gara di domenica in cui il tecnico ha provato almeno 3 moduli in corsa, nessuno dei quali è servito a scardinare il muro eretto da Mondonico. Per la prima volta Ranieri è apparso confuso, incerto, alla ricerca di una nuova identità che nel 4-4-2 aveva trovato. Il dubbio è, schierare Sneijder, uno senza il quale la luce si spegne (e lo abbiamo detto tante volte) ma sbilanciare la squadra, o tornare allo schieramento quadrato? Eppure l’Inter ha vinto anche col 4-2-3-1 di Mourinho, ha quasi sempre giocato con due o tre punte, non può essere nello sbilanciamento il problema.

Il problema, a mio avviso, è negli uomini che la società gli ha messo a disposizione: gli ha venduto uno come Eto’o per prendere un Forlan che, se continuasse così, sarebbe il primo candidato al Bidone d’Oro 2012; gli ha venduto Motta (nonostante le richieste del tecnico di tenerlo) per prendere un Palombo bravo sì, ma che giocava in B con la Samp e che sicuramente non ha le giocate dell’italo-brasiliano; gli ha tenuto giocatori avulsi dalle strategie societarie come Zarate e Castaignos, non gli ha preso un attaccante che pure serviva. Ci troviamo in una fase di transizione, come una squadra che è in fase di allestimento e che si ritrova a cominciare il campionato senza aver finito il proprio progetto. Il mercato di riparazione sarebbe dovuto servire proprio a riparare a queste mancanze, invece è come se ci si fosse mossi a rilento, continuando nell’opera di allestimento ma lasciandola ancora una volta incompleta, da terminare magari a giugno prossimo.

Un atteggiamento inspiegabile, cui non eravamo abituati, come se si fosse ormai rassegnati a un campionato di transizione, scusandosi con un “abbiamo vinto tutto, ora siamo in fase di rinnovamento”. Quanto deve durare questo rinnovamento? E soprattutto, quali sono i programmi? Perché, è opinione condivisa da tanti tifosi, sembra che un piano non ci sia. Si prendono e si cedono giocatori nell’arco di 6-12 mesi, sulla base del rendimento in quei mesi, non si accontentano le richieste dei tecnici di turno ma solo i parametri del Fair Play Finanziario muovendosi tra occasioni e sconti piuttosto che sulle reali necessità di rinforzo della squadra. E che Dio ce la mandi buona…

Non è questa l’Inter che conosciamo, dopotutto ci troviamo di fronte a un campionato così modesto che dopo 4 sconfitte in 5 partite l’Inter si ritrova ancora a soli sei punti dalla zona Champions, basterebbe poco per essere più costanti. Eppure la squadra è a grandi linee quella che aveva inanellato sette risultati utili consecutivi, l’allenatore è lo stesso, e come a inizio campionato non era da zona retrocessione così ora non può dirsi fuori da giochi. Basta trovare la quadratura del cerchio e insistere su quella per salvare almeno quest’annata, per poi programmare, ma seriamente, da giugno in poi. Perdere la Champions vorrebbe dire un duro colpo a livello economico che potrebbe minare ancor più le possibilità finanziarie di questa squadra.

E Ranieri che farà? Lascerà perché deluso dal comportamento societario, verrà sacrificato in nome di una squadra che non gira come dovrebbe? E’ atipico che a febbraio si parli già della panchina dell’Inter a giugno, ma come dicevo in principio non è solo colpa di Ranieri, quale sarà la sua scelta non lo sappiamo, ma è un dato di fatto che il tecnico sta facendo i salti mortali per mettere in campo nel migliore dei modi il materiale umano che ha a disposizione. C’è bisogno di rinnovamento, di rinfrescare la rosa e sostituire gli elementi che ormai hanno dato tutto o che non si sentono più parte del progetto, e ripartire da una squadra di qualità e prospettiva. Per riaprire un nuovo ciclo, anche rispettando il FFP: sì, è possibile.

Sezione: Editoriale / Data: Mar 14 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Domenico Fabbricini
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